Doctor Who11×02 The Ghost Monument

Alla fine del primo episodio abbiamo lasciato il Dottore e i suoi companion alla deriva nello spazio profondo, destinati a una morte sicura e senza TARDIS in vista. Come sopravviveranno? Dov'è finito il TARDIS? E cosa li attenderà sul pianeta Desolazione?

7.0

Il secondo episodio della nuova stagione di Doctor Who ci lascia con alcune certezze, qualche domanda sulla trama della stagione e una perplessità.
Intanto, come era chiaro dal finale del primo episodio, la storia riparte da dove si era interrotta rendendo The Ghost Monument quasi la seconda parte di un lungo pilot.

E questa atmosfera da seconda parte del pilot si respira anche durante l’episodio: abbiamo la ricerca del TARDIS, ancora assente dallo schermo; abbiamo il gruppo di companion che ancora si deve affiatare con il Dottore; abbiamo più di un richiamo agli eventi della scorsa settimana, una cosa del resto naturale dato che per i personaggi è passato pochissimo tempo.

(C) BBC / BBC Studios – Photographer: Coco Van Opens

Avevamo lasciato i quattro teletrasportati nello spazio aperto domandandoci come sarebbero potuti sopravvivere.
La risposta arriva sotto forma di due astronavi che li caricano immediatamente, in posti diversi: Graham e Ryan finiscono nella navicella di Angstrom, una pilota dai modi spicci che punta con decisione ad atterrare sull’elusivo Final Planet e che pare convinta loro siano lì per un qualche motivo legato alla sua stessa presenza; il Dottore e Yaz invece sono recuperate e salvate da Epzo, anche se la sua astronave non è in buono stato e deve intervenire il Dottore a distruggerla per consentire a tutti loro di atterrare sani e salvi sul pianeta lì vicino, dal beneaugurante nome di Desolation.

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Per qualche minuto immaginiamo di essere in una delle situazioni non del tutto rare in cui il Dottore e i compagni si ritrovano divisi in due gruppi, isolati tra loro e obbligati a sopravvivere in qualche modo fino a quando potranno reincontrarsi. Invece i due gruppi si riuniscono subito dopo l’atterraggio, e da subito si intuisce una certa rivalità tra i due piloti.
Il senso della rivalità è presto chiarito una volta entrati in una tenda piantata nel bel mezzo del deserto: i due sono gli ultimi concorrenti rimasti in gara di un terrificante rally delle dodici galassie, e questo è l’ultimo tratto del percorso: in un giorno, dovranno arrivare dall’altra parte del pianeta e trovare il monumento fantasma, uno spettrale monumento che compare una volta ogni mille rotazioni. Il primo a riuscirci riceverà una somma enorme di denaro e verrà teletrasportato via da quel pianeta – che ovviamente è pericolosissimo e inospitale –  mentre l’altro concorrente sarà lasciato lì a morire.

Il monumento non è altro che il TARDIS, che evidentemente non è ancora completamente riparato dato che pare comparire e scomparire su quel pianeta. Così partono tutti e sei per un viaggio che sembra un Hunger Game, tra acqua che ti può divorare, cecchini robot e stoffa assassina, e durante questo viaggio conosciamo un po’ meglio i due piloti e le loro motivazioni per partecipare a questa gara mortale.
Il Dottore però è chiaramente più interessato al perché il pianeta sia in questo stato, e a cosa sia successo ai suoi abitanti. Domande che porteranno però ad altre domande, almeno per quanto riguarda noi spettatori.

 

Il che ci riporta a quanto detto all’inizio di questa recensione: certezze, perplessità e domande.

Le certezze che ci lascia questo episodio sono quelle relative a Jodie Whittaker e a Chris Chibnall: l’attrice pare sempre più a suo agio nel ruolo di Dottore, e al netto di un episodio in cui prevalentemente deve correre e dimostrarsi più furba delle trappole mortali disseminate sul pianeta, oltre a tenere insieme sei persone di cui almeno due vorrebbero andarsene avanti per conto loro, riesce a regalarci alcuni momenti davvero belli.
Come quando, rimasta sola sul pianeta con i compagni e senza TARDIS in vista, per una volta si abbatte e perde le speranze e chiede loro scusa per non aver mantenuto la sua promessa di riportarli a casa, annunciando la loro morte inevitabile. E in questo momento di estremo sconforto viene risollevata dalla speranza che invece è ancora nei tre umani, e che sembra quasi richiamare il TARDIS.
Al che vede comparire il TARDIS. Lo chiama, lo prega, lo raggiunge e lo coccola. Come to daddy, dice per poi correggersi in Come to mummy. E una volta entrata, sembra davvero una persona innamorata del suo partner (non possiamo certo dimenticare cosa sia successo in passato tra i due, no?). Un’ottima sequenza dove si passa dalla delusione e dallo sconforto più totale alla speranza, alla gioia e all’amore. Davvero bello.

Big locked door. I LOVE the big locked doors!

E poi lo showrunner, Chibnall.
Ci sono ancora alcune cose da rivedere, nelle trame e nelle interazioni tra i personaggi, ma sembra avere le idee chiare su dove andare a parare. Sembra avere progetti a lungo termine, un’idea generale intorno alla quale plasmare la stagione.
E arriviamo alle nostre domande.

Sembra che in questa stagione avremo un nemico ricorrente e un grosso mistero da svelare poco a poco

Malgrado sia stato detto che non ci saranno nemici ricorrenti, anche in questo secondo episodio compaiono (almeno a livello nominale) gli Stenza, la razza aliena cui apparteneva il villain del pilot. Qui scopriamo quanto possano essere feroci e letali, sia per quanto fatto su questo pianeta, sia per quanto fatto sul pianeta di Angstrom.
Difficile che sia un caso che vengano dette queste cose e sia rimarcata la loro crudeltà, sarebbe tutto un po’ troppo gratuito. È più facile che siano destinati a ricomparire in futuro, magari svolgendo il ruolo che in passato era stato dei Dalek, ovvero di nemici amorali e potentissimi, da affrontare e sconfiggere. Possibilmente senza scatenare una nuova Time War.
E poi abbiamo quelle due parole pronunciate dalla stoffa assassina che fronteggiava il Dottore. Una stoffa assassina che sembra in grado di scavare a fondo nella mente della persona, che come un Mangiamorte brama le sue paure. E che in questo caso chiama il Dottore Timeless child, alludendo a una parte del suo passato ignota perfino a lui, qualcosa di cui è all’oscuro e che sembra richiamare il tentativo di parlare delle vere origini del Dottore al tempo della sua settima incarnazione.

Welcome to what I presume is your first alien planet. Don’t touch anything

Si è parlato però anche di una perplessità, e questa è purtroppo dovuta ai companion.
Il problema di fondo è che forse tre sono troppi, almeno tutti insieme fin dall’inizio.
Se nel primo episodio, più introspettivo e ancorato alla loro realtà, ognuno di loro aveva un senso e una personalità, adesso questo manipolo di terrestri sembra scivolare sul fondo senza riuscire a trovare la sua giusta collocazione.
Da quando si riuniscono tutti e quattro, cosa fanno? Come si comportano? Cosa hanno di distintivo che li distingue l’uno dall’altro?
Ryan è l’unico a cercare un po’ di indipendenza e a mostrare le proprie peculiarità, lamentandosi della continua presenza di scale da quando gira col Dottore e decidendo di rispondere al fuoco dei robot con il suo fuoco, forte di anni di addestramento a Call of Duty, e partendo alla carica armato di fucile per cercare di eliminare i nemici. Tentativo che ovviamente fallirà e che servirà solo a enfatizzare lo stile del Dottore, il cervello che batte i proiettili, ma comunque ha tentato di essere sé stesso e di fare qualcosa.
Graham è deputato a fargli da contrappeso tirando in ballo a un certo punto sua nonna, e quanto lui stia evitando di parlarne, oltre al fatto che ancora il ragazzo si rifiuti di chiamarlo nonno. Immaginiamo sarà uno dei temi ricorrenti nelle interazioni tra loro, in questa stagione. Inoltre, in quanto umano anziano del trio, a lui è delegato il compito di tirare fuori le perle di saggezza. Ed è il primo ad affermare di confidare nel Dottore, abbastanza sorprendentemente visto il primo episodio.

If Grace was here, what would she say?
“What’s wrong with you? You’re on another planet! How cool is that?”

Non è molto, ma è sempre più di quanto non abbia fatto Yaz, cioè nulla. Giusto una rapida interazione con Angstrom, in cui scopriamo che la ragazza ha una famiglia normalissima, con cui ha liti normalissime, e che ora che si trova a galassie di distanza ne avverte la mancanza. E un sibillino ti aspetterò sempre rivolto a Ryan che si attarda sulle scale, che potrebbe non voler dire nulla come indicare un qualche rapporto di lunga data tra i due che si era interrotto e che ora potrebbe riprendere.

Insomma, i companion per ora non sembrano avere un grande spessore personale, mancano ancora di una vera personalità e di un ruolo ben definito. In passato quando ci sono stati cast corposi erano sempre stati introdotti in maniera graduale: prima la companion, poi quando questa era ormai rodata arrivava la spalla, e così via. Rose, Jack e Mickey erano diventati presenze fisse uno dopo l’altro, non tutti insieme.
Tentare di gestire un gruppo così vasto di nuovi personaggi tutti insieme potrebbe essere una vera impresa.

Ovviamente non si può chiudere senza spendere due parole sul nuovo TARDIS.

Nuovo Dottore, nuovo cacciavite, e come sempre nuovo aspetto del TARDIS.
Possiamo ammirare, questa volta, una sorta di anticamera (la cabina vera e propria) che conduce allo spazio aggiuntivo che compone il TARDIS, uno stratagemma che dà ancora di più l’idea della grandezza anomala all’interno di quella cabina della polizia blu.
L’interno è forse un po’ più opprimente rispetto ad altre incarnazioni, ma sembra seguire un’evoluzione cominciata già con il dodicesimo Dottore.
E sul pannello di controllo abbiamo alcune chicche, come la clessidra da attivare e il pedale che attiva il distributore di biscotti alla crema, un omaggio del TARDIS al suo timelord.

In definitiva abbiamo un buon secondo episodio che chiude bene un lungo pilot di quasi due ore: abbiamo conosciuto il nuovo Dottore e il nuovo TARDIS, abbiamo nuovi nemici, abbiamo nuovi companion e questi hanno avuto il primo contatto con una specie aliena e con un pianeta alieno. Sono pronti per venire catapultati nel mondo caotico del Dottore, e noi con loro, sperando al tempo stesso che acquistino più spessore e personalità andando avanti con gli episodi.

  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
7/10

Summary

Questo secondo episodio chiude idealmente un lungo pilot che ci introduce a questa stagione delle grandi novità. Manca ancora qualcosa a livello di caratterizzazione dei tanti companion, si spera questo punto migliorerà rapidamente, mentre invece Jodie è sempre più a suo agio nei panni del Tredicesimo Dottore.

Porcamiseria

7

Questo secondo episodio chiude idealmente un lungo pilot che ci introduce a questa stagione delle grandi novità. Manca ancora qualcosa a livello di caratterizzazione dei tanti companion, si spera questo punto migliorerà rapidamente, mentre invece Jodie è sempre più a suo agio nei panni del Tredicesimo Dottore.

Storia 6.5 Tecnica 7 Emozione 7.5
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