Killing Eve1×02 I’ll Deal With Him Later

Mentre Villanelle deve fare i conti con il proprio passato, che sembra nascondere più di un'incognita, Eve si trova costretta ad adattarsi al suo nuovo incarico e a vivere un presente problematico che apparentemente sembra non avere soluzione.

8.0

Killing Eve continua con il suo racconto impostandosi come una storia di spionaggio sui generis; come già detto per il pilot, infatti, pur mantenendo alcuni elementi imprescindibili di questo genere, si allontana da quelli che spesso vengono stereotipati, spiccando quindi per l’originalità degli intenti e dei modi di narrare.

Questo secondo episodio non è una semplice sequenza di eventi, tuttavia, ma è un invito allo spettatore ad addentrarsi nelle menti di Eve e di Villanelle, così diverse ma allo stesso tempo così inspiegabilmente simili sotto alcuni aspetti che, se da una parte preoccupano le protagoniste, dall’altra parte non sorprendono lo spettatore, la cui visione d’insieme privilegiata gli permette di paragonare le due donne.

Lasciato un lavoro che la immobilizzava a una scrivania senza alcuna possibilità di avanzamento professionale e di iniziative autonome, Eve riparte da zero accettando la proposta di Carolyn Martens (Fiona Shaw), capo della sezione Russia dell’MI6, di unirsi all’unità estera dei servizi segreti britannici. Per Eve questo è un cambiamento fondamentale e rivoluzionario: non solo perché finalmente si sente valorizzata come donna e come professionista, ma anche perché il riconoscimento delle proprie capacità investigative (seppur in via non ufficiale) da parte delle autorità la affranca da quell’ambiente lavorativo che, fino a ora, l’aveva relegata in un angolo.
Un aspetto interessante di questo cambiamento è proprio il nuovo luogo di lavoro di Eve: a differenza di quanto ci si aspetterebbe da una base operativa dei servizi segreti, non si tratta di nessun ufficio super all’avanguardia; non c’è nessun computer ipersonico o un esercito di hacker pronti a raggirare qualsiasi sistema di sicurezza digitando qualche tasto alla rinfusa su una tastiera.

[…] la testardaggine di Eve […] è un chiaro messaggio di sfida a quella mentalità paternalista e maschilista che vorrebbe le donne relegate a ruoli inferiori, ben lontani da quelli che sarebbero degne e capaci di occupare.

Tutto ciò è la dimostrazione dell’indipendenza di Killing Eve dagli stratagemmi narrativi delle storie di spie a cui siamo abituati; anche la protagonista stessa non viene dipinta come l’eroina infallibile capace di tutto, ma al contrario viene descritta come una donna intelligente ma insicura, che sa bene cosa vuole ma che non ha mai avuto il coraggio di chiedere quanto le fosse davvero dovuto. Allo stesso tempo, però, la testardaggine di Eve nel cercare di farsi riconoscere i propri meriti è un chiaro messaggio di sfida a quella mentalità paternalista e maschilista che vorrebbe le donne relegate a ruoli inferiori, ben lontani da quelli che sarebbero degne e capaci di occupare – e questo, in una serie i cui ruoli principali sono ricoperti da due donne, è un messaggio forte da non sottovalutare e che dimostra che la sensibilizzazione in tema di diritti può anche avvenire tramite i mezzi di intrattenimento.

Anche Villanelle rivendica a suo modo la propria autonomia decisionale in questo episodio anche se, nel suo caso, il prezzo da pagare per l’indipendenza che le viene concessa odora di sangue. Diversamente, però, non potrebbe essere: paradossalmente, l’omicidio è ciò che umanizza Villanelle; uccidere per vivere (o sopravvivere) è l’unica chiave di lettura della realtà che lei conosca. D’altronde, si intravede l’insicurezza e il timore di perdere se stessa nei suoi occhi quando viene giudicata non più adatta al proprio lavoro e, così come Eve era disposta a tutto pur di rivendicare una posizione lavorativa che la soddisfacesse, Villanelle si spinge oltre e sfida le regole che le sono state imposte dai suoi superiori pur di sentire il brivido che comporta l’uccisione di un bersaglio.
Jodie Comer fa un ottimo lavoro: sotto la maschera di Villanelle si nasconde una personalità dalle più svariate sfaccettature; è complicato capire cosa la killer di Killing Eve stia pensando, e vederla nel suo momento di solitaria riflessione dopo l’assassinio in Bulgaria è accattivante e terrificante allo stesso tempo, a dimostrazione di questo personaggio dai molteplici volti.

Nemmeno questo secondo appuntamento con Killing Eve delude le aspettative e anzi migliora gradualmente sempre di più. Nel frattempo, da semplice storia di spionaggio, la serie sembra prendere la strada del thriller psicologico: Eve e Villanelle vengono analizzate con inaspettata profondità e, soprattutto per quanto riguarda la serial killer, sembra che gli autori vogliano portarci passo passo a scoprire le motivazioni che hanno plasmato il presente delle due protagoniste, fino a quando entrambe dovranno incontrarsi di nuovo – ma questa volta, con la consapevolezza di trovarsi faccia a faccia con la propria nemesi.

 

Porcamiseria
  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
8/10

In Breve

Mentre Villanelle deve fare i conti con il proprio passato, che sembra nascondere più di un’incognita, Eve si trova costretta ad adattarsi al suo nuovo incarico e a vivere un presente problematico che apparentemente non sembra avere una soluzione.

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Mentre Villanelle deve fare i conti con il proprio passato, che sembra nascondere più di un'incognita, Eve si trova costretta ad adattarsi al suo nuovo incarico e a vivere un presente problematico che apparentemente non sembra avere una soluzione.

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