Glee6×11 We Build This Glee Club

Devo dire che (oddio sembro Noemi a The Voice) ad un solo episodio dal gran finale, e visti i titoli degli ultimi due episodi (“2009”, “Dreams Come True”), un po’ di magone ti viene. Già immagino che vedremo Finn in qualche flashback, che verrà riproposta (per la QUINTA volta) “Don’t Stop Believing” o che rivedremo, […]

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Devo dire che (oddio sembro Noemi a The Voice) ad un solo episodio dal gran finale, e visti i titoli degli ultimi due episodi (“2009”, “Dreams Come True”), un po’ di magone ti viene. Già immagino che vedremo Finn in qualche flashback, che verrà riproposta (per la QUINTA volta) “Don’t Stop Believing” o che rivedremo, speriamo, l’Unholy Trinity riunito. Ad ogni modo, ricorderò sempre con piacere questi ragazzi e alcuni numeri che, per scenografia/arrangiamenti, sono davvero memorabili.

Ma veniamo a questa undicesima puntata: non abbiamo nemmeno fatto in tempo ad abituarci alla fusione New Directions/Warblers che è già tempo di Provinciali o Sectionals che dir si voglia.

Diciamocelo, gli unici competitor degni di nota sono i Vocal Adrenaline e quindi, oltre che l’aspetto vocale, le ND devono curare anche quello coreografico. Se i Warblers sono ballerini eccellenti, le vecchie New Directions sono delle ciofeche, Roderick e Spencer (seriously?) in primis. I due cercano di migliorare, ma dopo APPENA un allenamento, Spencer si prende una brutta storta e rischia la partecipazione alla competizione. Grazie ad una trovata di Roderick però, il ragazzo riuscirà a partecipare senza cortisone o altri aiuti medici. Il rapporto tra Roderick e Spencer continua ad essere solido: il football player e l’outsider che legano nonostante lo status sociale è una delle immagini simbolo di Glee e del messaggio che vuole trasmettere; il perpetuarsi di questo schema non è in questo caso mancanza di originalità ma una sorta di eredità lasciata ai posteri.

Manco a dirlo, le New Directions vincono le Sectionals battendo i Vocal Adrenaline: d’altronde c’era a rischio il futuro del Glee Club, ed essendo il terzultimo episodio, difficilmente sarebbe stato diverso.

Nonostante un’eccellente esibizione dei Vocal Adrenaline (“We Built This City” degli Starship e “Mickey” di Tony Basil), le New Directions conquistano il pubblico con una terna di PEZZONI (“Take Me To Church” di Hozier, “Chandelier” di Sia e “Come Sail Away” degli Styx) e con la loro solita empatia. Alcune note sulle esibizioni:

  • “Take Me To Church” è quasi tutta Rodney-centrica… avrei preferito qualche altro inserto, come Jane, usata invece “a mo’ di Mercedes” solo sul finale.
  • “Chandelier” è forse il pezzo più coinvolgente: Madison e Kitty molto convincenti nel pezzo e divertentissimi Spencer e Myron (che “disturba” il pubblico con tutina color carne e caschetto biondo – IO MORTO).
  • “Come Sail Away” mette in evidenza, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’enorme talento di Mason e la sua chimica con Madison. Per me il non averli sfruttati appieno rappresenta un vero e proprio spreco. Sono convinto che ci avrebbero regalato grandi cose.
  • In generale si tratta quindi di una buona esibizione anche se, mi duole dirlo, le precedenti generazioni erano nettamente superiori in ensemble.

Un nuovo trofeo quindi si aggiunge alla bacheca del McKinley: ci vengono riproposte le scene delle vittorie precedenti, rivediamo tutta la vecchia guardia (Finn incluso) e una lacrimuccia già scende. Il tempo degli addii e dell’autocelebrazione è ormai giunto.

Anche Sue in fin dei conti è contenta di questo risultato, anzi anche lei contribuisce alla vittoria delle New Directions: a detta sua infatti, la scelta dei pezzi dei Vocal Adrenaline, nonchè gli atti di bullismo perpetrati fino a poche ore prima della gara, hanno nel primo caso influenzato la giura a votare per le New Directions e fortificato, nel secondo caso, i ragazzi del Glee Club. Questa “redenzione” di Sue è dovuta ad un voler “restituire il favore” a Will e Sheldon per averla difesa in diretta TV. Questa di Sue Sylvester è francamente una storyline che non ho proprio compreso ma, onestamente, poco importa: la mia opinione è che già da qualche stagione, il personaggio di Sue era stantìo e oltremodo ripetitivo.

Lo scorso episodio ci lasciava anche con un annoso dilemma circa il futuro di Rachel: rinunciare alla NYADA o rinunciare alla parte in teatro? La ragazza non ha ancora preso una decisione e, a metterle ancora più dubbi, arriva anche un redivido Jessie St. James (tornato a Lima per qualche giorno per assistere la madre), che – surprise surprise – altro non è che il protagonista maschile dello spettacolo a cui dovrebbe prender parte Rachel. Per la ragazza sarebbe dunque un ritorno “in sicurezza”, perché il feeling artistico con Jessie è sempre stato altissimo e sarebbero poche le possibilità di un fiasco. A riprova del loro talento e della loro alchimia, Lea Michele e Jonathan Groff (star di Looking) ci regalano un fantastico duetto: “Listen To Your Heart” dei Roxette. Il divario tra la vecchia generazione e le successive, mi spiace dirlo, rimane comunque abissale, anche quando si esibisce un personaggio poco “simpatico” come quello di Jessie. Dopo le Provinciali Rachel maturerà la sua decisione, scegliendo la “cosa giusta”, ovvero continuare gli studi alla NYADA. Jessie comprende la decisione dell’amica e si congeda, non prima ovviamente di averle dato un bacio. Ma io dico… e Sam (il quale peraltro – sarà stato sonno, voglio sperare – mi sembra essere stato friendzonato)?? IO BOH.

Rimangono sempre degli annosi dubbi: l’utilità del Klaine nella puntata (se non l’orrenda mise di Kurt), che fine abbia fatto Artie e, in generale, perché mai Puck è stato inserito tra i regular della sesta stagione, che avrà detto sì e no tre battute?

I porcamiseria sono quattro, più per il cuore forse, che per la buona fattura dell’episodio.

In fin dei conti Glee è un outsider: una serie fatta male, recitata ancora peggio, dalle premesse coraggiose (insomma, far funzionare uno show musicale non è proprio una passeggiata), ma che comunque ti resta nel cuore.

 

Porcamiseria

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