SpecialiCompagni di Divano

Siete seduti su un'icona ma forse non lo sapete: come il divano ha cambiato le serie TV e come trasformerà SerialFreaks.

A chi vi dice che la televisione sia la più grande invenzione del XX secolo gettate un guanto di sfida e preparatevi a duellare all’alba contando dieci passi. Sicuramente la scatola magica ha cambiato le nostre vite, ma non sarebbe andata lontana senza il partner perfetto, amante discreto e silenzioso che la contempla notte e giorno in lontananza: il divano. Una storia d’amore platonica fatta di sguardi e rimandi, una continua celebrazione della quotidianità sempre uguale a se stessa eppure così capace di assorbire gli eventi che la sfiorano. La televisione non può fare a meno del proprio compagno, tanto da renderlo oggetto venerato al pari di una moderna icona, camuffandolo significativamente nelle narrazioni televisive contemporanee. Non sono pochi, infatti, i sofà entrati nella storia della TV attraverso serie che li hanno trasformati in oggetti di culto.

Il divano come appartenenza

La prima, senza dubbio la più importante, celebrazione di questo elemento d’arredo arriva dai Simpson, il cui show ha costruito una vasta mitologia di gag sul divano, trasformandolo nel quinto membro della famiglia (sì, persino prima di nonno Abe!), sulle cui mini-storie si sono concentrati artisti del calibro di BanksyGuillermo del ToroDon Hertzfeldt, Sylvain ChometMichal Sochao sono state create parodie di serie TV famose (Breaking BadGame of Thrones, Mad Men). Per i Simpson il divano è essenziale, non accessorio ma strumento di comunione, riunione e appartenenza: la famiglia americana, di cui Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie sono una caricatura non troppo esagerata, si compone di televisione e divano, oltre i quali il nucleo familiare, pur collegato, non è unito né presente a se stesso. Poiché composto di distanze, pur contenute, non può essere il tavolo da pranzo a trasmettere la prossimità del contatto affettivo, che sul divano trova la sua espressione nella condivisione intima di uno spazio pelle contro pelle, spalla contro spalla, di risate comuni che acquistano volume, di lacrime che scivolano sulla mano del vicino. Il divano è il luogo dell’abbraccio, dove i corpi sono portati a farlo.

Il divano come amicizia

Un’altra serie che ha reso iconico il sofà è certamente Friends, che ha trascinato divani per dieci imperdibili stagioni tra sigla, appartamenti e locali di New York. Sta proprio in questo movimento l’elemento caratterizzante della serie nell’ottica di quell’elemento percepito fino a quel momento come casalingo: la casa è il luogo della famiglia, il locale e la strada invece sono per gli amici, e lì loro hanno diritto al proprio divano, davanti a una fontana o riservato al Central Perk di fronte a un caffè caldo. La condivisione non è più privata nell’intimità delle proprie pareti, ma tra le mura estranee (o addirittura all’aperto) di un luogo pubblico, in cui il divano è lo spazio dove ritrovare la propria quotidianità nell’altrove, un pezzo di casa all’esterno, un’isola conosciuta in un mare troppo grande per essere esplorato. Non è un caso che, da allora, le serie incentrate su un gruppo di amici particolarmente unito abbiano puntato sul significato iconografico del sofà per rendere la forza del legame che condividono: basti pensare ad How I Met Your Mother, che ha riportato all’interno dello spazio chiuso il comodo divano (non a caso, ma riflettendo ansie e nuovi paesaggi delle amicizie degli anni 2000, post-Friends), o The Big Bang Theory, in cui il divano di casa Cooper-Hofstadter diventa addirittura protesi dei disturbi del primo e torre d’avorio in cui ritirarsi in sicurezza.

Il divano come arte

L’etimologia di “divano” ci porta oltre l’occidente, andando a pescare un’origine interculturale del termine. Nella letteratura araba, turca e persiana (dove il lemma è nato) con la medesima parola si indicano raccolte di poesie, e con lo stesso significato lo utilizzò Goethe nella sua opera poetica Il divano occidentale-orientale. Salvador Dalì creò il suo ritratto di Mae West trasformando un divano nelle labbra dell’attrice. In TV, pur con i dovuti distinguo, ci sono diversi momenti forti in cui il divano diventa co-protagonista della scena, tanto da imprimersi bene in mente nei ricordi di telespettatore. Due in particolare sono gli esempi che ci tornano alla memoria, ma molti altri episodi sicuramente andrebbero elencati. Il primo è questo:

Il terrore di quella scena di Twin Peaks è palpabile, disturbante e nauseante: all’improvviso Bob è in casa, rompe il sacro spazio familiare dopo aver portato via Laura Palmer, eppure, nel suo essere estraneo, nelle sue violente e rapide movenze, si destreggia con dimestichezza nel salotto, si dirige verso di noi col fare sicuro di chi quella casa la conosce bene, di chi quel divano l’ha vissuto e adesso lo calpesta con disprezzo, come una vita che non accetta. Altro sofà, altra storia: siamo a Sunnydale, nel 2001. Per la cacciatrice è un normale giorno tra un’apocalisse e l’altra, ma il suo mondo, quello personale, sta per crollarle addosso.

I ricordi legati a quella scena sono completamente drammatici. Acuiti dalla mancanza di qualsiasi commento sonoro, per scelta del regista Joss Whedon, quei momenti segnano la fine inaspettata di un percorso seriale profondo, dipingendo un corpo freddo su un oggetto caldo, l’inevitabilità che irrompe nel quotidiano, la rigidità della morte su un morbido tessuto impregnato di vita. Sullo stesso divano, appena un finale di stagione prima, la Scooby Gang aveva affrontato la Prima Cacciatrice.

S(o)F(a) – S(erial)F(reaks)

Perché questo preambolo, a tratti insano, scritto da e per un divano? SerialFreaks ha da poco compiuto due anni e per festeggiarli a dovere è partita una nuova fase, che è coincisa anche con la nuova veste grafica della homepage del sito. In questi due anni, insieme a voi abbiamo costruito questo divano sul quale puntualmente ci sediamo, quasi un rituale religioso, con scadenze fisse per guardare e commentare le nostre serie tv preferite (e anche quelle che ci piacciono meno). Da bravi artiggggiani della qualità lo abbiamo assemblato pezzo dopo pezzo, tessuto dopo tessuto e colore dopo colore, basandoci sui vostri pareri per renderlo il più comodo possibile per tutti. Lo stiamo ancora facendo e continueremo a farlo per tanto tempo, perché il divano è una responsabilità, e, anziché tenerlo sotto la plastica come quelli di zia Assunta ne La Tata, preferiamo viverlo, per cambiarlo una recensione alla volta. Grazie a voi siamo cresciuti tanto, un risultato che abbiamo ottenuto insieme, seduti comodamente ad esultare sui nostri cuscini virtuali. Per questo motivo abbiamo pensato che per descriverci non potesse esserci claim più adatto che “i tuoi compagni di divano“: perché vi vogliamo, ancora una volta, accanto a noi a commentare gli episodi più belli (o i più brutti), a proporci suggerimenti o serie nuove, a interagire spesso con noi, ché il divano è sì una responsabilità, ma non solo passiva. Ci impegniamo a rendere questo sofà più comodo, per chi c’è già, e più grande, per chi vorrà accomodarsi con noi.

I vostri compagni di divano

 

P.S. Imprescindibile l’ascolto di questa canzone mentre leggete!