How to Get Away with Murder5×03 The Baby Was Never Dead

Difendere un cliente difficile e accontentare i suoi nuovi datori di lavoro non è sufficiente per Annalise Keating, la quale dovrà anche farsi carico della credibilità della serie, in un momento in cui How to Get Away with Murder sembra aver perso di vista i propri punti di forza e quelli dei suoi personaggi.

5.3

Nel corso delle passate quattro stagioni è già capitato che gli sceneggiatori di How to Get Away with Murder perdessero il controllo, tanto quello della trama orizzontale e i suoi misteri quanto quello dei personaggi e della loro caratterizzazione: ebbene, se recentemente tutto era tornato al posto giusto e la serie sembrava aver ritrovato quella coerenza e quella maturità narrativa con cui era partita, questo episodio costituisce un considerevole passo indietro, un poco felice ritorno alla ricerca del drama forzato cui si aggiunge, stavolta, anche una rivelazione talmente improbabile da sorprendere solo perché nessuno si aspettava che gli autori sarebbero caduti così in basso.

Partiamo però da quello che funziona in The Baby Was Never Dead: Annalise. C’è poco da fare, è sempre più palese – se mai ci fossero stati dei dubbi – che a farsi carico della credibilità della serie anche nei momenti più bui sia soltanto il personaggio di Viola Davis, l’unico la cui caratterizzazione è sempre stata costante e coerente, senza quegli inutili e controproducenti stravolgimenti che a volte, piuttosto che “svecchiare” i personaggi in questione (qualcuno ha detto Laurel?), non hanno fatto altro che renderli la caricatura di loro stessi. La Keating, invece, mantiene inalterata la propria dignità di protagonista, senza tuttavia fossilizzarsi in una storyline limitata e ridondante ma anzi, adeguandosi continuamente alle esigenze richieste dalla situazione che si trova ad affrontare.

La dinamicità e la capacità di adattamento di Annalise emergono chiaramente nel momento in cui l’avvocato passa dalla gestione di uno studio legale in proprio alla dipendenza presso la Caplan&Gold: inizialmente sarebbe stato difficile pensare ad una Annalise Keating al guinzaglio, eppure per il momento la nuova veste di company woman, oltre che rappresentare l’ennesima sfida, sembra calzarle alla perfezione, complice anche il mantenimento di un ampio margine di libertà dovuto all’innegabile successo delle sue strategie.

Cosa invece non funziona? Praticamente tutto il resto. Il team della Keating, infatti, si muove fra storyline che rendono poca giustizia al potenziale che i personaggi hanno dimostrato in precedenza. È il caso di Laurel, che è stata fatta passare da mamma troppo impegnata ad apprensiva senza un minimo riferimento alla possibilità di storyline che la allontanino dal figlio; certo, ci sarebbero gli apprezzamenti ammiccanti di Gabriel Maddox che lasciano ipotizzare un avvicinamento, ma tra il vedere la Castillo impegnata di nuovo in una relazione complicata con Wes 2.0 o preoccupata per il numero di sorrisi del piccolo Christopher preferiamo decisamente la seconda opzione. La strada intrapresa da Asher non parte con premesse migliori: l’esclusione del ragazzo dal corso di Annalise, che poteva essere il trampolino di lancio per una sincera e significativa crescita, diventa l’occasione per mostrare il suo risentimento, che lo porterà a ingraziarsi l’aspirante procuratore e remare contro il suo vecchio team, qualcosa di troppo simile a quanto fatto da Bonnie nella scorsa stagione e che entra nettamente in contrasto con il forte senso di fedeltà che ha sempre distinto il personaggio.

Il team della Keating si muove fra storyline che rendono poca giustizia al potenziale che i personaggi hanno dimostrato in precedenza

La delusione maggiore, tuttavia, arriva davanti alle azioni di Michaela, che danno vita a delle scene semplicemente ridicole che alla fine dell’episodio vorremmo tanto dimenticare di aver visto. Nonostante l’approfondimento della settimana scorsa, che sembrava gettare le basi per un’apprezzabile evoluzione della Pratt, la ritroviamo ora in una condizione misera, pronta a sacrificare tutta la sua dignità facendo la corte a Tegan nel tentativo di ricucire il loro rapporto, con tanto di frasi del tipo “I’m not giving up on us” che, mentre sarebbero perfette per chi vorrebbe farsi perdonare una scappatella dal partner, suonano alquanto patetiche e non possono che essere sintomo di pessima scrittura se pronunciate alla propria superiore a proposito di un rapporto professionale.

Parallelamente, assistiamo ad alcuni passi in avanti nella trama orizzontale, grazie alle indagini di Frank e Nate: mentre il primo continua a osservare Maddox, facendosi scoprire da Oliver, il secondo si addentra sempre di più nel caso di rapimento dell’ipotetico figlio di Bonnie, per poi confrontarsi finalmente con Annalise su ciò che è riuscito a ricostruire finora. Tuttavia, se il coinvolgimento dell’hacker nel mistero riguardante il nuovo arrivato stuzzica la nostra curiosità in quanto potrebbe porre rimedio all’occasione sprecata dell’anno scorso e dare finalmente al personaggio lo spessore che finora gli è stato negato, la rivelazione di Annalise sull’esistenza di una sorella – gemella? – della Winterbottom solleva considerevoli perplessità: davvero How to Get Away with Murder ha intenzione di ricorrere a un escamotage così abusato e semplice per affrontare questa storyline? Possiamo capire che ormai gli autori si siano giocati le carte migliori per intrighi mind-blowing, ma questo non li legittima a proporre al proprio pubblico dei plot twist da telenovelas di serie C.

C’è però una buona notizia: siamo ancora alla terza puntata. Non solo potremmo trovarci davanti a dei furbissimi depistaggi, ma How to Get Away with Murder ha anche tutto il tempo per riprendere il controllo dei propri personaggi e farli tornare sui loro passi, senza costringerci ad assistere alla loro demolizione di settimana in settimana. Speriamo quindi che i deludenti risultati di The Baby Was Never Dead siano stati soltanto un male necessario dovuto alla mancanza di ulteriori informazioni e che nei prossimi episodi si torni a storyline e rivelazioni originali e coerenti con le potenzialità della serie.

  • 5/10
    Storia - 5/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 5/10
    Emozione - 5/10
5.3/10

Summary

Mentre la trama orizzontale prova a sorprenderci con una rivelazione discutibile e affatto originale, Annalise Keating è l’unica nota positiva in un episodio che, anche a causa di pesanti cali nella scrittura di alcuni personaggi e delle loro storyline, non arriva alla sufficienza.

Porcamiseria

5.3

Mentre la trama orizzontale prova a sorprenderci con una rivelazione discutibile e affatto originale, Annalise Keating è l'unica nota positiva in un episodio che, anche a causa di pesanti cali nella scrittura di alcuni personaggi e delle loro storyline, non arriva alla sufficienza.

Storia 5 Tecnica 6 Emozione 5
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