HomelandHomeland: La Caccia alla Spia che Amavo

Season Recap Oggi SerialFreaks vi parla di una serie prestigiosa e acclamata da tutti, all'insegna dello spionaggio e del controspionaggio, con una bravissima Claire Danes nel ruolo di Carrie Mathison, agente della CIA sempre in bilico tra lucida intelligenza e travolgenti passioni emotive, intuizioni geniali e scelte rischiose e indisciplinate, prese quasi sempre in disaccordo con i suoi superiori.

9.3

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Che succede se un soldato americano torna nella sua patria dopo otto anni di prigionia in Iraq convertito segretamente all’Islam? Comincia da qui Homeland, uno dei più grandi successi di pubblico e critica del canale statunitense via cavo Showtime.

L’impressionante elenco di prestigiosi riconoscimenti e premi come il Golden Globe per le categorie più importanti è lì a testimoniarlo. Il grande successo di questa serie, tratta da un originale israeliano, è in parte dovuto alla presenza di Claire Danes, attrice di grande esperienza e capacità che interpreta la protagonista Carrie Mathison, un’agente operativa della CIA dallo spiccato intuito che dubiterà da subito dell’eroe americano tornato in patria, sospettando che sia in realtà stato arruolato da Al Qaida per un clamoroso attacco agli Stati Uniti. La Danes disegna un personaggio elettrico, sempre in bilico tra lucida intelligenza e travolgenti passioni emotive, intuizioni geniali e scelte rischiose e indisciplinate, prese quasi sempre in disaccordo con i suoi superiori. Il personaggio interpretato da Claire Danes, inoltre, soffre di un disturbo psichico bipolare che, se non curato adeguatamente, la fa oscillare tra periodi maniacali e di depressione. Questo renderà ancora più complicato il suo lavoro e minerà la sua affidabilità all’interno della Agenzia quando smetterà di prendere i farmaci che a suo dire la “appannano” nelle indagini.

Homeland Recensione

L’altro personaggio attorno a cui si dipana la trama è proprio il soldato Nicholas Brody, tornato dopo otto anni di prigionia ed in odore di terrorismo, nonostante sia definito eroe e gli venga addirittura proposto di candidarsi come vice presidente degli Stati Uniti. Brody è intepretato dall’ottimo Damian Lewis, il quale, con una presenza scenica magnetica, tratteggia un personaggio ambiguo, apparentemente dilaniato dal rientro nella “normalità” familiare americana e la sua nuova condizione di fanatico religioso con una missione da compiere.

La tensione della storia nella prima stagione, oscilla tra questi poli: l’eroe e la “quasi pazza” agente che lo crede un terrorista. I due poli finiranno con il collassare, nel momento in cui i due protagonisti cederanno all’attrazione sentimentale che li lega, che sarà al centro delle due stagioni successive.
La prima stagione vede quindi Carrie cercare di convincere la CIA della validità della sua teoria: Brody si sarebbe convertito e sarebbe divenuto un terrorista. Deve combattere l’immagine dell’eroe che sta affascinando l’America, e la diffidenza della Agenzia nei confronti delle sue condizioni mentali. La stagione si dipana tra colpi di scena spettacolari in cui scopriamo che Carrie ha ragione e che Brody ha intenzioni bellicose e distruttrici. Scopriamo anche che il motivo per cui Brody si è convertito ed ha una missione da compiere è legata alle relazioni che ha intessuto durante la sua prigionia in Iraq; relazioni che lo hanno fatto riflettere sulle scelte militari e politiche statunitensi in quell’area.

Ogni episodio ci apre dubbi sulle reali intenzioni di Brody e sulle capacità di Carrie, ma quello successivo ribalta le cose con nuovi elementi e nuovi colpi di scena. Intanto emergono nuovi particolari sulle relazioni di Brody con Abu Nazir, pericolosa mente di Al Qaida che avrebbe convinto Brody a vendicare i morti causati dagli attacchi americani fatti con i droni in Iraq. Carrie si avvicina sempre più a Brody per conoscere i suoi segreti ma finisce con l’innamorarsi di lui, mentre i piani distruttivi dell’uomo sono rallentati dai suoi dilemmi morali attivati dal rapporto ritrovato con la figlia adolescente.

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La scelta stilistica dei realizzatori della serie è molto coerente dal punto di vista formale. Asciutto, con fotografia e movimenti di camera che restituiscono i diversi punti di vista dei personaggi: freddi e quasi irrealistici quando assistiamo alle cerimonie militari o agli incontri politici, caldi e dorati quando si tratta di ricordare il periodo in Iraq, a tratti grigi e cupi quando ci inoltriamo nei demoni mentali di Carrie. La serie è stata definita un erede di 24 per i suoi temi spionistici e avventurosi, ma qui siamo dalle parti di un prodotto più adulto, meno concentrato sull’eroe quasi onnipotente e più sulle contraddizioni della politica e dei servizi segreti americani pericolosamente intrecciati. Inoltre gli snodi della trama sono molto meno “spettacolarizzati” e più sotterranei, le sottotrame si svelano inaspettate, nulla è didascalico. Questo ultimo aspetto si perderà nelle stagioni successive, via via più esplicite e meno “criptiche” in merito agli intrecci spionistici e ai doppi o tripli giochi delle “spie”, cui il titolo italiano (Homeland – Caccia alla spia) fa cenno.

Homeland Recensione

Le stagioni successive spostano l’azione in diverse regioni del mondo, Sudamerica e Medio Oriente soprattutto, dove Carrie viene trasferita e dove farà carriera come “regina dei droni”, dopo la sua storia con Brody e dopo aver avuto una figlia da lui. Il destino di Brody sarà per sempre legato ai suoi rapporti con il terrorista Abu Nazir e la sua compromissione con il fanatismo islamico gli costerà cara. Nella quinta stagione l’azione si sposta in Europa, a Berlino, dove Carrie oramai fuori dall’Agenzia ha messo in piedi una nuova vita e una nuova rete di relazioni in un’Organizzazione non governativa, come a volersi redimere dalle scelte militariste del passato. Ma la vita non è facile per lei lontana dalla CIA e naturalmente i guai la raggiungono anche in Europa, quando una rete di hacker apre la strada a nuove pericolose minacce terroristiche nel cuore della capitale tedesca.
Carrie suo malgrado rientrerà in azione coadiuvata e protetta, o forse messa in pericolo, dai suoi compagni storici Saul Berenson e Peter Quinn, quest’ultimo fedele e silenzioso compagno di Carrie nelle sue missioni passate, che farà le spese della determinazione furiosa della collega, che nel tentativo di salvare la città di Berlino lo metterà in serio pericolo.

La sesta stagione della serie si svolge invece a New York City: Homeland ritorna in patria.

Nel passato la serie è stata accusata di islamofobia per gli stereotipi utilizzati nelle descrizioni degli ambienti e dei personaggi musulmani; in quest’ultima stagione , complice lo sfondo americano, gli autori si prendono lo spazio per esplorare quella che è diventata un’ossessione per i media e gran parte della popolazione americana e non solo: la paura dello straniero che potenzialmente rappresenta una minaccia. La sesta stagione aumenta il tasso di azione, accelera le situazioni e propone da subito possibili interpretazioni agli intrighi di spionaggio e controspionaggio, grazie a dialoghi e immagini, a volte al limite del didascalico, che accompagnano gli spettatori nella storia non lasciando nulla di inspiegato.

Nonostante questo, o forse grazie a questo, la serie aumenta la sua godibilità, che era un po’ “stanca” nelle ultime stagioni, e ci porta ad appassionarci alle vicende incentrate sulle manovre per destabilizzare e mettere in difficoltà la nuova Presidente eletta degli Stati Uniti prima del suo insediamento. Non sappiamo chi stia cercando di mettere in cattiva luce la Presidente, anche se i nostri personaggi riconoscono le tattiche e le strategie della CIA, o di qualche altra “agenzia”, già messe in atto contro regimi sudamericani, africani o mediorientali.

Homeland Recensione

I settori “deviati” della nazione cercano di incrinare i meccanismi, un po’ affaticati, della democrazia americana. Nella Patria della democrazia ci sono seri problemi e Carrie Mathison verrà, di nuovo, tirata in mezzo a queste congetture e manovre, sempre barcamenandosi tra emozioni sovrastanti e potenzialmente pericolose per la sua salute psichica e la sua innata capacità di connettere elementi apparentemente lontani, di riconoscere tessere di un puzzle cospiratorio dove altri non vedono nulla. Faremo il tifo per la Presidente eletta contro gli oscuri manovratori, incarnati dal personaggio di Dar Adal, vecchio collega di Carrie alla CIA; verremo introdotti nelle indagini parallele condotte dal “danneggiato” Peter Quinn in cerca di redenzione e disperatamente legato a Carrie. Sobbalzeremo di fronte ai colpi di scena che lo vedono protagonista, fino allo stupefacente finale che mette in luce la natura della Presidente ormai in carica. Su tutti segnaliamo l’episodio 5 (Casus Belli) come esempio di narrazione dell’intreccio tra politica, media, ossessioni e servizi segreti deviati.

Porcamiseria
  • 9/10
    Storia - 9/10
  • 9/10
    Tecnica - 9/10
  • 10/10
    Emozione - 10/10
9.3/10

In Breve

In conclusione, Homeland è una serie di spionaggio adulta, che non gioca solo sull’azione e gli effetti speciali comunque presenti in tutte le stagioni. E’ una serie che cattura con l’intreccio spionistico, moderno e completamente invischiato con la politica degli USA, avvince con l’ottima caratterizzazione dei personaggi da parte dei bravissimi attori, convince con storie realistiche ed attuali, al netto di un certo sciovinismo tutto americano. Homeland è da segnalare anche per la regia precisa e avvincente, le ambientazioni interessanti e fotografate magistralmente, oltre che per la finestra immaginaria che ci apre sulle modalità di azione della CIA.

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Porcamiseria

9.3

In conclusione, Homeland è una serie di spionaggio adulta, che non gioca solo sull’azione e gli effetti speciali comunque presenti in tutte le stagioni. E’ una serie che cattura con l’intreccio spionistico, moderno e completamente invischiato con la politica degli USA, avvince con l’ottima caratterizzazione dei personaggi da parte dei bravissimi attori, convince con storie realistiche ed attuali, al netto di un certo sciovinismo tutto americano. Homeland è da segnalare anche per la regia precisa e avvincente, le ambientazioni interessanti e fotografate magistralmente, oltre che per la finestra immaginaria che ci apre sulle modalità di azione della CIA.

Storia 9 Tecnica 9 Emozione 10
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