Game Of Thrones5×05 Kill The Boy

L’episodio di questa settimana di Game of Thrones – Il Trono di Spade (QUI il recap del precedente…) è il classico episodio di metà stagione in cui si “prende la rincorsa”, ma nemmeno fin troppo, dato che di cose interessanti ne succedono, con anche un interessantissimo highlight storico-culturale sulle terre di Essos. Iniziamo proprio dalle terre a est del […]

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L’episodio di questa settimana di Game of Thrones – Il Trono di Spade (QUI il recap del precedente…) è il classico episodio di metà stagione in cui si “prende la rincorsa”, ma nemmeno fin troppo, dato che di cose interessanti ne succedono, con anche un interessantissimo highlight storico-culturale sulle terre di Essos. Iniziamo proprio dalle terre a est del Narrow Sea, dove una regina ha delle arpie da spennare.

IN CUCINA CON DAENERYS

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L’attacco nei vicoli ai danni degli Unsullied e di Ser Barristan Selmy miete le sue vittime: Grey Worm è malridotto e accudito da Missandei, mentre Selmy non ce l’ha fatta, per nostro sommo dispiacere. Dany ne ha le ovaie piene e sfodera subito l’espressione da Dracarys, pronta alla rappresaglia. Io già mi sfregavo le mani, con la città data alle fiamme mentre lei si lasciava alle spalle sti poveri derelitti e finalmente partiva verso Westeros, ma ovviamente è un’utopia.

La scena che segue tuttavia è spassosissima e decisamente cruenta. Hidzahr zo Loraq porta dalla Khaleesi tutti i reggenti delle famiglie nobili di Meereen, e lei decide di fare un primo passo deciso per contrastare gli sfuggevoli Sons of The Harpy: farli cagare in mano. I nobili vengono portati nella tana di Viserion e Rhaegal, minacciati di venire dati in pasto ai draghi se non fermano il massacro, e già che i pargoli hanno fame facciamo che uno glielo serviamo come antipastino flambé.

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Io ero gongolante alla vista dello schiavista dato in pasto ai cuccioli, ma all’atto pratico quanto potrà mai valere una mera azione di rappresaglia? Il secondo passo, forse più strategico, è l’unico che le consentirebbe di mettere un freno alle violenze in città: riaprire le arene di combattimento.

Anzi, ESAGERIAMO, facciamo sposare Dany e Hizdahr zo Loraq (che tra l’altro mi pare discretamente sdraiabile). Daario sarà felicissimo, roba che il Red Wedding in confronto sarà un aperitivo sui Navigli. Portata speciale della celebrazione: arrosto di Arpia.

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Non mi soffermo sull’amore tra Missandei e Grey Worm, che sono teneri ma non capisco la scelta narrativa, e mi soffermo invece su Dany, con una riflessione: per la prima volta ho assistito a un vero e proprio cambio di espressione sul suo volto, che potrebbe lasciar trasparire qualcosa di più della sua tipica risolutezza. Ora che non c’è più Ser Barristan ci sarà il rischio che possa impazzire, proprio come suo padre?

IL NORD NON DIMENTICA

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Una cosa che ho apprezzato particolarmente di questo episodio è stato l’approfondimento della condizione famigliare dei Bolton, con un occhio molto attento alla caratterizzazione dei personaggi (cosa che per inciso la saga dei libri ha parzialmente trascurato, al netto delle ormai palesi differenze negli eventi).

Siamo abituati al Ramsay psicopatico, che anche stavolta non si smentisce: tiene alle sue cagne concubine nonostante il futuro matrimonio con Sansa, al punto da proibire a Myranda di sposarsi, giusto perché la vuole tenere come giocattolo di riserva. A lei va benissimo così, ma le sue cattive intenzioni verso Sansa le trasudano da ogni poro: nonostante il loro scambio di battute tutte cortesie e sorrisini, la sguattera getta il sasso portando Sansa a rivedere Theon, rinchiuso nel canile, senza più un briciolo di umanità rimasta.

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Lo scambio di sguardi è molto intenso, anche se non è del tutto chiaro l’atteggiamento di Sansa: pietà, vista la condizione disumana dello schiavo? O compiacimento, dato che Theon avrebbe ucciso i suoi fratelli minori? Il dialogo avvenuto a pranzo, con tutti tesi come una corda di violino, pare far propendere verso la pietà, visto che tra i Bolton e il povero Reek il pericolo più grande per Sansa viene dai primi.

E parlando di pericolo, parole di conforto arrivano dalla donna di servizio, che ricorda a Sansa che semmai avesse bisogno di aiuto potrà accendere la candela nella stanza in cima alla Broken Tower. L’egemonia dei Bolton è più precaria di quanto si pensi, e non vedo l’ora del punto di svolta.

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Ramsay stesso per giunta vede la sua posizione a repentaglio, vista la gravidanza inattesa della matrigna Walda Frey, con una Sansa pazzesca che fa delle facce impagabili. Poche ciance, che c’è ancora una guerra da combattere: Stannis sta arrivando da nord, e non ci vorrà molto prima di un suo attacco.

Più passano gli episodi più la storyline di Sansa mi sta piacendo, data l’imprevedibilità e la delicatezza delle situazioni in cui si trova, oltre al modo in cui ora le affronta. Ancora di più, bravissima Sophie Turner, che parla poco ma comunica ogni sfumatura del personaggio alla perfezione.

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Ah, quasi dimenticavo Brienne, che cerca di mandare messaggi da lontano a Sansa. Il giuramento prestato a Catelyn va oltre ogni ragionevole idea di lasciar correre, dato che a questo punto sembra davvero una causa persa… A Winterfell potrebbe davvero succedere di tutto nei prossimi episodi!

LA VIA DELLA RICONCILIAZIONE

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Alla Barriera arrivano notizie sulla condizione di Meereen, con grande apprensione di Maester Eamon, unico parente rimasto alla Khaleesi (Eamon Targaryen è infatti il fratello del nonno di Dany). Non è l’unico motivo di apprensione che riguarda Castle Black, poiché Jon si trova esattamente tra l’incudine (i wildlings a Castle Black) e il martello (i Night’s Watch): il suo piano è di conciliare le due forze, andando a riprendere i wildlings fuggiti a nord della Barriera per portarli alla base ed impiegarli nella difesa del regno dalla minaccia dei White Walkers.

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La questione è delicatissima, dato che tutto rischia di andare a monte a causa del cattivo sangue che corre tra le due fazioni, ma Maester Eamon è categorico, con un suggerimento fondamentale, forse il punto cardine della transizione di Jon Snow da semplice membro dei Night’s Watch a loro comandante:

Kill the boy, Jon Snow, Winter is almost upon us. Kill the boy, and let the man be born.

Tutto molto facile a parole, dato che la resistenza è su due fronti. Thormund Giantsbane, quanto di più vicino a un sostituto per Mance Rayder, cede alle pressioni di Jon di andare a prelevare l’ultimo contingente dei wildlings, stanziante sull’isola di Hardhome, a patto che lo stesso Snow lo segua nella missione, onde evitare trappole.

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I compagni Night’s Watch sono molti e difficilmente persuadibili, ma c’è poco da fare: il costo di rifiutare una collaborazione tra le due parti sarebbe troppo alto, dato che un rifiuto (o peggio, un massacro) andrebbe a infoltire le fila dei White Walkers. L’unica soluzione è ingoiare il rospo e cercare di seppellire l’ascia di guerra.

Nel frattempo Stannis è in partenza verso Winterfell, ma prima sprona Samwell Tarly sulle sue ricerche sull’ossidiana, unico materiale efficace contro i White Walkers e presente in grandi quantità a Dragonstone. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che gli sceneggiatori stiano facendo emergere il lato più umano di Stannis, già intravisto nello scorso episodio, forse per riuscire finalmente a farci empatizzare con l’ultimo erede dei Baratheon. Ho sempre trovato Stannis abbastanza piatto e tutt’altro che simpatico, quindi questa sua evoluzione è più che benvenuta (addirittura con la battuta da Grammar Nazi), finalmente!

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Un po’ del passato di Samwell viene rivelato nel dialogo con Stannis e in quello con Gilly, in cui viene posta l’attenzione sul suo desiderio represso di diventare Maester, messo da parte dopo l’arruolamento nei Night’s Watch.

Ultimi saluti fugaci e ultime occhiate languide di Melisandre, che non è riuscita a ottenere la minchia quello che voleva da Jon Snow, e via verso nuove avventure!

ATTRAVERSO VALYRIA

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Ser Jorah Mormont e Tyrion proseguono la loro lenta traversata verso Meereen, e se la geografia non ci inganna la via più breve via mare è attraverso l’antica Valyria, città dalla tecnologia avanzatissima ma distrutta in circostanze misteriose in quello che viene ricordato come il più devastante cataclisma nella storia del continente: The Doom of Valyria. Mi trasformo un attimo in Piero Angela e vi racconto.

L’enorme esplosione, datata un secolo prima della conquista di Aegon Targaryen (quindi parliamo di circa 400 anni fa), distrusse la città e la penisola circostante, lasciando devastazione e un fumo perenne ad aleggiare lungo i corsi d’acqua e le terre formatisi. Un altro effetto, perlopiù folcloristico, lo diedero le leggende che iniziarono a circolare sull’antica città, sostenendo che chiunque provi ad attraversare la sventurata penisola sia vittima di un terribile destino.

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I due naviganti, dopo aver ricordato il passato dell’antica civiltà, hanno un grosso problema da affrontare, venendo attaccati dagli Stone Men. Questi esseri, destinati a una morte lenta e dolorosa, sono affetti dalla forma letale e altamente contagiosa di Greyscale, la stessa malattia che affligge la piccola Shireen Baratheon, ma da cui lei è stata salvata. La malattia trasforma lentamente la pelle facendola diventare come pietra, e facendo impazzire gli infetti che diventano pericolosi come animali rabbiosi.

L’imperativo è NON FARSI TOCCARE, pena il contagio, e almeno i due riescono a salvarsi per miracolo. Il guaio è che Jorah inizia ad avere una strana formazione scagliosa sul polso, mentre Tyrion, nonostante sia stato tirato sott’acqua dagli Stone Men al momento non porta segni evidenti. Il tempo stringe lungo la strada per Meereen, ma guai a voi, sì voi sceneggiatori, se mi fate morire Lord Friendzone.

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Episodio interessante, con numerosi e importanti dettagli storici utili, e una buona dose di approfondimento dei personaggi, per quanto si senta la mancanza di King’s Landing e del faccino dolce di Margaery. Non è la puntata perfetta, con pochi spazi per momenti di alta tensione, ma immagino si stia preparando il terreno per gli eventi a venire. Darei serenamente 4 porcamiseria su 5.

4

Avete dato il meglio con i vostri tweet per questo episodio, eccone alcuni fra i più divertenti!

@psicofuffa certi pranzi Bolton-style però li abbiamo vissuti un po’ tutti…

D’accordissimo con @max_the_wicked, Sophie è una grandissima attrice

@Stefo89 Salvini alla Barriera #subito

@CiLia_LiaCi1 io un goccetto gliel’avrei dato, almeno per farlo stare zitto…

https://twitter.com/CiLia_LiaCi1/status/597867850620116992

 

Porcamiseria

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