How to Get Away with Murder3×12 Go Cry Somewhere Else

Non c'è episodio di How to Get Away with Murder senza plot twist pronti a farti dubitare di quello che stai vedendo sullo schermo. In questa occasione, non abbiamo solo colpi di scena, ma anche uno sguardo a 360 gradi sulla famiglia di Annalise. La resa finale non è tuttavia esente da grossi difetti, specialmente nell'elaborazione del lutto da parte di Laurel.

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Why Are You Crying?

È un tipico cliché cinematografico quello di trasformare gli elogi funebri in sfuriate trash da parte dei sopravvissuti. Laurel dovrebbe scatenare empatia, ma molti forse si riconoscono più in Michaela, dedita a togliere tutti dall’imbarazzo di un discorso delirante – e che rischia di farsi sfuggire troppe cose. La “vedova” Gibbins prende molto seriamente la morte del ragazzo, rimpiange un amore stroncato sul nascere ma i cui frutti sono ben visibili nel suo grembo, e cerca in ogni modo di ritrovare un ultimo contatto con la persona scomparsa.

L’aspetto positivo è che l’origine del primo grosso twist dell’episodio, la scoperta della scomparsa del cadavere di Wes, avvenga con dinamiche non asservite al processo di Annalise: tra i due espedienti narrativi si è scelto fortunatamente il meno allineato col resto delle vicende. Come la scomparsa del cadavere dall’obitorio farà pari con la responsabilità di Nate – il secondo colpo di scena, parimenti imprevedibile – è ancora da dimostrare, specialmente alla luce dell’ultimo segmento flashback dell’episodio. Fino a settimana scorsa avevamo il dito puntato su Bonnie, ora su Nate, ma siamo sicuri di non essere gli unici confusi.

L’aspetto negativo è tuttavia che tutta l’impalcatura su cui regge la disperazione di Laurel sembra costruita ad arte per far proseguire la trama, con basi precarie, perché tutto l’amore travolgente che vediamo da parte di Laurel non è stato esternato mezza volta prima della morte di Wes, se non tramite brevi accenni di circostanza. Tutto potrebbe essere successo offscreen, ma per il momento Laurel è il soggetto più fastidiosamente out of character della serie – non a caso, tutta la loro storia ci viene mostrata solamente post mortem, tramite piccoli flashback del loro rapporto -. Rimaniamo col beneficio del dubbio, vista l’importanza della gravidanza che sta portando avanti e che giustificherebbe in parte reazioni così viscerali, ma tutto viene spiegato davvero troppo pedestremente.

Take a Picture

Annalise non poteva rimanere in cella ancora per molto. Visti lo stallo delle indagini per scagionarla e l’incapacità da parte di Bonnie e Frank di provare la sua estraneità all’incendio di villa Keating – è sorprendente vederla ancora esercitare la professione perché è un fallimento su tutti i fronti – A.K. prende la situazione letteralmente in pugno riuscendo a tirarsi fuori di galera con metodi non convenzionali. Era ora: i suoi studenti brancolano nel buio e gesti avventati da parte loro sono dietro l’angolo – il coinvolgimento di Oliver, per dirne una -, mentre Bonnie ha uno scarsissimo controllo della situazione.

Per Oliver, sempre più prominente tra i membri del cast, l’intero segmento dedicato alla sua difesa di fronte agli investigatori è uno dei momenti migliori dell’episodio: l’hacker mente con disinvoltura, dopo essere stato adeguatamente preparato dai compagni di merende e di lui esce un lato ancora inesplorato. La fragilità di Oliver e la sua apparente innocenza lasciano spazio al calcolo e alla menzogna e rinvigoriscono il nostro interesse nei suoi confronti.

L’highlight dell’episodio, al di là della canonica matassa da sbrogliare, è il ritorno della madre di Annalise a dare manforte – a suo modo –  alla figlia finita in carcere. L’incontro tra le due è commovente senza risultare stucchevole, scava in profondità nel rapporto tra le due e getta luce sul rapporto di Annalise con il padre e con lo zio, morto in un incendio. Non è certamente una riunione di famiglia convenzionale, visto anche l’incedere implacabile della demenza senile in Ophelia, ma contribuisce a dare densità a un episodio altrimenti troppo accartocciato sui suoi eventi e plot twist. Non c’è nemmeno bisogno di calcare la mano sulle strabilianti doti di Cicely Tyson, in perfetta sintonia con Viola Davis, perché sono innegabilmente davanti agli occhi di tutti.

Sicuramente How to Get Away with Murder sta facendo i conti con un certo senso di abitudine nel rapporto con gli spettatori, ma riesce comunque a regalarci un episodio tutto sommato interessante. Diverse pecche e cliché di genere ci fanno storcere il naso: tra tutte, una scrittura a tratti approssimativa che non tiene conto delle sfumature nelle relazioni tra personaggi vivi e morti. 3.5 Porcamiseria su 5.

3.5

 

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