Grey's Anatomy13×11 Jukebox Hero

La mancanza del vecchio Grey's Anatomy degli albori si fa sempre più prepotente di fronte a episodi come questo, in cui le trame principale vengono ignorate e ridicolizzate a favore dei casi clinici che non riescono a fungere come filo conduttore, lasciando gran parte dei protagonisti appiattiti sullo sfondo.

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Cosa fa una serie TV del calibro di Grey’s Anatomy quando il destino di uno dei suoi protagonisti è in bilico? Niente. Questo episodio è stata la dimostrazione più palese di quanto gli autori siano sul fondo del barile, costretti a raschiare via l’ultimo strato di per ricavare uno stralcio di storia che, una volta arrivata sui nostri schermi, rasenta il limite dell’assurdo e del ridicolo.

Sono serviti “solo” 40 minuti – che volete che sia – per scoprire che fine aveva fatto Alex Karev e quando lo scopriamo rimaniamo delusi: tutto qui? Dopo una premiere invernale completamente avulsa dal resto degli episodi, sarebbe stato quanto meno doveroso mandarne in onda uno che mostrasse dove si trovasse e cosa avesse avesse deciso di fare il chirurgo pediatrico. Se da una parte gli autori sembrano essersi infischiati di rendere partecipe il pubblico di questa storyline, come se fosse un dettaglio trascurabile, dall’altra parte Meredith ritorna dopo la breve assenza dall’episodio precedente rimanendo invischiata nei meandri della burocrazia giudiziaria, senza accorgersi che il suo amico fraterno (fino a prova contraria) era letteralmente a portata di mano. Ormai sappiamo che la vita di un chirurgo è talmente stressante a tal punto di non accorgersi che il proprio letto è occupato da un uomo, ma la superficialità con cui la faccenda è stata trattata raggiunge e supera qualsiasi limite – è mai possibile che Alex non sia uscito dalla camera almeno una volta? Come ha fatto Maggie a non accorgersene?
L’unico scenario che al momento può dare una spiegazione plausibile a questo nonsense è che Alex non abbia dovuto patteggiare perché DeLuca è intervenuto in extremis facendo cadere qualsiasi accusa nei confronti di Karev. Questa svolta sembra accreditabile alla luce della reazione di Andrew al discorso di Arizona: come fa a mancarle Alex visto che questi, essendo libero, sarebbe dovuto ritornare al lavoro? Una rassicurazione per te, DeLuca: nemmeno noi ci abbiamo capito molto.

Come se non bastasse, Grey’s Anatomy ci fa storcere ancora il naso con il ciclico susseguirsi di problematiche sentimentali tra Amelia Owen: più che una coppia di adulti, i due sembrano una coppia di ragazzini. A onor del vero, però, bisogna correggersi: è Amelia che esce come una immatura da questa storia. La donna si nasconde dai suoi problemi, fuggendo le proprie responsabilità come quando si fa ordine in una stanza nascondendo le cose sotto al tappeto: tutti sanno che prima o poi qualcosa scappa al controllo e che, da quel punto in poi, il disastro (in questo caso emotivo) è imminente. Pur essendo la fuga di Amelia uno stratagemma puramente funzionale alla gravidanza di Caterina Scorsone, viene da chiedersi se il baratro di disperazione in cui la dottoressa Shepherd è ripiombata non voglia nascondere una verità diversa da quella che ci è stata mostrata. Con quel suo “things that can’t be fixed” si ha come l’impressione che Amelia si stia nascondendo perché non ha (ancora) il coraggio di affrontare una situazione che la spaventa. Una gravidanza in attesa? Noi non lo sappiamo, ma considerati i trascorsi della Shepherd sia in Private Practice sia in Grey’s Anatomy potrebbe essere un’eventualità nemmeno troppo lontana – poco originale e entusiasmante, ma tant’è.

A proposito di mancanza di originalità, quello che poteva essere un espediente per rimescolare le carte in tavola e riaccendere la fiamma della competizione tra i medici del Grey Sloan Memorial si è trasformato in una serie di “già visto”: l’arrivo di Eliza Minnick serve a poco, è un’aggiunta quasi superflua che non fa altro che trasformare gli strutturati in una banda di bambini capricciosi e gelosi dei propri giocattoli.
La sua presenza sarebbe potuta essere un collante perfetto tra i medici che sì fanno unico fronte contro di lei, con un risultato poco soddisfacente dal punto di vista narrativo: c’è una nuova arrivata, è cattiva, tagliamola fuori. No, questo modo di portare avanti le storie non convince per niente. Gli spettatori hanno bisogno di ben altro che una semplice scaramuccia tra medici per continuare a seguire la serie fino a questa primavera.

A fronte di un (tentato, ma mal riuscito) colpo di scena, anche questo episodio fallisce nel tentativo di far uscire Grey’s Anatomy dalla palude di banalità e inconsistenza da cui sta stagnando da una decina di puntate a questa parte. Troppe le trame lasciate in sospeso (vi dice qualcosa il triangolo Meredith-Riggs-Maggie?) o appena abbozzate, per non parlare di quelle trattate in fretta e furia.
Alla luce di queste considerazioni, dare solo 2 porcamiseria è forse fin troppo: si ha come l’impressione che gli autori si stiano limitando a fare il compitino, non di più, quanto basta per racimolare gli ascolti necessari ad andare avanti. Ascolti che, dovesse continuare a essere questo l’andazzo, rischiano di crollare miseramente.

2

 

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Tutto molto accurato, non c’è che dire…

In Italia di costante abbiamo Sanremo, a Seattle invece…

Credibile, no?

 

 

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