La conta delle morti di Killing Eve continua ad aumentare, così come l’attrazione fatale e inspiegabile tra Eve e Villanelle. Nel frattempo, emergono i fantasmi del passato della serial killer e i primi accenni di crisi tra Eve e suo marito Niko, il tutto mentre le due donne si danno la caccia sempre più da vicino.
il disturbo psichiatrico che affligge Villanelle è sempre più lampante: agisce senza rimorso alcuno, anzi sfodera un atteggiamento spietato nei confronti delle proprie vittime
In questi due episodi seguiamo passo dopo passo l’avvicinamento reciproco di Eve e Villanelle: la caccia si svolge a turni, in cui però nessuna delle due riesce mai a essere più avanti rispetto all’altra. Villanelle ha dalla sua il privilegio dell’anonimato, sicurezza che però decide di abbandonare inviando a Eve una boccetta di profumo chiamato “La Villanelle“: viene facile pensare che, dato il suo chiaro disturbo antisociale della personalità, abbia usato questa strategia per manipolare Eve e attirarla nella sua trappola come un cacciatore con la propria preda.
Episodio dopo episodio, il disturbo psichiatrico che affligge Villanelle è sempre più lampante, quasi da manuale (per quanto in alcuni aspetti esagerato per esigenze di copione): una criminale impulsiva, che agisce in maniera sconsiderata senza alcun rispetto delle regole che le vengono imposte né alcuna considerazione della sicurezza altrui e della propria. Villanelle agisce senza rimorso alcuno, anzi sfodera un atteggiamento spietato nei confronti delle proprie vittime. Nonostante sembri un personaggio così cristallino nella sua psicopatologia manifesta, non sappiamo null’altro di Villanelle, se non che il suo nome vero sia (o meglio, fosse) Oksana, e che in passato sia stata innamorata della stessa Nadia, che uccide brutalmente in Sorry Baby. Chiaro è che Villanelle vuole agire da sola, essendo Eve il suo unico obiettivo, il fine ultimo e l’oggetto della propria ossessione maniacale.
Lo stesso si può dire anche di Eve: in Don’t I Know You la detective si sposta oltremanica sulle tracce di quella che potrebbe essere la sua disfatta – ed Eve incosciamente lo sa -, e quasi nemmeno la sfiora il pensiero di poter essere in pericolo, realtà che poi si realizza in Sorry Baby, quando le viene recapitata sulla soglia di casa la valigia sottrattale a Berlino contenente proprio questo messaggio di scuse che suona come una minaccia.
Complice poi il lutto che si trova costretta a processare e la consapevolezza che la partita a cui sta giocando ha in palio la sua stessa vita, vediamo come nasce in Eve un sentimento che non è solo di rivalsa, ma un desiderio che sa di vendetta e che la detective è disposta a ottenere a tutti i costi, persino laddove le circostanze dovessero costringerla a uccidere Villanelle, il che non stonerebbe con il duplice significato del titolo in lingua inglese: da “uccidendo a Eve” a “Eve che uccide”.
Se l’attaccamento morboso al proprio obiettivo è ormai un aspetto indubitabile, ciò che non convince della costruzione del personaggio di Eve è il modo in cui lei si rapporta al marito: è spesso schiva, scontrosa, e si chiude a qualsiasi offerta di aiuto che Niko le rivolga. Questa potrebbe essere una reazione ai cambiamenti che le vita le ha riservato ultimamente, ma non è tale da giustificare il muro che Eve si è costruita attorno, fosse anche solo per proteggere il marito e preservarne l’incolumità. Dal momento che Killing Eve si trova già a metà stagione la speranza è quella di assistere a una spiegazione più logica, o quantomeno a un cambiamento di rotta nel rapporto tra i due, sia in senso positivo sia in senso negativo.
Allo spettatore viene data la possibilità di assistere a un incontro tra due figure antitetiche, e al loro incontro a metà tra razionalità e impulsività
Tralasciando i piccoli difetti trascurabili finora riscontrati in Killing Eve, come l’esagerazione dei tratti psichiatrici di Villanelle e le reazioni esagerate di Eve, è innegabile che Sandra Oh e Jodie Comer non possano essere criticate per come riescano a diventare un tutt’uno con i propri ruoli: le attrici non si limitano a recitare un copione, ma interpretano quanto scritto per portare sullo schermo due personaggi a tutto tondo. Allo spettatore viene data la possibilità di assistere a un incontro tra due figure antitetiche, e al loro incontro a metà tra razionalità e impulsività; due figure che a tratti però si confondono, unite entrambi dalla voglia di raggiungere, conquistare e infine distruggere il proprio obiettivo. Di certo non si può paragonare Killing Eve a Moby Dick e all’eterna rincorsa del capitano Achab al mitico “mostro bianco”, ma dalla serie si percepisce la volontà delle due protagoniste in una caccia che, mentre le tiene impegnate, tiene incollato lo spettatore allo schermo.
Porcamiseria
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Storia - 8/108/10
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Tecnica - 8/108/10
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Emozione - 8/108/10
In breve
La caccia tra serial killer e detective si fa sempre più serrata e ravvicinata, tanto che è sempre più difficile capire chi sia la preda e chi il cacciatore. Nel frattempo, il numero di vittime si accumula al passaggio delle due protagoniste, che devono fare i conti con un passato e un presente troppo ingombranti.
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https://twitter.com/coachelloo/status/991446747506409475
Villanelle che ripensa all'eleganza nell'uccidere con un dettaglio mentre i suoi colleghi zulú usano mitra e fucili #KillingEve
— Tam (@91Tam_) April 30, 2018
#KillingEve ha un contrasto tra estetica sublime e sociopatia della protagonista che mi turba profondamente. pic.twitter.com/rrsS2J9nsv
— Ale (@bieca_b) April 30, 2018
Porcamiseria
La caccia tra serial killer e detective si fa sempre più serrata e ravvicinata, tanto che è sempre più difficile capire chi sia la preda e chi il cacciatore. Nel frattempo, il numero di vittime si accumula al passaggio delle due protagoniste, che devono fare i conti con un passato e un presente troppo ingombranti.
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