Grey's Anatomy13×09 You Haven’t Done Nothin’

In questo mid-season finale, tutte le storyline presentano uno sviluppo considerevole. Mentre lo staff medico deve fronteggiare una grande emergenza, tutti i personaggi si confronteranno con le proprie scelte, cercando di modificare il proprio avvenire. Se Richard e Miranda, Owen e Amelia sembrano essere giunti ad un punto di non ritorno, il futuro di Alex è ancora incerto, con grande apprensione da parte di Meredith.

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Quando un tuo amico deve essere processato domani e rischia dagli otto ai dieci anni di prigione, quando hai visto negli anni quel tuo amico affrontare ogni tipo di abbandono e sofferenza, quando hai ammirato l’intraprendenza e la grinta di quel tuo amico nel suo lavoro e nella sua sfera personale, il giorno prima della sentenza non puoi che prospettargli un futuro roseo e una bevuta stile Meredith Grey ai tempi d’oro della tequila. E non lo fai per distrarlo o per commiserazione. No, lo fai perché ci credi. Perché il tuo amico ha salvato innumerevoli bambini, ha protetto donne fragili, ha passato una nottata intera a torso nudo per far vivere una prematura, ha rischiato l’esame più importante della sua carriera per tenere la mano ad una madre in lutto e ora non finirà in prigione per un solo errore, perché andrà al processo e dirà a tutti chi è. Ed è esattamente quello che dice Meredith, senza finzione e senza retorica, ad Alex Karev. Ma le cose precipitano, o, più nello specifico, un palazzo.

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Frenesia e caos nel pronto soccorso del Grey Sloan Memorial e Meredith viene relegata in sala operatoria, mentre Alex finalmente viene a conoscenza di una verità che cambierà, in modo irreversibile o quasi, la sua prospettiva. Dopo troppo tempo di attesa e reticenza, vi è un confronto tra Alex e Jo. Non vi è nessun risentimento tra i due, nessuna ostilità, nessuna chiusura. Vi è solo un uomo che in vista di un ipotetico allontanamento vuole salutare la donna che voleva sposare. E dall’altra parte non vi è più paranoia, né vittimismo, ma solo una ragazza sicura di se stessa, quella Jo che avevamo conosciuto un po’ di anni fa e che poi si era persa in un vortice di autocommiserazione deludente. E ora sembra essere ritornata la vecchia Jo, quella che mandava in ospedale un uomo alla prima minaccia e che spaccava ossa con la Torres. A testa alta confessa ad Alex, in ascensore, luogo molto emblematico di Grey’s Anatomy, il suo passato, ricevendo una grande comprensione. E quindi sì, Jo, avevi sbagliato tutto. Ma nonostante ciò, nello sguardo di Alex intravediamo subito quello spirito di sacrificio che l’ha sempre contraddistinto.

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Intanto, Webber si trova al centro di un caso medico molto difficile e delicato: in seguito al crollo doloso di un palazzo, Winnie, 12 anni, perde la vita. Richard tenta in ogni modo di salvarla, in una scena suggestiva dal forte carico emotivo. Minata la sua autorevolezza nella stessa sala operatoria, quando una Edwards arrogante pretende addirittura di fare l’anastomosi su un caso così delicato, Webber cerca il confronto diretto con Miranda, per chiarire la sua posizione nel programma didattico dell’ospedale. Con la voce rotta dal pianto, Bailey tenta di trovare le parole adatte per giustificare la propria decisione. Un capo non può decidere in base ai propri sentimenti personali ed intimi, perché se no non farebbe bene il proprio lavoro. Ma è davvero così? Quando Meredith non ha superato l’esame del primo anno, quando Cristina ha consegnato le dimissioni per diventare una barista, quando Izzie ha staccato il MAV, quando Derek si rifugiò nei boschi, quando la stessa Miranda si chiuse in ambulatorio per non affrontare il proprio stress post traumatico, vennero licenziati? No, perché il compito di un Capo non consiste soltanto nell’insegnare una serie di formule e protocolli medici, ma nel garantire il cuore dal vizio e lo spirito dall’errore.

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E Miranda lo sa bene, l’ha sempre fatto, e nel momento in cui Alex le dice di voler patteggiare non può restare lì ad occuparsi solo del suo fondo pensione. E tutti i medici formati da Webber non resteranno lì, impotenti, a vedere come una giovane donna, seppur preparata, cancelli tutto il passato non mostrando nessun rispetto. Perché Webber è il programma. In una scena corale, che presenta come sottotesto quel rapporto padre-figlia da troppo tempo in potenza, vi è una dichiarazione di solidarietà per Richard da parte di tutti. Perché, in fondo, quel discorso – “Questo è il punto di partenza, la vostra arena, la vostra partita… dipende da voi” – è difficile da dimenticare. 

Come era facile da intuire, Alex ha deciso di patteggiare, in modo tale da proteggere Jo. Una classica scelta in perfetto stile Karev, ormai lo sappiamo. Ma in questa decisione azzardata, le parole di Meredith, dirette ma allo stesso tempo profonde, emblema di un rapporto consolidato negli anni, sono di fondamentale importanza. In una scena poliedrica, in cui tutte le storyline si intersecano, il discorso di Meredith diviene un fil rouge, in grado di sintetizzare una vasta gamma di emozioni che va dal dolore – l’allontanamento di Amelia da Owen – all’orgoglio (la gratificazione di Richard), alla determinazione e all’affetto più sincero.

Because it’s just us now, there were five of us and now you and I are the only ones left. And it can’t be just me. It can’t be. I will go down swinging for you, Alex, you know I will, but that means you can’t give up. You don’t throw the fight. So, whatever you’re doing this for…please…don’t

Alex ascolta le parole di Meredith e resta lì, nel limbo delle proprie scelte, a metà tra l’istinto e la consapevolezza.
L’episodio, da cinque porcamiseria, presenta una miriade di emozioni contrastanti che ci fa commuovere e sorridere. Ogni storyline ha raggiunto il proprio punto focale, attraverso una struttura sapientemente costruita, che si basa su un caso della settimana parimenti emozionante e suggestivo, e che trova il suo culmine nella voicemail di Meredith per Alex. Senza cautele, senza timidezze, questo messaggio in segreteria, come già avevamo visto in un’altra occasione con Cristina, risulta rivelatore del loro rapporto, attraverso quella retorica dell’amicizia che sarà sempre il principale leitmotiv di Grey’s Anatomy. Perché, se ci pensiamo, al sentir solo nominare gli storici cinque a tutti è scappato un sorriso, colmo di malinconia e commozione.

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