How to Get Away with Murder5×06 We Can Find Him

Dell’ormai collaudato flash-forward di stagione non si capirà ovviamente nulla fino al mid-season finale, vista la capacità degli autori di centellinare le informazioni e creare hype attorno a personaggi troppo importanti e amati per morire – chi legge potrà deridermi tra un paio di settimane mentre piange per Oliver, qualora dovessi sbagliarmi – ma in How to Get Away with Murder è perlomeno chiara la volontà di sviscerare passati e presenti ingombranti di tutti i personaggi, uno alla volta.

La tragedia esistenziale di Bonnie, superando di diverse lunghezze quella di ogni altro protagonista della serie, non vede spiragli di sollievo. Il ricongiungimento con Julie, problematica per motivi totalmente differenti rispetto a quelli di Bonnie, fa fare un balzo in avanti alle sue indagini, tra una menzogna e una mezza verità: sebbene non sia chiaro il movente di tutte queste bugie, la scoperta che il neonato sia stato seppellito è l’ennesima mazzata sui denti da metabolizzare, dovendo credere a Julie.

Visto che la partita non è ancora chiusa, sospettiamo che il twist su Bonnie avverrà proprio la fatidica sera del matrimonio tra Connor e Oliver, collegando la presenza del piccolo Cristopher sulla neve e la scena insanguinata nei flash-forward: Julie potrebbe voler rapire il bambino, come ha fatto col nipote, per alimentare la sua dipendenza da droghe. Stiamo congetturando, vista la mancanza di Oliver nel segmento nel futuro, ma potremmo iniziare a restringere il campo sulla vittima.

La macchina di How to Get Away with Murder non riesce a smuoversi di un millimetro dai suoi classici schemi

Per Annalise è tempo di fare scelte radicali, e nell’episodio si consuma l’indecisione tra rimanere con la Caplan & Gold o passare all’alleanza con la Birkhead, finora massacrata nelle aule di giustizia. Il gioco narrativo è tuttavia stantio: per quanto emozionalmente sia un duro colpo, la morte improvvisa di Lahey Senior rappresenta quel colpo di scena che poi così inaspettato non è. Similmente, l’intreccio della storyline di Bonnie non ha nulla di originale o imprevedibile, con Nowalk che preferisce intraprendere una strada sicura, ma banale.

Intendiamoci, l’episodio scorre liscio e gradevole, ma la macchina di How to Get Away with Murder stavolta non riesce a smuoversi di un millimetro dai suoi classici schemi, laddove in altre occasioni ha saputo parzialmente reinventarsi e stupire. Il twist rovinoso a un passo dalla vittoria per Annalise era nell’aria, come anche prevedibile è il pattern di Frank dedito allo spionaggio per Bonnie, in veste di deus ex machina pronto a sbrogliare la matassa.

I Keating Four passano inosservati, tutti meno Connor e Oliver, immersi nei preparativi per il matrimonio. L’arrivo dei genitori dei futuri sposi riporta a galla le paure di Oliver sulla sua sieropositività, e il terrore di svelare alla madre la sua condizione. Il “secondo coming out” riavvicina madre e figlio tra le lacrime – anche nostre – e ha il prezioso compito, oltre a risollevare la qualità dell’episodio, di contribuire a contrastare lo stigma dell’HIV che ancora non smette di affliggere la società: una lezione di umanità come quella della signora Hampton non può quindi che far bene, persino al di là del mero contenuto emozionale dell’episodio.

How to Get Away with Murder sa indubbiamente regalarci emozioni, ma dovrebbe iniziare a spingersi più in là a livello strutturale, osando di più nei meccanismi motori della sua storia. Conoscendo i creatori, sperare che ciò avvenga nel breve periodo è probabilmente un’illusione, e non resta che sperare che il flash-forward di metà stagione ci dia quello choc di cui avremmo tanto bisogno.

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