How to Get Away with Murder4×11 He’s a Bad Father

Un nuovo arrivo a Philadelphia complica le carte in tavola, mentre Annalise si destreggia tra la prima udienza per l'affidamento del figlio di Laurel e la preparazione della class action.

6.7

Dopo lo scorso episodio, dal ritmo lento e concentrato sulle condizioni dei personaggi, la ripresa di quella narrazione incalzante e coinvolgente tipica di How to Get Away with Murder non è immediata, e si alterna a momenti ben più rilassati che, tuttavia, non riescono a sortire gli effetti positivi della scorsa settimana e ci portano piuttosto a storcere il naso di fronte al trattamento riservato ad alcune storyline e personaggi.

Un episodio in cui trama verticale e trama orizzontale si uniscono, concentrandosi sulla prima udienza contro Jorge Castillo e i suoi famelici avvocati, a cui si oppone un’altrettanto feroce e impietosa Annalise; il ritorno della nostra Keating in un’aula di tribunale, che ci fa riassaporare il suo carisma e le sue maniere forti, per giunta in un caso così importante per noi – e per la serie – come quello riguardante la famiglia Castillo e il destino del bambino di Laurel, costituisce certamente un fattore che tiene alta l’attenzione del pubblico nel corso dell’episodio.

Dopo una serie di interrogatori che ci tiene con il fiato sospeso, la sentenza si conferma in pieno stile Shonda, con l’amarezza dovuta alla momentanea sconfitta di Annalise e Laurel e all’inaspettato plot twist riguardante Isaac: lo psicologo dimostra di avere sempre più carte in regola per orbitare intorno ad Annalise e il suo gruppo e, di conseguenza, per assumere un ruolo da protagonista nello show.

Se le performance di Viola Davis in questi contesti ormai non stupiscono più, rimaniamo invece piacevolmente e inaspettatamente colpiti dall’interessante prova attoriale che ci regala Karla Souza, che ci emoziona a più riprese con quello sguardo di dolore che ci aspetteremmo da una madre allontanata dal figlio. Nonostante la problematica caratterizzazione riservatale nelle ultime stagioni, Laurel sembra dare il meglio di sé nelle vesti di madre e questo, oltre a farci sperare sempre di più in un riscatto del personaggio, ci fa tirare un respiro di sollievo per il prossimo futuro, in cui il suo ruolo continuerà certamente ad essere consistente.

A una convincente trama verticale, però, si vanno ad intrecciare storyline secondarie gestite con superficialità o in modo eccessivamente banale: chi non è impegnato nell’udienza, si tiene occupato dedicandosi alla class action, che resta comunque una parte consistente della trama orizzontale e deve dunque essere portata avanti in ogni contesto.

Il problema, però, sta proprio nella forzatura con cui si cede minutaggio a queste scene, nel doppio tentativo di dare spazio agli altri comprimari e mostrare i preparativi del caso “di facciata” che Annalise presenterà a breve: mentre Asher, Connor e Oliver sono protagonisti di scene dalla dubbia utilità e dall’alto contenuto di siparietti imbarazzanti o già visti, che hanno il demerito di prendere il posto della rappresentazione del loro lavoro sul caso, Nate si ritaglia uno spazio che, per quanto funzionale alla trama orizzontale, aggiunge pochissimo al suo personaggio.

Tralasciando le disorientanti comparsate di Annalise, che fa la spola tra il commissariato e il tribunale, i dialoghi tra il detective e il padre sono troppo veloci e retorici per lasciar emergere un serio confronto tra i due, e l’iniziale odio di Nate Sr. nei confronti del figlio ci sembra una parentesi poco originale e, per il momento, fine a se stessa.

Tuttavia, è proprio l’introduzione di un personaggio secondario finora soltanto menzionato a costituire la scelta più incisiva fatta da Peter Nowalk in He’s a Bad Father.

L’arrivo di Sandrine Castillo a Philadelphia si presenta inizialmente come qualcosa di poco eclatante, una semplice risposta alla chiamata d’aiuto della figlia; al di là delle inguardabili gaffe di Frank in sua presenza, talmente becere ed evitabili da non avere bisogno di commenti, la donna ci viene presentata come un personaggio macchiettistico e naive, che cerca di tirare su il morale ad una Laurel molto più cupa e preoccupata.

La sua caratterizzazione non si discosta troppo dal cliché della madre inadeguata e la sua presenza sembra destinata a non andare oltre l’episodio: questo almeno finché non inizia a farci intuire di sapere qualcosa che a noi sfugge, prima di arrivare alla scena finale che conferma questo sospetto e complica ancora una volta il mistero sulla morte di Wes, a distanza di un anno da quell’episodio.

Fare congetture su How to Get Away with Murder è spesso controproducente e, mentre restiamo sempre più a bocca aperta per le pieghe prese dai suoi intrighi, ci domandiamo se insistere così tanto sulla dipartita del giovane Gibbins – paventando inquietanti teorie su colpi di scena à là Beautiful – non equivalga a darsi la zappa sui piedi e complicarsi inutilmente il lavoro, a pochi episodi dalla fine della stagione.

Certamente per adesso la rivelazione del coinvolgimento di mamma Castillo ci incuriosisce, soprattutto data la sua caratterizzazione da donna poco equilibrata e lo sguardo tra il compiaciuto e il sadico che sfoggia nell’ultima scena, ma per quanto riguarda gli indizi sparsi su un possibile ritorno di Wes, un espediente narrativo che costituirebbe il “salto dello squalo” della serie, non possiamo che avere fiducia nel buonsenso degli autori e sperare che si stiano solo divertendo a confonderci.

(Se volete restare informati su tutte le novità e anticipazioni della serie, seguite gli amici di Le Regole del Delitto Perfetto!)

Porcamiseria
  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
6.7/10

In breve

Le atmosfere rilassate e il ritmo lento dello scorso episodio fanno sentire il loro effetto anche ad una settimana di distanza, in un episodio con cui How to Get Away with Murder compie passi decisi e interessanti – per quanto pericolosi – con la trama orizzontale, senza tuttavia riuscire a dare ad altre storyline il peso e la serietà che richiedono. 

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6.7

Le atmosfere rilassate e il ritmo lento dello scorso episodio fanno sentire il loro effetto anche ad una settimana di distanza, in un episodio con cui How to Get Away with Murder compie passi decisi e interessanti - per quanto pericolosi - con la trama orizzontale, senza tuttavia riuscire a dare ad altre storyline il peso e la serietà che richiedono. 

Storia 6 Tecnica 7 Emozione 7
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