Gotham3×18 Light the Wick – 3×19 All Will Be Judged

Ritorni non graditi caratterizzano questi due episodi di Gotham, che cerca di far convergere le numerose storyline aperte in un piano non confusionario, ottenendo però risultati altalenanti.

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In vista del finale, tornano in campo alcune vecchie conoscenze messe da parte nel secondo segmento della stagione. Una soluzione non imprescindibile che svuota certi personaggi dello spessore che avevano assunto e che fa dubitare della capacità autoriale di tirare correttamente le fila di qui alla fine di Gotham.

Light the Wick

Il piano della Corte dei Gufi comincia a prendere forma: l’ex capitano Barnes viene rapito da Arkham per creare un gas dal virus che lo ha infettato; tale arma verrà utilizzata dalla Corte per fare piazza pulita e resettare la città, ormai compromessa dalla criminalità. Grazie all’aiuto del doppiogiochista StrangeJim Gordon viene a conoscenza del tutto, ma Kathryn gli scatena contro la versione tamarra di Barnes, il suo alter ego The ExecutionerBruce intanto continua ad essere manipolato da The Shaman che lo aiuta a liberarsi dalla rabbia conseguente l’omicidio dei suoi genitori; a Gotham Selina si riprende dal coma grazie all’aiuto di Ivy e si dirige a Villa Wayne per pareggiare i conti con il giovane clone. Ansioso di conoscere la Corte, per poter attuare la sua vendetta nei confronti dell’Enigmistail Pinguino finisce per farsi catturare dai Gufi, i quali lo piazzano nella cella adiacente a quella di Nygma.

L’idea di ricorrere a una frammentazione eccessiva delle storyline (se ne contano almeno cinque principali), pur regalando un po’ di respiro ai protagonisti, ha il difetto di far apparire nevrotica e frettolosa una puntata come questa, in cui ci si sforza di tenere insieme i pezzi di ogni trama. La conseguenza è che per far spazio a questo impianto si sacrificano pezzi non indifferenti, come l’arco narrativo di Fish Mooney, il cui destino sembrava fondamentale nel primo segmento della stagione e che adesso viene liquidato in due battute.

Il ritorno di alcuni personaggi come Barnes, Strange e Jervis Tetch produce, nelle vesti in cui sono presentati, un senso di soluzione riempitiva, che priva personalità finora tratteggiate dignitosamente (al netto dei difetti segnalati, ad esempio con Strange) di alcune caratteristiche, rendendole sagome bidimensionali e prive di interesse e mordente. Lo stesso accade con Ivy, il cui ruolo non è ancora chiaro all’interno della struttura narrativa, che la dipinge a volte come comic relief, altre come minaccia pericolosa (che però non può sublimarsi se zavorrata dall’altro aspetto).

Quanto al piano della Corte, non sembra distaccarsi molto da quello pensato da Jerome, che pretendeva di lasciare la città in preda al suo lato oscuro, o da Ra’s Al Ghul in Batman Begins. Nonostante le diverse finalità e i mezzi con cui verrà attuato, il progetto dei Gufi sembrava dovesse essere più sofisticato e in linea con la presentazione di un’organizzazione che da secoli trama nell’ombra di Gotham. Invece il piano è molto banale e privo di fascino, rendendo la Corte l’ennesimo villain stereotipato.

Altrettanto stereotipata è l’immagine della bambina che piange in mezzo alla folla urlante e salvata sul finale dal coraggioso Gordon, in una sala al cui centro era stata posta una bomba con un timer in bella vista e di cui nessuno si era preoccupato. Certo, l’idea del conflitto morale a cui è sottoposto Jim per provare la sua fedeltà alla Corte è molto interessante, ma la soluzione è troppo artificiosa e improbabile, rendendo così l’intera scena un confusionario e non credibile intermezzo.

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All Will Be Judged

Il Pinguino e l’Enigmista decidono di mettere temporaneamente da parte i propri rancori e collaborare al fine di scappare dalla prigione della Corte. Selina, una volta ripresa, affronta 514A smascherandolo di fronte ad Alfred, ma il clone riesce ad avere la meglio su entrambi e fugge. Il vero Bruce nel frattempo è rientrato a Gotham con lo Sciamano ma, manipolato da questi, si assoggetta completamente al suo potere, rinunciando alle emozioni che la morte dei suoi genitori provocavano. Jim lotta ferocemente con Barnes, al quale tronca la mano destra, non prima però che l’ex capitano di polizia abbia decapitato Kathryn. La cattura dell’Esecutore dura poco, giacché riesce a fuggire immediatamente. Sul finale scopriamo che Lee, in colpa per quanto successo a Mario e manipolata da Tetch, ha rubato e assorbito una fiala di virus.

Anche in questo caso, vale quanto detto per l’episodio precedente: l’eccedenza di storyline continua ad essere un difetto, ma la convergenza che stanno assumendo fa ben sperare per gli episodi successivi. L’effetto per questo diciannovesimo episodio è il medesimo: personaggi come Barnes sfiorano il ridicolo, vuoi per quel costume veramente eccessivo, vuoi per una pazzia poco concreta e molto stereotipata, che trova la sua unica positività nella decapitazione inaspettata di Kathryn. Veniamo a conoscenza del fatto che non è la donna la vera leader della Corte, ma qualcun altro, col netto sospetto che sia lo Sciamano il reale artefice dei piani dei Gufi.

L’insistenza sull’omicidio Wayne (che ci viene riproposto per l’ennesima volta) se anche rimpolpa da un lato l’importanza dell’evento nell’universo di Batman, dall’altro appesantisce eccessivamente nelle modalità ripetitive con cui è riproposto. Certamente una scelta meno irrealistica di resa della manipolazione dello Sciamano avrebbe giovato di più, anche in considerazione del fatto che, trattandosi di un ragazzino, non sarebbe poi sembrato così strano che si affidasse completamente a un mentore dalle parvenze umane, piuttosto che mostrarlo come completamente sedotto dagli incantesimi del tutor.

Non sembra esserci posto per la giustizia a Gotham, declinata o nella insana interpretazione di Barnes (il cui ciclo narrativo sarebbe stato bene chiudere) o nella disillusa accezione suggerita da Lee, il cui sconforto guida la giovane (forse un po’ forzatamente) a cedere al lato oscuro. Alfred impazzito e l’espressione sorpresa e dolorante di Kathryn quando viene accoltellata alla mano valgono da soli la sufficienza per questo episodio.

2.5

 

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