La corsa al mid-season finale di How To Get Away With Murder continua e accelera, dal momento che siamo ormai agli sgoccioli, prima di arrivare alla fatidica notte mostrata nei vari flashforward e scoprire finalmente cosa è successo: come già iniziato nella puntata precedente, la situazione inizia a degenerare gravemente, rendendo l’episodio un grande minestrone di ingredienti molto diversi, la cui introduzione è chiaramente propedeutica a spiegare gli eventi successivi.
L’esempio più lampante a riguardo è la storyline che vede protagonista Wes, concentrandosi sul processo per il caso Mahoney che era stato accantonato per fin troppo tempo. Finalmente in questa puntata vediamo il ragazzo in tribunale come testimone e iniziamo a capirci qualcosa in più riguardo le diverse mosse (il)legali utilizzate da entrambi i team di avvocati per far valere la propria versione della verità: se da una parte infatti abbiamo chi difende il vero colpevole, dall’altra troviamo comunque degli avversari non meno agguerriti e disposti a tutto, che evidentemente hanno qualcosa da insabbiare data la messinscena che costruiscono per difendere l’imputato.
L’importanza di questa ripresa della vicenda si coniuga sotto diversi punti di vista, a partire da quello meramente funzionale alla trama orizzontale, ossia il gettare le basi per il voltafaccia di Wes nel giro di un paio di episodi. Anche se ciò non emerge dall’episodio, non è difficile pensare che la denuncia contro Annalise sia frutto di una rabbia dovuta a qualche manipolazione del processo, come dimostra anche il cellulare che era stato mostrato in un flashforward dei primi episodi e che finalmente fa la sua comparsa nella narrazione.
Fulcro della puntata si rivela però di nuovo Frank, vero assassino di Charles Mahoney nonché personaggio più subdolo della serie: le sue lacrime da coccodrillo, i suoi atteggiamenti da bambino, le sue corse alla gonnella della prima donna che gli capiti a tiro sono alcuni tra gli elementi più penosi di questi 40 minuti. Per carità, la sua voglia di essere perdonato è totalmente comprensibile, dati i chiari disturbi della sua mente, così come è coerente la sua metodologia discutibile – per usare un eufemismo – o il suo rapporto odi et amo con Bonnie: quello che però dà fastidio è la confusione che caratterizza la sua vicenda e che emerge soprattutto nei momenti in cui la Keating si trova sola con i suoi due assistenti.
“You killed my son. That was you. And you had the nerve – the nerve to stay in my life, make me trust you, take care of you”
-Annalise
Difatti, se da una parte la scena del tentato suicidio è di un impatto emotivo pazzesco grazie alla recitazione sublime degli attori – come il momento in cui Viola Davis dà il massimo elencando le colpe di Frank con un’espressione distaccata ed impassibile – dall’altra non se ne comprende appieno la contestualizzazione e non sempre le motivazioni che si celano dietro al comportamento dei tre personaggi risultano chiare. L’unico punto fermo di questi confronti resta l’ambiguità di Annalise, che prima non esita a minacciare Frank di fargliene di tutti i colori se mai lo dovesse rivedere, ma che poi lo assolda con nonchalance non appena si rende necessario compiere un nuovo lavoro sporco, rendendolo – ancora una volta – il suo sicario. Insomma, le sue manipolazioni e la sua capacità di sfruttare il dolore e i punti deboli degli altri non la abbandoneranno mai.
Ultime, ma non per importanza, le dinamiche di coppia.
Su questo fronte i protagonisti indiscussi sono Oliver e Connor – rivelatosi per fortuna il sopravvissuto dell’episodio – e il loro opprimente e inaudito tira e molla. L’hacker dimostra di non essere minimamente il fidanzato buono e silenzioso, dalla mente profonda e innamorato sul serio del suo partner, ma piuttosto un ragazzo bipolare, incoerente, irascibile e che non sa quello che vuole: il modo in cui si lascia riavvicinare da Connor, i cui sentimenti sono palesi, per poi rigettarlo via alla prima cosa non detta, come non fossero abituati a tutto ciò, è davvero spiacevole e fa perdere di credibilità il personaggio, le cui azioni sono sempre più in picchiata. Questa vicenda infatti esula dalle ship e si va ad inserire in un contesto più ampio riguardante l’introspezione di alcuni protagonisti, così da risultare decisamente influente all’interno dell’episodio. Per questi motivi, nessuno si stupisce o può prendersela con Connor quando viene visto a letto con la crush di Oliver o, ancora di più, nel momento in cui litiga con il suo pseudo-ragazzo, concludendo con un rancoroso, ma allo stesso tempo disperato, “you think I’m damaged“, frase che rappresenta in un certo senso il suo personaggio e che arriva al pubblico come una secchiata d’acqua gelida.
Sempre in questo contesto, si vanno a collocare alcune scene che vedono coinvolti Michaela e Asher. I due, che ormai formano una coppia quasi stabile, stanno sperimentando i pregi e i difetti della convivenza e della conoscenza più approfondita del partner: per il ragazzo, in particolare, la situazione si fa pesante nel momento in cui lei non vuole parlargli della propria vita, spingendolo così ad intromettersi nelle sue faccende e a portare nello show la madre adottiva della geniale studentessa, ossia un altro personaggio che instaura un ponte tra questo episodio e i flashforward che presto diventeranno il presente.
Insomma, nulla di eclatante per questo ottavo capitolo della terza annata di How To Get Away With Murder, che dimostra di condividere più difetti con la puntata precedente, ma che tuttavia sa intrattenere e stupire maggiormente: difatti, anche se la velocità di alcune scelte potrebbe essere ritenuta negativa, così come la poca enfasi data alla storyline che probabilmente porterà all’incendio del prossimo episodio, bisogna ammettere che inizia a risorgere un certo interesse, seppur con un notevole e poco perdonabile ritardo.
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La presunta identità del morto si fa sempre più scontata e poco interessante
Amici siete pronti per vedere Nate sotto il lenzuolo
Perché è ovvio che c'è Nate sotto il lenzuolo
Non accetterei nessun altro.#HTGAWM
— Virginia (@jaimelsnnister) November 17, 2016
Annalise + alcol >>>
Motivi per andare al supermercato con Annalise Keating pt.1 #HTGAWM pic.twitter.com/sqe9sR7C6s
— Marti (@HeyParrillaa) November 12, 2016
Bei tempi…
Se penso a quanto mi piacevano i Coliver e poi penso a quanto mi fa incazzare ora Oliver, mi viene proprio la tristezza addosso. #HTGAWM
— jess.🦄 (@jess_garavaglia) November 11, 2016
Parole sante
https://twitter.com/CommLexaStan/status/797173759652171777
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