House of Cards6×01 Chapter 66

Season Premiere Giunta al posto di comando nella Casa Bianca dopo la morte di Frank, Claire scopre che la corona è pesante sulla testa di chi la porta: tra chi la ritiene inadeguata al ruolo che ricopre e chi la vorrebbe morta pur di non averla più al vertice, la nuova Presidente degli Stati Uniti si trova a gestire un castello di carte dall'equilibrio molto precario.

6.5

Disclaimer: con l’inizio dell’ultima stagione di House of Cards, la redazione di SerialFreaks tiene a specificare di aver già dato conto delle vicende giudiziarie di Kevin Spacey in precedenti news pubblicate su queste pagine. Non essendo questa recensione il luogo adatto in cui trattare l’argomento, né ritenendo appropriato o tantomeno necessario dare opinioni personali su di esso, questa e le future recensioni parleranno solo del personaggio Francis J. Underwood, senza soffermarsi sull’attore che lo ha interpretato.

 

Morto un Presidente, se ne fa un altro

È proprio da questa premessa semplice ma fondamentale che prende il via la nuova stagione di House of Cards, la quale accompagnerà la serie non solo verso la sua fine ma anche verso quella di un’era televisiva. Il triller a sfondo politico, prodotto da Netflix e trasmesso in esclusiva italiana da Sky Atlantic, è stato infatti la prima web series a ricevere importanti nomination agli Emmy Awards e ai Golden Globe, questi ultimi vinti proprio da Robin Wright (Migliore Attrice in un Drama Televisivo) e Kevin Spacey (Migliore Attore in un Drama Televisivo).
L’importanza di questa stagione è innegabile: oltre a essere l’ultima, sarà anche orfana della sua colonna portante, cosa anomala in una serie televisiva. Fortunatamente, non tutti i mali vengono per nuocere: se la sesta stagione di House of Cards funzionerà nonostante (e forse anche grazie a) l’assenza di Frank Underwood, sarà una riprova della possibilità di continuare a trasmettere una serie anche senza il volto che l’ha resa celebre.

“My turn”

L’ultima premiere di House of Cards si apre in medias res: Claire è al timone della nazione da ormai cento giorni e, come una nave travolta dall’impeto di una tempesta, vacilla nel tentativo di rimanere a galla. In maniera del tutto attuale, è sottoposta a diversi attacchi – verbali, cybernetici e non – da chi preferirebbe vederla morta invece che nello Studio Ovale. Una donna al vertice del paese fa paura a molti; una donna al comando è scomoda, e molti la trovano inadeguata – questo è ciò che pensano i suoi detrattori. A loro Claire andava bene quando era nelle retrovie, nascosta dalla figura mastodontica del marito, ma la sua uscita dal cono d’ombra l’ha esposta all’impietoso fuoco nemico che non si limita a criticarla, bensì si lancia in pesanti insulti e persino minacce.
Madam President è sola al comando, pur essendo attorniata da una schiera di personaggi non di certo affidabili. La morte di Francis ha portato un grande cambiamento: se prima Claire sapeva a chi affidarsi e di chi fidarsi – questo prima della parabola discendente del suo rapporto con il marito, almeno -, ora alla nuova Presidente non resta altro che contare solo su se stessa e sul potere conferitole dalla nuova carica; una carica che però, più che darle libertà d’azione, sembrerebbe averla relegata in una elegante prigione dalla forma ovale i cui secondini le ricordano di continuo che lei non è e non sarà mai Frank.

È inevitabile che Frank sia ancora il perno attorno al quale ruota, se non tutta la stagione, almeno la premiere di House of Cards; è interessante dunque osservare come Claire cerchi in tutti modi di affrancarsi dalla presenza ingombrante del marito predecessore, da quell’uomo che adottava la strategia del pugno di ferro non soltanto in politica, ma anche talvolta in camera da letto.
Se da un lato questa volontà di allontanamento potrebbe sembrare out of character per Claire, lo spettatore attento sa tuttavia che la Presidente ha sempre goduto di un certo grado di autonomia nel proprio matrimonio prima e poi, seppur meno, nel sodalizio istituzionale con il marito. Qualcosa però è cambiato: a partire dal “My turn“, la chiosa glaciale e tagliente a coronamento della scorsa stagione, Claire Underwood ha deciso di impadronirsi del comando e di affemarsi come Presidente in quanto tale, non in virtù del legame con il suo predecessore. Nell’ottica di una protagonista che si appresta a entrare in nuovo contesto, sarà interessante osservare l’evoluzione finale di House of Cards e bisognerà capire se l’assenza di Frank giocherà a favore della o contro la serie stessa.

Spostandoci sul versante dei difetti, bisogna ammettere che almeno una pecca questo episodio la mostra: la mancanza di Frank nello show ha costretto gli autori a cambiare la propria rotta narrativa e a introdurre una serie di personaggi, in modo da fare da contrappeso all’ormai preponderante figura di Claire.
La famiglia multimiliardaria e filantropica degli Shepherd entra in scena in veste di amici di lunga data di Claire e Frank: Bill e la sorella Annette avrebbero dovuto essere i maggiori finanziatori della “Francis J. Underwood Foundation“, una fondazione di beneficienza che Frank avrebbe patrocinato, un sotterfugio legale per ripulire la propria reputazione a seguito delle accuse che gli erano state mosse e che stavano per fargli meritare la messa in stato d’accusa.
Nonostante l’arrivo dei fratelli Shepherd serva chiaramente a smuovere le acque e a fomentare le istanze di autonomia decisionale di Claire, la loro presenza sembra comunque superflua ai fini del più grande contesto della serie, e persino una mossa non troppo convincente, non quando la serie è in dirittura d’arrivo.
Tutti i personaggi che hanno svolto un ruolo chiave in House of Cards hanno sempre avuto un background che li legasse alla coppia presidenziale. Questo invece è proprio ciò che manca agli Shepherd, i quali vengono inseriti dagli autori a un passo dalla fine della storia, dando così l’impressione di essere un semplice riempitivo.

L’ultima stagione di House of Cards parte bene, ma forse un po’ in sordina: complice l’assenza di Frank, che viene imposta agli spettatori come un dato di fatto senza alcuna possibilità di ritorno, e nonostante l’arrivo di nuovi personaggi le cui potenzialità difficilmente verrano sviscerate a dovere, e di cui quindi si sentiva poco il bisogno, è chiaro che le redini dell’ultima stagione del thriller politico di Netflix siano nelle mani nella sempre superba Robin Wright, ancora più ammirevole nella nuova veste presidenziale che, siamo felici di notarlo, le calza a pennello.
È ancora presto per trarre conclusioni definitive sulla stagione, ché il rischio è quello di lanciarsi in un giudizio affrettato, ma la speranza è quella che House of Cards ci dia un motivo per, almeno per un episodio, non sentire la mancanza di Francis J. Underwood. Fino ad allora: il Re è morto, evviva la Regina!

  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 6/10
    Emozione - 6/10
6.5/10

Summary

Giunta al posto di comando nella Casa Bianca dopo la morte di Frank, Claire scopre che la corona è pesante sulla testa di chi la porta: tra chi la ritiene inadeguata al ruolo che ricopre e chi la vorrebbe morta pur di non averla più al vertice, la nuova Presidente degli Stati Uniti si trova a gestire un castello di carte dall’equilibrio molto precario.

Porcamiseria

6.5

Giunta al posto di comando nella Casa Bianca dopo la morte di Frank, Claire scopre che la corona è pesante sulla testa di chi la porta: tra chi la ritiene inadeguata al ruolo che ricopre e chi la vorrebbe morta pur di non averla più al vertice, la nuova Presidente degli Stati Uniti si trova a gestire un castello di carte dall'equilibrio molto precario.

Storia 6.5 Tecnica 7 Emozione 6
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