How to Get Away with Murder4×14 The Day Before He Died

Il miracoloso risveglio di Simon mette in crisi i Keating 5 che, come al solito, si troverebbero persi e abbandonati ai propri drammi se non fosse per il carisma di Annalise. Nel frattempo, Laurel ascolta in loop le registrazioni di Wes, facendo da colonna sonora a dei flashback le cui rivelazioni, per il momento, lasciano il tempo che trovano.

7.5

Dopo aver superato a pieni voti la prova del cross-over con Scandal, How to Get Away with Murder torna sui propri passi per avviare verso una soluzione la trama orizzontale e tirarne le somme prima del season finale. Stranamente, i filoni narrativi lasciati in sospeso sono meno di quanti ci saremmo aspettati e, proprio per questo, non c’è alcun motivo di adottare un ritmo troppo veloce per riuscire ad occuparsi di tutto: i tempi sono gestiti con intelligenza e senza fretta, e le due trame principali dell’episodio riescono a trovare un buon bilanciamento, anche se gli esiti non convincono del tutto.

Se finora, dopo lo scorso mid-season finale, la trama si è concentrata soprattutto su quanto accaduto a Laurel e al suo bambino, in The Day Before He Died tornano sotto i riflettori le ore precedenti il parto in ascensore, quelle che hanno visto i Keating 5 partecipare alla festa alla Caplan&Gold per investigare sull’Antares e poi restare coinvolti nel tragico incidente che ha portato in fin di vita il loro collega Simon. Sospendendo l’incredulità – in fondo, non è una cosa nuova per How to Get Away with Murder – di fronte al risveglio a dir poco miracoloso di quest’ultimo e all’ancor più fortunata capacità di riuscire ancora a ragionare e ricordare alcuni particolari, la necessità di affrontare almeno in un episodio il confronto tra la versione dei ragazzi, e quella della vittima c’era tutta e la scelta di non tirarla troppo per le lunghe con inutili complicazioni appare la più sensata, sia per rendere più incalzante la trama verticale che per evitare di rivangare troppo situazioni già viste.

Risultati più controversi, invece, sono quelli ottenuti dalla caratterizzazione dei protagonisti di questo plot: come prevedibile, i soliti atteggiamenti immaturi e instabili dei Keating 5, le loro proposte prive di ogni logica, la distrazione di Michaela (con tanto di discorsi adolescenziali in casa di Laurel) dovuta all’inserimento dell’ennesimo ed evitabile drama nella relazione con Asher, personaggio ormai del tutto depotenziato e ridotto al ruolo di spalla comica, sono delle zavorre che in più momenti affaticano la narrazione, alleggerite – ma non spazzate via – soltanto dal ritorno di Annalise, che volente o nolente si trova di nuovo nella condizione di dover mettere tutti in riga e aiutarli nel farla franca, oltre che impedire a queste scene di perdersi nel ridicolo. La mano della Keating nelle soluzioni si fa piacevolmente sentire – soprattutto davanti a proposte come quella di manipolare Simon facendogli sposare Oliver, sulla quale preferiamo soprassedere – e ci permette di riassaporare i piani sfrontati e machiavellici della protagonista, che finora si era trovata invischiata in dinamiche e storyline più personali.

All’immaturità dei giovani, fa da contraltare una buona scrittura dei personaggi adulti, i quali, pur in un ruolo secondario e con uno screen time evidentemente ridotto, stupiscono lo spettatore rendendo sempre più evidente la loro crescita ed evoluzione. Mentre quella che ci offre Annalise è piuttosto una conferma circa la buona riuscita del percorso così introspettivo sul quale la si è voluta mettere in questa stagione, merito sicuramente (come dimostra la scena in ospedale) anche dell’eccellente introduzione della figura di Isaac e del complesso rapporto che ha instaurato con la sua paziente, Bonnie e Frank sembrano aver ricevuto lo scossone di cui avevano bisogno per crescere e assumere una propria indipendenza, finendo per capire tuttavia – nel caso della Winterbottom – di non poter confondere quest’ultima con l’odio infantile nei confronti della Keating. Sebbene non sia di certo la prima volta che li vediamo collaborare, proteggersi e perdonarsi a vicenda, mai tali dinamiche ci sono sembrate sane e sincere come ora, motivo per cui speriamo che la povera Bonnie non ci abbia rimesso le penne e possa continuare a dimostrare il proprio potenziale nella prossima stagione.

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Ma veniamo ora a quella che, almeno secondo gli sceneggiatori, sarebbe dovuta essere la forza di The Day Before He Died, il motivo per cui attendere con trepidazione questo episodio: la rivelazione del vero assassino di Wes. Dopo aver messo in discussione la seconda metà della scorsa stagione rivelando il coinvolgimento di Jorge Castillo, quest’anno la trama orizzontale è stata interamente fondata sull’aggiungere dettagli a quanto accaduto quella notte, con continue conferme e smentite, frasi lasciate a metà e nuovi indizi dosati con il contagocce. Con gli autori che sembravano dirci “vi abbiamo confuso le idee fino ad adesso, non è come sembra“, noi ci siamo fidati e abbiamo preferito chiudere un occhio sull’intenzione principale di questa scelta: ripercorrere in lungo e in largo una storyline già esplorata e cara al pubblico e ai personaggi, per sfruttare finché possibile la gallina dalle uova d’oro.

Ma i radi flashback di questo episodio ci riportano con prepotenza alla realtà e ci fanno capire che, in fondo, tutto era proprio come sembrava: sicuramente c’erano dei conti che non tornavano e che meritavano di essere chiariti, come il movente di Jorge e la chiamata pre-mortem di Wes, ma la sostanza circa quella tragica notte resta la stessa, a parte l’aggiunta della trascurabile e a dir poco forzata responsabilità di Sandrine Castillo come altra “mandante” dell’omicidio. Va bene aggiungere dettagli e piccole rivelazioni, ma spacciarli come il plot twist del secolo equivale a prendersi spudoratamente gioco degli spettatori.

Se è vero che l’approfondimento sulla famiglia Castillo e sulle indagini e il background di Laurel non fallisce nel coinvolgere il pubblico, di certo si poteva trovare un altro pretesto che non scomodasse la buon’anima di Wes per introdurlo: una scelta troppo banale e furba per non lasciarci almeno vagamente con la speranza – alimentata dalla poca chiarezza del confronto finale tra Laurel e la madre, come se ci fosse ancora qualcosa di non detto – di essere stati depistati ancora una volta e di poter assistere nell’imminente season finale a qualcosa di mind-blowing e inaspettato che ci faccia cambiare idea sulla scrittura di questa trama orizzontale.

(Se volete restare informati su tutte le novità e anticipazioni della serie, seguite gli amici di Le Regole del Delitto Perfetto!)

Porcamiseria
  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
7.5/10

In breve

Nel nuovo episodio di How to Get Away with Murder la sensazione prevalente è quella di assistere alla chiusura delle trame più importanti della stagione: se il confronto con quanto accaduto a Simon viene salvato in corner dal carisma di Annalise, la soluzione dell’omicidio di Wes non convince del tutto e, per quanto potrebbe rivelarsi l’ennesimo depistaggio, per adesso non fa altro che farci sentire presi in giro dalla scelta di rispolverare quella storyline.

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Porcamiseria

7.5

Nel nuovo episodio di How to Get Away with Murder la sensazione prevalente è quella di assistere alla chiusura delle trame più importanti della stagione: se il confronto con quanto accaduto a Simon viene salvato in corner dal carisma di Annalise, la soluzione dell'omicidio di Wes non convince del tutto e, per quanto potrebbe rivelarsi l'ennesimo depistaggio, per adesso non fa altro che farci sentire presi in giro dalla scelta di rispolverare quella storyline.

Storia 7 Tecnica 8 Emozione 7.5
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