The Flash4×11 The Elongated Knight Rises

Una nuova, imbarazzante puntata per The Flash, che questa settimana tocca vette di raro trash e ottiene l'effetto contrario: se doveva farci ridere, ci ha semplicemente fatto piangere. Per la dignità perduta o perché semplicemente ci siamo chiesti chi mai ci ridarà indietro quaranta minuti di vita sprecati tra villains grotteschi e supereroi che non hanno nulla di super - a parte il potere di irritarci, ma questo è un altro discorso.

2.3

Benvenuti. Questa è la breve, triste storia di come una serie tv possa superare i livelli di imbarazzo di un jump the shark – ed è arduo raggiungere un tale picco di trash – e arrivare a farti pensare, per quaranta interminabili minuti, una sfilza di semplici domande: cosa diavolo sto guardando? Com’è potuto succedere? Ma fanno sul serio? Ma, soprattutto, perché? Prendiamo quindi in prestito le parole di Caitlin, in tutt’altro contesto, per ribadire il concetto: questo episodio di The Flash è semplicemente imbarazzante.

Non è possibile scrivere una recensione sensata per una puntata che non è neanche un filler; quando la trama orizzontale va in pausa – tirare le canoniche 22 puntate spesso è dura o non è affatto necessario – capita che ci siano episodi gradevoli, divertenti, persino interessanti. Sfatiamo il mito che ogni filler debba essere per forza una cagata buffonata non richiesta. E soprattutto, una serie televisiva degna di questo nome non è solo trama orizzontale, altrimenti verrebbe meno il concetto di serialità e sarebbero tutte considerate mini-film a puntate. La tendenza generale è un po’ questa, ultimamente. In The Flash però no, proprio no: prende la puntata di transizione, dopo il ritorno della scorsa settimana, e decide di buttare in vacca tutto quanto. Ed è l’unico termine tecnico utilizzabile in questo caso: buttare in vacca.

Questo episodio di The Flash è semplicemente imbarazzante.

Parliamo di Ralph Dibney, ad esempio. Il personaggio di Elongated Man – che in questo episodio acquista finalmente il suo nome fumettistico – è un pagliaccio, qualcosa che va oltre il comic relief per diventare quasi fastidioso. Le sue battute e il suo modo di fare, tra l’altro, non fanno neanche ridere – sfido chiunque ad affermare il contrario; citiamo il rutto post assorbimento esplosione di una bomba, ad esempio. No, non sto esagerando. Incentrare un episodio su di lui e sulla sua affermazione come nuovo supereroe di Central City non è stata una scelta vincente; se non altro, l’episodio di addio al nubilato/celibato aveva una qualche dignità ed era perlomeno divertente. Dibney faceva ciò per cui è stato creato anche nei fumetti: intratteneva. In questo caso invece assistiamo a un buffone che gira per la città con un costume ridicolo, cerca di rimorchiare giornaliste, si fa venire attacchi di panico e crisi identitarie e si risolleva nel finale con un discorsetto infiocchettato di un Barry galeotto. La fiera delle banalità e delle frasi fatte sarebbe più originale.

I villains della puntata sono uno scherzo. Di pessimo gusto, potremmo aggiungere, perché oltre a regalarci momenti di rara bruttezza – quella sorta di Furby de noartri sciolto dall’acido, pescato direttamente da Legends of Tomorrow, è terrificante – non sono neanche in grado di essere credibili come antagonisti pazzi. Sono, e torniamo a ripeterlo, semplicemente imbarazzanti. Non basta riferirsi blandamente alla serie degli anni ’80 per dargli una dignità, dato che probabilmente avete fatto piangere Mark Hamill – il Trickster originario e padre della sua brutta copia. Non parliamo del momento “resa dei conti”, perché tra tutti quanti sono stati in grado di rendere il Benny Hill Show un gioiello di coreografie. Mancavano solo gli effetti sonori e il quadro sarebbe stato completo.

E potremmo anche parlare della storyline di Barry Allen, che nell’unico momento della sua vita in cui avrebbe dovuto correre e sistemare tutto prima di essere arrestato, decide di stare fermo e beccarsi un ergastolo. La faciloneria delle accuse, la routine in prigione che ci interessa quanto un documentario sulla vita sessuale delle locuste, quella parvenza di “diamogli qualcosa da fare” incarnata dall’ex amico di suo padre che si sente in debito con Allen Junior perché è stato operato d’appendicite, salvandogli così la vita. Capite l’ironia? Il carcerato più minaccioso di Iron Heights è in debito con Barry perché il padre gli ha tolto l’appendice. Sono solo io a vederci del grottesco in tutto ciò? Stendiamo un velo sugli incontri tra lui e Iris, utili quando una borraccia bucata nel deserto e ugualmente logoranti: uno stillicidio che non sentivamo necessario.

Cosa si salva in questa puntata? Nulla. Neanche la sconosciuta intravista già durante il matrimonio di Barry e Iris che riappare e verga pagine e pagine degli stessi simboli con cui Barry si esprimeva subito dopo essere uscito dalla Speed Force. Verrà dal futuro? Probabilmente. Forse è la figlia di Barry e Iris? Magari. Ci interessa davvero scoprirlo? No. La sofferenza nel vedere Max di Black Sails unirsi a questo circo, dopo averla lasciata a regnare su Nassau, è indescrivibile.

A questo punto, The Flash ha firmato la sua condanna. Qualsiasi puntata che verrà dopo, per quanto bella e ben strutturata, non potrà mai cancellare il ricordo di The Elongated Knight Rises. E se il nome voleva essere una parodia a uno dei migliori film supereroistici della categoria, non doveva necessariamente esserlo anche la puntata.

  • 2/10
    Storia - 2/10
  • 3/10
    Tecnica - 3/10
  • 2/10
    Emozione - 2/10
2.3/10

In breve

Brutto. Si può dire brutto? Meglio imbarazzante, smorza leggermente il tono da chiacchiere-da-bar e ci dà un’aria più seria in questa critica spietata. A chi ribatte dicendo che The Flash è un telefilm leggero e non si può pretendere di più, di prenderlo così come viene, si può rispondere che la leggerezza non significa perdere di vista la coerenza e la dignità narrativa. Qua siamo oltre il fondo e stiamo scavando.

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Al peggio non c’è fine, dunque. Mi sbagliavo:

Lavoro? Cos’è, si mangia?

Solo spegnerlo?

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Porcamiseria

2.3

Brutto. Si può dire brutto? Meglio imbarazzante, smorza leggermente il tono da chiacchiere-da-bar e ci dà un’aria più seria in questa critica spietata. A chi ribatte dicendo che The Flash è un telefilm leggero e non si può pretendere di più, di prenderlo così come viene, si può rispondere che la leggerezza non significa perdere di vista la coerenza e la dignità narrativa. Qua siamo oltre il fondo e stiamo scavando.

Storia 2 Tecnica 3 Emozione 2
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