Dear White People1×01 Chapter I

Series Premiere Winchester University: sotto l’apparente tranquillità del campus si celano i disagi delle minoranze etniche, in particolare degli studenti afroamericani. La situazione sta per precipitare, e alcuni di loro sono pronti a far sentire la loro voce. Tenetevi pronti, cari bianchi.

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Dear White People è una serie televisiva statunitense del 2017 ideata da Justin Simien, tratta dall’omonimo film del 2014. La prima stagione è formata da 10 episodi della durata di 30 minuti circa. La serie si presenta come una critica sociale alla discriminazione razziale, prendendo spunto dagli eventi del film per poi dare spazio ad ulteriori approfondimenti narrativi e tematici. Ogni episodio permette di vedere le cose dal punto di vista di uno dei personaggi principali, dando la possibilità di rivalutare gli stessi eventi tramite il cambio di prospettiva.

E’ “un’etnica, ma rassicurante voce narrante” ad accompagnarci nel primo sguardo al mondo di Dear White People, popolato da futuri campioni olimpici e presidenti, contrapposti a studenti di minoranze etniche costretti a fare foto di gruppo per degli opuscoli. Gli eventi si svolgono alla Winchester University, dove i membri del giornale satirico Pastiche decidono di organizzare un blackface party, in cui gli invitati devono dipingersi la faccia di nero. La festa viene interrotta da un gruppo di studenti di colore e dall’intervento della polizia, ma la domanda sorge spontanea: come siamo arrivati a questo? Come ci suggerisce il narratore, che ci tiene compagnia nei primi minuti introduttivi con la sua sottile ironia, per capirlo faremmo meglio a concentrarci su Samantha White, studentessa di colore che ha ripreso la festa con la sua videocamera. Sam, stanca di subire discriminazioni più o meno esplicite, sfrutta le sue doti di studentessa di scienze delle comunicazioni: conduttrice di uno show radiofonico al campus, decide di aprire una rubrica dal nome Dear White People per dire la sua.

Sam è un personaggio dal carattere forte e dalla risposta sempre pronta, che dedica tutta sé stessa ad un’attività di manifestazione e protesta in difesa delle minoranze di colore. Sotto l’apparenza da dura nasconde le sue fragilità e le sue insicurezze: prova emblematica ne è la riluttanza a rendere pubblica la sua storia con Gabe perché sa che sarebbe discriminato dai suoi amici in quanto non appartiene alla loro etnia. Partendo da questa relazione, gli autori dimostrano di non volersi limitare a vittimizzare le persone di colore prodigandosi in una scontata apologia contro il razzismo, ma di voler fare una critica alla società in generale, dove sia bianchi che neri sono capaci di discriminazioni, dando spazio anche al punto di vista dell’ “oppressore”, incarnato da Gabe, un ragazzo che anche se non mostra apertamente un comportamento razzista non può fare a meno di essere influenzato  dai pregiudizi della società, che gli impediscono di capire veramente i disagi degli studenti di colore e di farsi accettare da questi ultimi. Gli altri personaggi sono solo abbozzati, ma dalle numerose inquadrature e battute che gli vengono concesse e dalle interazioni che hanno con Sam, unico vero personaggio principale al momento, possiamo essere sicuri del fatto che saranno approfonditi nei prossimi episodi. Degni di nota sono il già citato Gabe, sinceramente coinvolto nella relazione con Sam, Joelle, la migliore amica della conduttrice radiofonica, ReggieTroy, Coco, che sembra avere dei trascorsi poco felici con la nostra protagonista, e Lionel, inviato del giornale studentesco Winchester Indipendent e primo della fila nel boicottare il blackface party. Nelle puntate successive avremo modo di dare uno sguardo agli avvenimenti dal loro punto di vista.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, la fotografia è ottima, come ogni serie Originale Netflix che si rispetti. Le ambientazioni sono ben caratterizzate ed immediatamente riconoscibili grazie alla sapiente combinazione di moderno (la serie è ambientata nel 2017) ed elementi vintage, quasi a voler sottolineare il fatto che, nonostante i progressi fatti, il mondo è rimasto bloccato nei pregiudizi del passato per quanto riguarda l’uguaglianza etnica. Alle grafiche messagistiche si contrappone la stanza onirica dove Sam e Gabe trascorrono i loro momenti di intimità. Le musiche si amalgamano bene con il tessuto narrativo, ed in alcuni casi vengono utilizzate per sottolineare la dualità di personaggi e situazioni (degna di nota la scena in cui Sam cambia la musica che ascolta basandosi sul fatto di avere o meno gente attorno). Gli attori, anche quelli che al momento sono poco più che comparse, sono in linea con il personaggio che devono rappresentare e tutti integrati bene nel contesto narrativo.

Unica vera pecca di questo episodio è la gestione di alcuni dialoghi: si passa dagli incisivi discorsi alla radio diretti ai “dear white people” e agli animati battibecchi tra Reggie e Gabe o Sam e Coco, a scambi di battute non troppo convincenti da parte di personaggi minori, che hanno il compito di alleggerire una serie che altrimenti rischierebbe di allontanarsi dal target giovanile per cui è stata pensata, ma che spesso spezzano il ritmo della narrazione regalandoci discutibili momenti di ilarità. Inoltre è da dimenticare il fin troppo spazio dato al programma Defamation, serie volutamente trash che tenta in modo vano di strappare una risata.

Tirando le somme, Dear White People sembra essere una serie dalle ottime premesse. La breve durata delle puntate permette di trovare il giusto equilibrio tra la trama, che può permettersi di svilupparsi anche poco alla volta, e il dare il giusto peso all’approfondimento del personaggio di Sam. L’empatia che è capace di trasmettere la ragazza nel suo sfogo alla radio in chiusura di puntata, la rabbia e la delusione che trasmettono il suo sguardo e le sue parole chiudono perfettamente il primo episodio di questa serie. Winchester ha un problema, è giunto il momento di sviscerarlo e chissà, magari risolverlo una volta per tutte.

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