Fear The Walking Dead2×02 We All Fall Down – 2×03 Ouroboros

La difficoltà di reagire di fronte alla fine del mondo cercando al contempo di salvare la propria famiglia e la propria umanità: Fear The Walking Dead affronta ancora una volta questi temi sviscerandoli in due puntate forti. Su SerialFreaks la nuova doppia recensione.

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Continua il viaggio di Fear The Walking Dead nel mondo apocalittico al principio della minaccia dei walker. Le avventure della Abigail fanno di tutto tranne rassicurare chi si era messo l’anima in pace pensando che il mare sarebbe stata la soluzione migliore. Saranno l’inquietante incontro con altri sopravvissuti e il difficile rapporto di fiducia che lega i nostri a dipingere pian piano lo sfondo che anima la realtà del nuovo mondo.

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We All Fall Down

Rispetto alla serie originale, Fear The Walking Dead ha spinto più spesso sull’aspetto umano e in particolar modo sulle dinamiche familiari che caratterizzano un mondo appena ritrovatosi all’inferno. Questo inizio della seconda stagione non è da meno: inevitabilmente se si considera che ben due – a tratti tre – famiglie, Salazar e Manawa/Clark rappresentano i 7/8 dei protagonisti. Un’altra famiglia si affaccia però nella narrazione nella prima delle due puntate prese in esame: si tratta dei Geary, piccolissima comunità di appena 5 sopravvissuti. I nostri si trovano ad essere accolti sull’isoletta di questi nella speranza di fuggire ai danni procurati dalla molesta umanità di AliciaGeorge, il capofamiglia Geary, nonostante l’apparente pacatezza nasconde un carattere violento e psicotico, tanto da costringere tutta la famiglia a vivere (e nel caso morire) sull’isola. La moglie non condivide questo suo attaccamento per la terra, e chiede a Madison di portare via i figli più piccoli; purtroppo la cosa non finisce bene per nessuno, men che meno per i Geary, che si ritrovano dimezzati a fine puntata.

Per la serie “Personaggi in cerca di sprangate sui denti”, Chris comincia a sviluppare una loryte acuta che lo porta ad essere fuori luogo e irritante in qualsiasi contesto. Lo sfogo bagnato e il garbato funerale della scorsa puntata non hanno placato l’animo del giovane, il quale, sempre più irrequieto, trova conforto nell’imparare a fracassare il cranio ai non-morti, probabilmente immaginando che al posto loro ci sia il padre. Rapporti tesi anche nella famiglia Salazar, dove Ofelia non ha ancora perdonato il padre per averle tenuto nascosto il suo passato da Sayd Jarrah. In realtà Daniel interpreta i sentimenti del pubblico ignorando apertamente i sentimenti della figlia per concentrarsi meglio sui segreti di Strand. Anche tra Nick e Madison le cose non sono propriamente lineari, a causa in parte della sfiducia nei confronti di Strand che finisce inevitabilmente per condizionare il rapporto col figlio, che invece sembra confidare nel capitano senza remore.

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La quotidianità e quel senso di “normalità” che caratterizzavano il mondo pre-apocalittico sfumano puntata dopo puntata per lasciare spazio a uno scenario sempre meno umano il cui tratto più inquietante è ad opera dei vivi e non dei morti. Le fiamme che avvolgono San Diego e tutte le città della costa consegnano al fuoco quel briciolo di speranza che poteva albergare nel cuore dei nostri, lasciando insieme alla cenere un sentimento d’impotenza misto a un pessimismo nichilistico per cui “la natura vince sempre“.

Tre porcamiseria e mezzo perché al netto delle buone intenzioni e della narrazione sviluppata bene sussistono ancora elementi illogici che infastidiscono e punzecchiano lo spettatore (perché fidarsi in mare no ma sulla terraferma sì?) insieme ad alcuni cliché di genere.

3.5

 

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Ouroboros

Checché ne dica la mia anima terrona, il mare rappresenta una delle paure inconsce più frequenti. L’ha capito Spielberg quando presentò Lo Squalo, lo hanno riproposto in tanti negli anni successivi (Open Water The Ring 2 per citarne giusto due) e anche Baywatch ha contribuito a creare una certa ansia per le acque (o per David Hasselhoff). Giocare col timore degli abissi è quindi relativamente facile, così come semplice era immaginare che in questa stagione di Fear The Walking Dead ne avremmo avuto una variante in salsa zombie. Già nelle scorse puntate ne avevamo avuto un assaggio, e il terzo episodio si apre con un cold open che richiama un po’ le atmosfere spielberghiane mentre introduce due nuovi personaggi (tra cui Due Facce di Batman) che arrivano diretti dallo spin-off  online Fear The Walking Dead: Flight 462. L’episodio si gioca inizialmente su tre fronti: da una parte abbiamo Madison che affronta Strand riuscendo a carpirgli qualche informazione sulla sua destinazione e sui suoi piani, dall’altra ci sono Daniel, Chris il benvoluto, Nick e Alicia che vanno sulla terraferma a fare razzia di ciò che resta dei bagagli del volo precipitato; infine c’è Travis, che grazie al manuale “Yacht for dummies” è costretto a indossare i panni del tuttofare per riparare la Abigail in avaria, arrivando a rischiare la vita e a ritrovarsi letteralmente nella melma per farlo.

Nel tentativo di sfogare ancora una volta la sua rabbia, Chris si ritrova a dover uccidere un essere umano per porre fine alle sue sofferenze. La cosa non lo rende felice ma non sembra avergli creato troppi problemi, probabilmente anche a seguito dei frettolosi avvenimenti che sono sopravvenuti. È probabile che il giovane Manawa risentirà successivamente delle conseguenze di questo omicidio a fin di bene, nella speranza che ciò possa portare il personaggio ad assumere contorni più interessanti che invoglino lo spettatore a formulare nuovi imperativi oltre al consueto “ammazzati” o “crepa”. Lo schianto dell’Oceanic 815 del volo è anche l’occasione per far apprendere al gruppo “il trucchetto delle budella”, grazie al quale Nick riesce a passare inosservato in mezzo a una mandria di walker non senza prima aver visto la morte in faccia (letteralmente). Questo costante dileggio della morte fa da contraltare alla paura del giovane sfattone di morire, disegnando intorno al personaggio un sadico quanto paradossale attaccamento alla vita nella sue forme più pericolose.

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La cooperazione e i compromessi con la propria umanità rappresentano la spina dorsale di questa puntata, con Travis che mette da parte le proprie remore per appoggiare pienamente Madison, o la stessa donna che accetta di venire a patti con Strand in vista di un bene non comune ma condiviso; lo stesso Daniel deve infine ammettere a sé stesso che necessita dell’aiuto di Nick per tenere in vita Ofelia, venendo meno alla sua idea di affari di famiglia. Tuttavia il finale, coerente quanto inaspettato, stralcia di netto anche quel piccolo filo che ci rendeva umani, ricordandoci che i patti col diavolo si firmano col sangue.

A causa di qualche scelta narrativa troppo stereotipata e di qualche azione illogica dei personaggi, Ouroboros sfiora il massimo ma si accontenta di quattro porcamiseria e mezzo per una puntata tanto forte quanto cruda, difficile da guardare senza distogliere lo sguardo e con un finale che ci lascia in balia del silenzio delle onde.

4.5

 

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Dai, quello incagliato nella Abigail non era male:

Arma base per il prossimo Resident Evil:

E se non fosse colpa di Alfredo?

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