Forever1×14 Hitler on the Half-Shelf

Qui su SerialFreaks non siamo soliti seguire serie di tipo procedurale. Primo: perché ci stufiamo in fretta di telefilm che presentano per la quasi totalità episodi autoconclusivi. Da cui, secondo: perché – è un po’ la mia fissa, vi chiedo di scusarmi – ci piace vedere i personaggi evolvere, mutare, modificare le loro convinzioni e […]

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Qui su SerialFreaks non siamo soliti seguire serie di tipo procedurale. Primo: perché ci stufiamo in fretta di telefilm che presentano per la quasi totalità episodi autoconclusivi. Da cui, secondo: perché – è un po’ la mia fissa, vi chiedo di scusarmi – ci piace vedere i personaggi evolvere, mutare, modificare le loro convinzioni e i loro comportamenti a causa degli eventi che vivono nelle varie puntate. È la base della narrazione, i personaggi devono compiere un viaggio, prima di tutto interiore, e tendenzialmente nei procedurali questo non accade: ogni cambiamento/mutamento del personaggio o del suo carattere è come se venisse resettato nell’episodio successivo. Ma Forever, che rientrerebbe appieno nella categoria, con questo episodio si muove finalmente un pochino nella direzione giusta.

Hitler on the Half-Shelf parte come uno dei tanti episodi filler, seppur con un certo fascino in più – del resto si sa, tirare in ballo i Nazisti è quasi sempre garanzia di successo – ma mentre il nostro Henry Morgan è alle prese con il suo caso settimanale, è il fidato Abe a diventare il centro delle vicende.

Finalmente scopriamo qualcosa in più su di lui: già sapevamo che era stato in un campo di concentramento, ora sappiamo che si trattava di Auschwitz, che era il 1945 e che era finito lì con i suoi veri genitori, di cui finalmente apprendiamo l’identità. Ma nessuna di queste rivelazioni sarebbe stata possibile se non fosse per Adam, finalmente back in the game dopo la sua dipartita a Natale.

Su Adam scopriamo ancora di più: è stato oggetto di esperimenti degli scienziati nazisti che cercavano di riprodurre la sua immortalità, motivo per cui nutre un profondo rispetto per il suo compagno di deportazione Abe, e dalle analisi di Henry scopriamo anche che è l’autore di uno dei due omicidi dell’episodio (il più efferato, manco a dirlo) e che ha gli anticorpi di praticamente qualsiasi malattia l’uomo abbia conosciuto, peste bubbonica compresa. Avere 2000 e rotti anni ha indubbiamente i suoi vantaggi.

Dal canto suo, vediamo Henry mutare, seppur delicatamente, il suo atteggiamento: la rivelazione che Adam non era un nazista bensì un deportato come Abe e Henry stesso, oltre al fatto che ha svolto una parte attiva nel far conoscere a Abe l’identità dei genitori, ha smosso qualcosa in lui, e nonostante continui a vederlo come un killer e uno psicopatico, sta iniziando a provare quantomeno rispetto per il suo “avversario”.

Questi piccoli avanzamenti della trama principale, oltre a un caso settimanale ben costruito e un atmosfera davvero intrigante, mi farebbero dare 4 Porcamiseria su 5 all’episodio. Ma non posso davvero darne più di 3, perché ho come la sensazione di aver appena visto una mosca bianca, e che dalla settimana prossima si torni ai soliti episodi autoconclusivi, belli e ben costruiti, ma alla lunga stancanti. Speriamo che il ritorno di Adam sia, d’ora in avanti, qualcosa di più concreto di semplici telefonate minatorie a Henry. Che il pugnale romano così disperatamente voluto da Adam significhi qualcosa?

voto-3

Porcamiseria

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