Dear White PeopleSeason 2 Recap: La generazione X

Nel secondo volume di Dear White People, tutti i personaggi faticano a ritrovare un proprio equilibrio dopo le vicende e i disordini dell'anno scorso. Alla ricerca di un'identità perduta, ogni personaggio ritroverà se stesso, in un confronto con il passato che diviene una spinta rivoluzionaria per il futuro.

7.3

Michelle Obama su Instagram, in un momento amarcord, pubblica una sua foto a Princeton nei primi anni ’80, in cui spiega quanto fu difficile per la prima black generation di studenti integrarsi in un contesto accademico elitario e benestante. Essere nera, appartenente alla work-class del South Side di Chicago, a Princeton è stata una sfida, un atto di coraggio e di rivolta intellettuale contro un sistema di nicchia che si apriva, per la prima volta, ad un orizzonte inclusivo. L’ex first lady degli Stati Uniti conclude il proprio post augurando ai giovani studenti d’oggi di essere fieri e coraggiosi e di rendersi conto di quanto l’istruzione sia l’unico strumento della mobilità sociale.

This is me at Princeton in the early 1980’s. I know that being a first-generation college student can be scary, because it was scary for me. I was black and from a working-class neighborhood in Chicago, while Princeton’s student body was generally white and well-to-do… Going to college is hard work, but every day I meet people whose lives have been profoundly changed by education, just as mine was. My advice to students is to be brave and stay with it. Congratulations to the Class of 2018!

Sam White, nel secondo volume di Dear White People, si chiede proprio come sia stato possibile che la prima black generation, in un contesto meno favorevole, abbia attuato una rivoluzione nelle interazioni accademiche e che loro, invece, non riescano nemmeno a tutelare le posizioni faticosamente acquisite in precedenza. Il filo conduttore del secondo volume è, infatti, questa continua comparazione tra la classe odierna di Whincester e gli studenti della precedente generazione. Un confronto di fronte al quale gli studenti attuali impallidiscono, bloccati tra drammi adolescenziali, mancanza di inventiva e soprattutto incapaci di unirsi in unico sistema ideologico. Per tutta la prima parte della seconda stagione di Dear White People si assiste ad un disagio generazionale, ad una stasi di tutti i personaggi, che impotenti, non riescono a reagire di fronte ai disordini e alle sconfitte dell’anno scorso. Ed ecco che il confronto con il passato diviene radicale e utile per identificare un gap generazionale sintomatico. I primi studenti a Whincester hanno lottato per i propri diritti, hanno dimostrato con un lavoro maggiore rispetto agli altri quanto valessero. Di fronte ai soprusi non si sono arresi, di fronte alle privazioni hanno dato ancor più prova del proprio lavoro, di fronte alle preferenze, alle ingiustizie, alle derisioni si sono presi la loro rivincita, raggiungendo con il loro studio uno status sociale elevato.

dear white people 2

Il padre di Troy è diventato rettore dell’Università, mentre il figlio è continuamente schiacciato dal peso delle responsabilità, dimostrando la propria immaturità e l’incapacità di soddisfare le aspettative non del padre, ma di un’intera generazione che aveva lottato affinché lui potesse stare lì libero, a farsi funghetti e a buttarsi nudo nella fontana del campus. Troy, nel capitolo a lui dedicato, è continuamente scisso tra ciò che dovrebbe essere e ciò che vorrebbe fare. Dopo l’assemblea dell’anno scorso e l’espulsione, anche lui appare cristallizzato in un vortice di autocommiserazione. Come Sam che non riesce a condurre il suo programma radiofonico con la verve che la contraddistingueva, come Reggie che non metabolizza la violazione subita, come Coco che è presidente di un gruppo scisso e classista, come Lionel che vaga senza uno scopo, un giornale, un principio di verità. Ciò che si registra, quindi, nella prima parte è una battuta d’arresto dove tutti i personaggi subiscono in modo passivo l’invasione dei bianchi nell’Armstrong-Parker, le offese e le minacce del troll @AltIvyW, le invettive di Dear Right People (nemesi di DWP). Per questo, per i primi capitoli del secondo volume il ritmo narrativo è sicuramente più lento e la visione non è sempre scorrevole. Lo spettatore fatica ad inserirsi, di nuovo, nelle dinamiche dei personaggi.

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La seconda parte, invece, è caratterizzata dalla reazione di tutti i protagonisti e il confronto con la precedente generazione di studenti della Whincester da ideale diventa reale. L’ordine di X, associazione segreta, ritorna all’Armstrong-Parker, per reclutare gli studenti più carismatici. Sam e Lionel, in una Hogwarts nera, risolvono il rebus e si trovano di fronte all’eredità culturale degli ex-studenti della Whincester, a Gus Fring al capo dell’Ordine di X (narratore fuori campo). All’apatia iniziale si contrappone la volontà di potenza degli ultimi capitoli, in cui ogni personaggio ritrova se stesso e decide di reagire.

Gli ultimi capitoli di Dear White People presentano una carica emotiva memorabile ed iconica. La morte del padre di Sam ha permesso un approfondimento del background sociale e familiare della protagonista, divenendo anche una chiave risolutiva per l’enigma finale. La lettura della lettera del padre al funerale si configura come un manifesto ideologico ed educativo che ricorda a Samantha i propri principi e la propria identità, in una spirale emotiva e commovente. Il discorso di Sam diviene, così, il topic dell’intero Volume II, catalizzatore di tutte le storyline, simbolo della ritrovata identità che tutti i personaggi avevano perso. Con un’interpretazione impeccabile, la lettura di Sam scandita dalle sue lacrime buca lo schermo e rende lo spettatore partecipe del dolore del momento e dell’epifania finale.

dear white people 2

Un altro momento iconico è sicuramente il confronto atteso tra Sam e Gabe nella postazione radiofonica. Iniziato come una battaglia dialettica ed ideologica si tramuta, in fretta, nell’espressione dei propri rancori, dei propri sentimenti e dei propri rimpianti. Le pause dialogiche, i silenzi, poi le urla, la prossemica dei personaggi scandiscono le proprie parole, in gradi di approssimazione diversa. Si avvicinano e si allontanano, in un’altalena di amore e odio, tenerezze e risse, che rende il tutto molto toccante ed emozionante.

Dear White People si riconferma come una serie tv dall’alto valore ideologico, espresso con ironia e mai con toni eccessivamente moralistici, che sa affiancare alla denuncia sociale una narrazione sentimentale e relazionale tanto valida quanto variegata. In una galleria di personaggi iconici, in un groviglio di emozioni contrastanti in cui ognuno può identificarsi, Dear White People ci offre uno spaccato della vita universitaria americana, lontano da ogni stereotipo e da ogni pedanteria.

Porcamiseria
  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
7.3/10

In Breve

Il volume II di Dear White People riconferma le potenzialità di questa serie tv, con una dose maggiore di introspezione.

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Porcamiseria

7.3

Il volume II di Dear White People riconferma le potenzialità di questa serie tv, con una dose maggiore di introspezione.

Storia 7 Tecnica 7 Emozione 8
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