Dal momento che (almeno) noi non vogliamo scadere nella noia della ripetitività che ha colpito Grey’s Anatomy quest’anno, non ci dilungheremo sulla palude di staticità in cui si è impantanata questa stagione; tralasciando gli isterismi da shipper e le ventate di nostalgia, questo è palese. Ci piacerebbe invece capire il meccanismo che scattò nella testa degli autori alla fine dello scorso anno, quando decisero che costruire una intera stagione sul nulla narrativo fosse una idea vincente.
Tra tutte le trame lasciate appese e dimenticate, quella del triangolo (inesistente) tra Meredith, Nathan e Maggie è forse stata la più ridicola di tutte. Dopo un illuminante viaggio ai limiti del possibile e dell’immaginabile e a seguito di tanto ingegnose quanto improbabili acrobazie chirurgiche, che avrebbero fatto impallidire McGyver in persona, Meredith e Nathan capiscono che, all’alba abbondante dei quarant’anni, è forse il caso di mettere da parte le scaramucce sentimentali adolescenziali e affrontarsi una volta per tutte faccia a faccia con i propri sentimenti.
A dir la verità, Riggs è già ben conscio da tempo di essere attratto dalla dottoressa Grey, la quale però, comprensibilmente ancora ancorata al ricordo indelebile del suo dottor Stranamore, fatica a lasciarsi andare completamente a quello che potrebbe l’abbozzo di una relazione. Già così, il quadro non è molto chiaro, e siccome la linearità non è di casa a Grey’s Anatomy, ovviamente Maggie non poteva non interporsi tra gli interminabili tira e molla tra la sorella e il cardiochirurgo – inevitabilità che costa alla responsabile di cardiochirurgia una consapevolezza scottante. Il triangolo, infatti, comprende gli altri due, ma non lei. Apriti cielo.
Pur essendo anche per certi versi condivisibile, la reazione di Maggie a un presunto tradimento da parte di Meredith è quantomeno esagerata: spiace vedere la cardiochirurga comportarsi come una ragazzina egoista alle prese con i primi amori – non escludiamo però che non abbia molta esperienza in quel campo, avendo dedicato la gioventù allo studio della medicina –, ma dallo scontro unilaterale con la sorellastra, Maggie esce perdente non tanto perché Meredith abbia in assoluto ragione, quanto per l’approccio immaturo e capriccioso della Pierce.
Fortunatamente, questa storia patetica sembra essere giunta al termine: già dalla fine di Don’t Stop Me Now, le due sorellastre sembrano essersi riappacificate, fino a ritornare a un rapporto di normalità in Leave It Inside – una transizione assai repentina e poco plausibile, l’ennesima dimostrazione di come chiudere in fretta e furia storie diventate ormai stantie non porti mai a nulla di buono.
A corollario di questo fallito ménage à trois rimarrebbe da discutere dei casi della settimana, così come del rappacificamento tra Richard e Catherine – eventi di poco conto perché trattati superficialmente, soltanto per dovere, utili tappabuchi per confezionare quei 40 minuti settimanali tanto difficili da riempire quando la carenza di una trama centrale corposa si fa sentire.
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It’s ok. You go. We’ll be fine.
Nell’ultimo episodio, Leave It Inside, l’andazzo generale sembra risollevarsi, complice il finale di stagione che si fa sempre più vicino e la necessità di chiudere con dignità un’annata fatta di rari momenti degni.
Di spicco, però, è il climax che raggiunge il percorso intrapreso da Meredith dopo la morte di Derek: da quel tragico giorno, infatti, la Grey ha fugato anche solo l’idea di qualsiasi scenario futuro che contemplasse se stessa in compagnia di un altro uomo, quasi come se il desiderio di superare la morte del proprio marito fosse uno sgarro imperdonabile alla memoria di quest’ultimo. In questo, gli autori di Grey’s Anatomy sono stati abbastanza coerenti: Meredith non ha preso la situazione alla leggera, e dire che abbia tenuto i piedi di piombo prima di tastare il territorio con Riggs sarebbe un eufemismo.
La Grey ha continuato, da sola tra l’affetto dei suoi cari, lungo quella che era una strada necessaria, o meglio, in quello che le sembrava il cammino più adatto da percorrere. In Leave It Inside, Meredith è pronta a voltare pagina, a ricominciare da zero con un altro uomo libera dall’ancora che la teneva ferma nel proprio passato.
Bastano solo pochi ma significativi gesti per farci capire che Derek Shepherd se ne è andato definitivamente anche per Meredith: il quadro del tumore staccato dal muro, il post-it con le promesse matrimoniali rinchiuso in un cassetto. Meredith non se ne disfa, perché non ci si può sbarazzare dei ricordi di una vita intera con una persona, ma allo stesso tempo li accantona. Meredith sa che Derek ormai appartiene al passato, e che questo non deve essere un freno alla sua nuova vita.
Questa aria di cambiamento forse arriva troppo tardi perché, sebbene ci abbia fatto apprezzare l’episodio nella sua singolarità, questo non basta, ancora una volta, a sopperire alla delusione lasciataci dagli episodi precedenti.
Forse anche gli autori di Grey’s Anatomy dovrebbero prendere esempio da Meredith e mettere da parte questa stagione poco brillante, per poi ripartire con una marcia in più, senza zavorre inutili, evitando di perdersi in situazioni poco interessanti o, come già successo, addirittura poco credibili.
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