Gomorra3×09 Episodio Nove – 3×10 Episodio Dieci

La responsabilità di Gennaro nell'omicidio di Carmela risulta una scelta narrativa incoerente, quanto il tradimento di Scianel. Gomorra delude ogni aspettativa, a pochi episodi dal season finale, rinnegando il percorso eccellente fatto fino ad ora, con la prima défaillance di questa terza stagione.

5.3

Episodio Nove

Non avevamo fatto in tempo a lodare la caratura del nuovo personaggio di Carmela e la sua efficacia nell’economia della serie, che nel nono episodio di Gomorra esce di scena nel modo meno coerente possibile. Sia chiaro, la tragica morte di un personaggio è, ormai, leitmotiv e cifra identificativa di Gomorra e l’omicidio di Carmela, in un certo modo, era anche annunciato. Non è su questo, infatti, che si concentra la nostra critica. Ciò che ci lascia perplessi non è la prematura scomparsa della sorella di Enzo, ma il movente e il mandante che ha architettato tutto. Carmela è morta non a causa dei confederati, non per un’azione punitiva, non per inviare un messaggio, ma per l’urgenza di Gennaro Savastano di velocizzare le dinamiche tra il clan di Sangue Blu e i confederati. La domanda è: perché? Qual è il vantaggio che Genny ottiene da una cieca faida tra Enzo e i confederati? Nessuno. Nessun vantaggio, dal momento che Gennaro si trovava già in una situazione vincente e preminente.

Stretto un accordo con Eugenio lo Stregone e Edoardo Arenella, i nuovi padroni di Napoli Centro erano Genny e Ciro. Quindi, l’omicidio di Carmela non è la conseguenza di nessuna logica narrativa, ma è l’evento scatenante di quel meccanismo del sospetto e della violenza che, troppe volte, ha generato in Gomorra confusione e incoerenza. Dispiace che una trama così solida e una caratterizzazione così carismatica dei personaggi sia stata vanificata a pochi episodi dal season finale. Anche il tradimento di Scianel non segue nessun principio logico, non è ben motivato, né giustificato da un torto subito.

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L’unico personaggio che non subisce gli effetti di questa involuzione narrativa è Enzo, che, unica vittima di quel sistema degradante in cui Gennaro e Ciro resteranno sempre intrappolati, persegue i suoi principi di lealtà, a causa della sua personalità ancora acerba e poco avvezza al tradimento e al sospetto. Insieme a Valerio, cerca di vendicare sua sorella, scagliandosi contro un obiettivo fallace e rimanendo ferito gravemente ad un occhio. Ignorando la verità, non sospettando della responsabilità di Gennaro, non analizza in modo critico i fatti accaduti, accettando in modo dogmatico ogni verità che gli propone Ciro Di Marzio. Enzo viene punito, viene colpito nel profondo dei suoi affetti, pur essendo stato il socio più leale e affidabile mai avuto da Gennaro. La storyline di Sangue Blu, Valerio, Maria, Carmela e lo scenario di Forcella sono le novità che hanno rivitalizzato l’architettura narrativa di Gomorra e in questo episodio rappresentano l’unica nota positiva di una sceneggiatura che non rinuncia a stereotipare i personaggi principali, impedendo sia a Gennaro che a Scianel una vera evoluzione, e a coinvolgerli nello stesso circolo vizioso di tradimenti e vendette che vediamo dalla prima stagione. Totalmente relegato ai margini il personaggio di Ciro che, dopo il focus del terzo episodio, non ha visto nessun approfondimento sulla sua crisi esistenziale e nessun protagonismo nell’unica regia di Gennaro. Completa delusione per una stagione che aveva mantenuto alte le aspettative. Almeno fino ad ora.

Episodio Dieci

Ogni potere è fatto di sentimenti

È questa la massima con cui Scianel pianifica la prossima débacle di Gennaro Savastano. Il rapimento del piccolo Pietro è, infatti, l’unico evento che può sottomettere Gennaro alle richieste dei confederati. Per un episodio che ha come focus il rapimento di un bimbo nelle mani della camorra più efferata ci aspettavamo un’alta carica di tensione e un’emotività accesa che non si è evidenziata. Ogni tentativo di suspense, ogni accenno di tensione, ogni nota drammatica vengono frustrate dall’erronea consequenzialità degli eventi e dall’interpretazione poco credile e alquanto forzata di Ivana Lotito. Ancora oggi è vivo il ricordo di quel Maria Rita urlato da Debora, al solo timore di aver perso la figlia, simbolo della più profonda disperazione e paura di una madre che si sente inerme di fronte ai pericoli sociali, ai quali è esposta la sua famiglia. Ora, invece nessun pathos scandisce la successiva liberazione del piccolo Pietro, patrocinata soltanto da Eugenio lo Stregone, in nome di un codice d’onore controverso e dimenticato dai più.

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L’aver commissionato l’omicidio di Carmela ha scatenato una reazione in Sangue Blu, un allarmismo nei confederati, enfatizzato dalla nuova alleanza con Scianel. Con il decimo episodio di Gomorra, suddetta scelta narrativa appare ancora più oscura e deleteria per la potenzialità e credibilità dell’intero plot building. Come sempre, Gennaro appare un mero personaggetto, pronto solo ad impostarsi con i più deboli e con una capacità pianificatrice e una prevedibilità degli eventi pari a zero. Se tutti gli episodi che lo avevano rivisto nel contesto napoletano indirizzavano Genny verso una nuova direzione – nel ruolo di padre e marito esiliato dalla propria famiglia – , gli ultimi due atti di Gomorra determinano una regressione del personaggio, che lo rende privo di qualsiasi dinamismo.

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In una situazione ancora peggiore si trova il personaggio di Scianel che, chiusa nello stereotipo della strega cattiva, pone le basi per un rapporto ossessivo e asfissiante con Patrizia. Pronta a costruire una nuova gabbia di potere, rancore e vendetta, Scianel sceglie Patrizia come alleata in un gioco malsano ed esclusivo. Negli ultimi minuti dell’episodio, ritorna la suocera/carceriera che aveva distrutto Marinella nei primi momenti della sua storyline. Una regressione significativa che riduce Scianel da nuovo boss femminile a fantasiosa regina di Secondigliano, senza nessuna credibilità e spessore. Nella sua lunga successione di tradimenti, la sua femminilità e la sua cieca ambizione sono elementi di una personalità superficiale che non mostra né acume, né analisi strategica. Inoltre, la repentina serie di tradimenti conferisce alla serie quella stanchezza e quella noia che personaggi come Enzo, Valerio e Carmela avevano cercato di arginare.

Ciro Di Marzio, unico personaggio di Gomorra ad aver avuto una caratterizzazione più completa e non caricaturale, è ancora una volta messo ai margini in questa terza stagione. Tuttavia, la sua crisi esistenziale, la sua amicizia con Enzo, con il quale più volte si è identificato, la sua promessa di vendicare Carmela, un rinnovato rispetto verso i valori della famiglia lo possono indurre a tradire Gennaro, ponendo fine a quel pietoso e poco verosimile fan service degli scorsi episodi. In questo modo, l’unica chiave di volta dell’impianto narrativo sarà ancora una volta l’Immortale.

Gli ultimi due episodi di Gomorra deludono ogni aspettativa, invertendo la direzione narrativa verso scenari già ampiamente visti, stroncando storyline avvincenti senza nessun criterio logico, conferendo un protagonismo eccessivo a Gennaro e Scianel e trascurando gli unici personaggi che possono risollevare l’intera stagione: Enzo, Ciro e Valerio.

Porcamiseria
  • 5/10
    Storia - 5/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 5/10
    Emozione - 5/10
5.3/10

In Breve

Incoerenza e confusione narrativa, emozione pari a zero, contraddittoria caratterizzazione dei personaggi. Non si raggiunge la sufficienza.

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4.5/10 (2 votes)

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Porcamiseria

5.3

Incoerenza e confusione narrativa, emozione pari a zero, contraddittoria caratterizzazione dei personaggi. Non si raggiunge la sufficienza.

Storia 5 Tecnica 6 Emozione 5
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