Grey's Anatomy13×18 Be Still, My Soul

Il debutto in regia di Ellen Pompeo si trasforma in un episodio sorprendentemente capace di toccare le corde del cuore dei fan dello show. Una ventata di freschezza, quindi, in una stagione che non verrà ricordata di certo come una delle migliori.

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Non è una novità che molti attori del cast di Grey’s Anatomy decidano, dopo anni di onorata carriera davanti alla macchina da presa, di passare dall’altro lato della barricata; dopo Chandra Wilson, Kevin McKidd e Debbie Allen, anche Ellen Pompeo decide di alternarsi tra camice bianco e ciak per cimentarsi nella sua prima esperienza da regista. Un’esperienza che, siamo felici di dirlo, ha superato qualsiasi aspettativa.

Dopo aver vestito i panni di Meredith Grey per 13 stagioni, Ellen ha deciso di fare un grande passo in avanti e mettere se stessa e il pubblico alla prova. In questi casi il successo non è mai scontato: certo, gli attori hanno presente quale sia il ruolo del regista, ma fare il regista è una cosa semplicemente diversa. I due ruoli richiedono abilità differenti e sensibilità che non sempre una stessa persona possiede; questo non è il caso di Ellen Pompeo. Che si trovi a suo agio sia in prima linea sia in retroguardia lo si capisce dalla riuscita di questo episodio, un ensemble omogeneo che scorre senza intoppi per quaranta minuti, tempo in cui vengono sviscerati temi molto profondi e delicati che vengono raccontati come solo chi conosce alla perfezione gli ingranaggi di Grey’s Anatomy avrebbe potuto fare.

In tutto l’episodio si è percepita l’essenza di Grey’s Anatomy a cui siamo diventati familiari durante tutti questi 12 anni. Ellen regala al pubblico una storia semplice ma dolorosamente complessa: è il racconto di un evento comune che, con la sua potenza, raggiunge il cuore di chi l’ha vissuto, facendo immedesimare lo spettatore con una naturalezza che, in quanto tale, lascia senza parole. Uno dei pregi di questo episodio è la semplicità: spesso abbiamo criticato Grey’s Anatomy per le dosi eccessive e fuori luogo di drammaticità, ma questa volta essa è presente pur essendo essenziale; una presenza minimale che viene amplificata da una colonna sonora calzante che ne potenzia l’impatto emozionale.

Uno dei pregi di questo episodio è la semplicità: il dramma è presente, ma essenziale

La storia di questo episodio è anche un tuffo nel passato: Ellis Grey è ancora viva nei ricordi di chi l’ha conosciuta e il suo ricordo è un espediente che risulta molto efficace nel consolidare il rapporto tra Meredith e Maggie, sebbene quest’ultima accusi la protagonista di essersi arresa alla morte di Ellis ancora prima che questa morisse. Parole amare e taglienti che Meredith non solo incassa senza colpo ferire ma che, anzi, non la fanno desistere dallo stare vicino alla sorellastra, anche se questo significa sospendere di nuovo il suo rapporto con Riggs. Non solo, quanto accade nell’episodio fa avvicinare anche Maggie ad Amelia, che si allontana momentaneamente dalle sue complicate dinamiche di coppia per offrire a Maggie un supporto silenzioso ma sincero. Si crea quindi l’occasione perfetta per un riavvicinamento tra sorelle, e questo funziona perfettamente: seppur in due scene essenzialmente prive di dialoghi, Meredith, Maggie e Amelia parlano con i gesti e gli sguardi; la camera guidata da Ellen Pompeo ruba gli sguardi delle attrici, invitando lo spettatore ad avvicinarsi e a non essere più solo un semplice astante, bensì coinvolgendolo come se fosse parte di un’unica grande famiglia.

Quella da cui siamo reduci è un’ora di televisione con la T maiuscola, di quelle che ancora riescono a far emozionare e immedesimare il pubblico. Pertanto, è emblematico che sia stata Ellen Pompeo, la protagonista indiscussa dello show sin dal suo esordio, a dirigere quello che possiamo definire uno degli episodi migliori di Grey’s Anatomy da diverso tempo a questa parte, sicuramente il migliore tra quelli della tredicesima stagione andati in onda fino a ora: semplice, lineare, ma potente e toccante allo stesso tempo. Ecco perché 4 porcamiseria sono il giusto compromesso – solo un piccolo appunto abbiamo da fare, infatti: questo episodio sarebbe dovuto arrivare prima, per risollevare le sorti di una stagione che, salvo alcune sporadiche eccezioni, non ha di certo brillato. Dunque ben venga la presenza di Ellen dietro la macchina da presa. Ottimo lavoro, girl in a bar.

4

 

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