Doctor Who10×01 The Pilot

È tempo di nuovi arrivi sul TARDIS: il Dodicesimo Dottore incontra Bill Potts, la nuova companion con cui affronterà le sue ultime avventure. Doctor Who prova a ripartire destreggiandosi tra nuovo e vecchio, promettendo una stagione di sorprese e di grandi cambiamenti.

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Nel dicembre 2015 andava in onda l’ultima struggente puntata della nona stagione (post 2005) di Doctor Who, due anni e due speciali natalizi dopo (li trovate qui e qui) finalmente riprende la programmazione “regolare” delle avventure del Dottore, con una decima stagione molto attesa per via di diversi, radicali cambiamenti all’orizzonte: il primo, mostratoci in questa première, è l’arrivo di una nuova companion cui tocca l’arduo compito di non far rimpiangere Clara Oswald, la ragazza impossibile a cui Steven Moffat, showrunner dello show, ha affidato praticamente gli eventi più rilevanti delle numerose vite del Dottore; il secondo è l’annunciato addio alla serie da parte di Peter Capaldi, che veste i panni del protagonista. C’è molta attesa sia per l’attore/attrice chiamato a sostituirlo, sia riguardo agli eventi che porteranno l’attuale Dottore a rigenerarsi. Un altro cambio toccherà poi al vertice dello show, in quanto il suddetto Moffat, al timone dal 2010, ha deciso che questa sarà la sua ultima stagione da produttore (ma non è detto che non torni come autore, figura che sicuramente gli ha dato più soddisfazioni a livello qualitativo…). Una season piena di novità, quindi, che lo stesso Moffat ha deciso di impostare più come un reboot, che come seguito tradizionale.


Un esperimento quasi del tutto riuscito in questo primo episodio, che già nel titolo gioca (come la prima, epica puntata di Lost) col doppio significato di pilot, a marcare la differenza con ciò che l’ha preceduto. La première è quasi del tutto dedicata alla presentazione della nuova arrivata, Bill Potts, eccentrica e curiosa addetta della mensa universitaria, che fa colpo sul Dottore, impegnato a proteggere un misterioso caveau fingendosi un accademico. La giovane si innamora di Heather, ragazza con un difetto congenito all’occhio che le crea una stella sull’iride, e che sparisce dopo qualche tempo, uccisa e sostituita da una pozzanghera di olio alieno senziente (sic). Per tenere fede alla promessa fatta da Heather prima di morire, la pozza insegue nel tempo e nello spazio Bill, ormai consapevole della vera identità del Dottore, fino a che questa non scioglie (letteralmente) la promessa e si libera dell’olio stalker. Anche l’alieno di Gallifrey viene meno a un suo precedente giuramento e acconsente a non cancellare la memoria di Bill e portarla con sé a zonzo per l’universo.

Pur nell’intelaiatura del reboot, Moffat, anche autore dell’episodio, punta a farci temere le pozzanghere, dopo statue e ombre, e piazza qua e là dei riferimenti all’enorme mitologia di Doctor Who, ricorrendo a citazioni, easter eggdéjà vu in quantità tale da non insospettire i nuovi spettatori e solleticare l’attenzione dei fan più affezionati. Come nello speciale precedente, forte è ancora la presenza/assenza di River Song, nell’ottica di un tributo e omaggio all’epoca Moffat di cui sicuramente tale personaggio è emblematico. Lo stesso dicasi per Clara, la cui aura è percettibile in rari, ma intensissimi momenti.

Per i neofiti certamente si tratta di un garbuglio non del tutto coerente e a tratti frenetico fatto di sci-fi e azione, che non chiarisce del tutto ciò che accenna, lasciando agli episodi a venire la delineazione di un quadro più completo della figura del Dottore e delle sue qualità. Un orientamento che richiama in parte quello della prima puntata del nuovo corso di Doctor Who, la cui atmosfera ben ricalca quella di questo episodio a distanza di dodici anni.

Il sottile gioco di rimandi tra la pozzanghera e il Dottore, così simili nella ricerca di un passeggero con cui condividere la vastità del tempo e dello spazio, suscita empatia nei confronti della prima, mal calibrata però se si considera l’omicidio di cui si è macchiata, condizionando negativamente la scena di risoluzione dell’intreccio, dove la liberazione dell’olio killer risulta un po’ fuori luogo, al netto di quanto successo. Altrettanto decontestualizzata è la presenza dei Dalek, che, per quanto nemesi storica del Dottore e quindi protagonisti necessari nel reboot, non hanno qui motivo di essere in scena, dando non solo l’impressione di essere un inutile riempitivo, ma danneggiando al tempo stesso la già flebile sensazione di minaccia che emanano, giacché, anche in questo caso, hanno una mira da stormtrooper e non azzeccano un bersaglio.

L’interpretazione di Capaldi conferma la sua dimestichezza nel ruolo, cosa che fa pesare ancora di più il suo abbandono; allo stesso modo Pearl Mackie sembra destreggiarsi bene nei panni della nuova compagna del Dottore, anche in considerazione del fatto di essere tornati a una formula più standard di accompagnatori (Clara e i Pond sono stati, a modo loro, un’eccezione); Matt Lucas, pur con un minutaggio ridotto, riesce a farsi spazio tra i due protagonisti, ritagliando alla perfezione i tempi comici. Divisa tra il vecchio e il nuovo, questa decima stagione di Doctor Who parte con buone premesse, consegnando a dinamiche consolidate ma rinfrescate gli episodi a venire (il caveau dovrebbe essere un abbozzo di trama orizzontale), forte di un’identità storica ma capace ancora di mettersi in gioco.

4

 

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Note

  • Bill deve il suo nome a William Hartnell, l’attore che ha interpretato il Primo Dottore nel 1963, che era anche conosciuto come Bill/Billy Hartnell. La moglie di William si chiamava Heather, esattamente come la ragazza di cui si innamora la giovane companion.
  • La scrivania di Twelve è una cornucopia di omaggi: anzitutto i più evidenti sono le foto di River Song e Susan, rispettivamente moglie e nipote del Dottore, e, non incidentalmente, prima e ultima donna ad essere salite sul TARDIS. Accanto alle foto spicca un portapenne pieno di cacciaviti sonici, il che, per i puristi, fa storcere un po’ il naso; poco dietro è visibile il modellino di un corvo, probabile richiamo alla fine di Clara, omaggiata anche dal tema musicale appena accennato quando Bill chiede al Dottore di immaginare come si sentirebbe se qualcuno cancellasse i suoi ricordi (cosa che proprio Clara ha fatto nel finale della scorsa stagione) – la stessa scena rimanda al traumatico addio di Donna Noble in The Journey’s End.
  • Nella stanza da professore ritroviamo anche il busto di Beethoven visto in Before the Flood, e uno di Shakespeare, a conferma della passione del Dottore per il Bardo.
  • La spiegazione di Nardole riguardo al TARDIS ricalca quella data dal Quarto Dottore alla compagna Leela nell’avventura Robots of Death.
  • Il villain di questo episodio rimanda a quello liquido visto nel bellissimo The Waters of Mars e la sua capacità mimetica invece sembra ricordare quella già vista in Midnight.
  • L’incontro con i Dalek avviene nella guerra di questi contro i Movellan, un’avventura vissuta dal Quarto Dottore (Destiny of the Daleks).
  • Il cartello Out of order è identico a quello usato dal Primo Dottore in The War Machines.
  • La lavagna usata da Twelve ha la cornice con lo stesso motivo intarsiato di quella di Quill in Class.

Sintesi di dieci stagioni:

 

 

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