The Flash3×20 I Know Who You Are – 3×21 Cause and Effect

La battaglia contro Savitar continua, portando il team Flash ad incrociare i passi di una fisica emergente dalle abilità intuitive straordinarie, che potrebbe rivelarsi fondamentale per la vittoria. Nel frattempo, Killer Frost continua a catalizzare l'attenzione, dandoci sempre più elementi per arrivare alla definitiva rivelazione dell'identità del velocista.

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Come da canovaccio, la terza stagione di The Flash ha finalmente messo il turbo, rovesciando addosso al suo pubblico una massiccia dose di rivelazioni e svolte di trama piuttosto importanti che, ormai è inutile ripeterlo, arrivano con un ritardo non troppo perdonabile.

Dr. Snow and Mrs. Frost

Dopo l’ottima premessa dello scorso episodio, a ricevere grande spazio in entrambe le nuove puntate è il nuovo braccio destro di Savitar, la temibile Killer Frost: protagonista quasi assoluta in I Know Who You Are, l’alter-ego della dottoressa Snow continua a mettere i bastoni tra le ruote al team, eseguendo freddamente tutti gli ordini del suo mandante. La battaglia, per il gruppo degli STAR Labs, non è forse mai stata così difficile: il nemico non solo ha un volto conosciuto e amato, ma è anche in grado di far leva sui sentimenti e le debolezze più profonde dei protagonisti, usandole come un’arma. Sicuramente degna scagnozza di Savitar, del quale ci occuperemo tra poco, Killer Frost lo supera senza dubbio per il suo impatto sul pubblico e sui personaggi stessi: è infatti intorno a lei che ruotano non solo gran parte delle scene d’azione del primo episodio, ma anche i dialoghi, tutt’altro che secondari, tra Cisco e Julian, i quali entrano sin da subito in conflitto riguardo all’approccio da mantenere nel tentare di risolvere la questione.

Le forti insicurezze di Cisco, impaurito dall’intraprendere uno scontro con la sua migliore amica, cedono spazio in Cause And Effect ai tentativi goffi, ma molto teneri ed in character, di riportare alla luce Caitlin Snow, approfittando di un momento in cui la metaumana ha bisogno dell’aiuto del team e viceversa. Tentativi che, apparentemente, sono riusciti almeno un po’ a scalfire la corazza che la donna si è costruita intorno dopo la trasformazione e che potrebbero lasciare margine, negli ultimi due episodi, per un utilissimo focus sull’amicizia che la lega ai suoi ex-compagni di avventure. L’intervento nefasto di Killer Frost è inoltre essenziale non solo per la rivelazione dell’identità del supervillain della stagione, ma anche per la chiusura del noioso e banale segmento riguardante Joe e Cecile; il rapimento di quest’ultima da parte della metaumana sarà l’occasione per alleggerire le spalle del detective dell’onere di rivelare tutto alla nuova compagna, che già ha intenzione di portare la relazione ad un livello superiore, in cui i segreti circa la doppia vita della famiglia West non sono di certo ammessi.

The Poet and the Physicist

Ad aiutare il team Flash in un momento così critico è una new entry molto particolare, il cui nome è stato già introdotto dal Barry del futuro poco prima che il suo alter-ego a noi contemporaneo tornasse nel 2017. Il debutto di Tracy Brand in questi due episodi è un’inaspettata ventata d’aria fresca per lo show, proprio quel tocco di follia che solo una sbandata dottoranda in fisica, dal temperamento iperattivo e dall’intuito esemplare, avrebbe potuto portare. Se il suo ruolo in The Flash sarà limitato a questi ultimi episodi o meno, non ci è dato saperlo, però è innegabile come la sua geniale mente sia perfettamente in linea con le necessità del team, oltre che con le attenzioni del suo corrispettivo maschile.

La chimica tra Tracy e HR, sottolineata quasi fino alla nausea in questi due episodi, va a fare da contrappeso, con la sua leggerezza e scarsa serietà, alle pompose e difficili relazioni amorose principali cui in questa stagione è stato lasciato, purtroppo, uno spazio eccessivo. Inoltre, dopo aver fatto da spalla per quasi 20 puntate, era certamente necessario che anche lo stravagante poeta uscisse dall’ombra della macchietta, dove era stato relegato, e assumesse, sempre in virtù del suo ruolo di comic relief, una centralità diversa e ben più “attiva”.
La superficialità e la poca attenzione che sono ormai diventate sintomo dell’inarrestabile calo della scrittura di The Flash si manifestano pienamente nella totale improvvisazione dei lavori di Tracy, che nel giro di un episodio e mezzo riesce già a costruire dal nulla e con un tempismo fin troppo miracoloso il Bazooka della Forza della Velocità – Cisco, aiutali tu con i nomi, per favore.

Where My Demons Hide

Il tema centrale di questa doppietta di puntate è, però, la progressiva rivelazione dell’identità di Savitar, più volte lasciata a metà nel corso della stagione. Come molti avevano teorizzato, soprattutto prestando attenzione alle parole usate dal velocista per parlare di sé, egli non è altri che un Barry del futuro o, più precisamente, un suo residuo temporale che ancora deve essere creato e che ha bisogno proprio della morte di Iris e del totale crollo psicologico del protagonista per prendere il controllo della sua persona e rinascere, non più come residuo, ma come unico e vero Barry Allen. Una spiegazione che, superato il momentaneo shock e la pausa di una settimana tra un episodio e l’altro, ci rendiamo subito conto far acqua da tutte le parti.

Stavolta, difatti, non basterà sicuramente descrivere la nascita di Savitar come un loop eterno e vizioso dal quale non si può scampare, come fa Cisco in Cause And Effect, e gli interrogativi circa la sua creazione restano ancora irrisolti e urgenti. Tuttavia, chi si intende un po’ di queste serie sa benissimo dove andrà a parare il discorso, ossia proprio nella direzione presa da questo secondo episodio: le riflessioni di Barry sul mostro che si cela dentro di sé, che ricalcano troppo pedissequamente le parole che sentiamo provenire dalla bocca di Oliver Queen da ormai cinque stagioni, non possono che lasciare sempre più perplessi rispetto alla mancanza di originalità che questo show non si stanca di mettere in campo. E, ovviamente, a nulla serviranno i discorsi motivazionali della donna amata o la pseudo-comica storyline della perdita della memoria: il tarlo dell’assurdità di questa rivelazione continua a rosicchiare insistentemente la credibilità dell’episodio e dell’intera serie, le cui possibilità di miglioramento vengono ridotte, come prevedibile, alla presenza di Killer Frost e Tracy Brand, seppur con tutti i propri limiti.

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