DC's Legends of TomorrowSeason 3 So Far

Con il team di nuovo al completo e forte di un nuovo acquisto, le Leggende continuano nel tentativo di rimediare al proprio errore, lasciandosi andare ad imbarazzanti siparietti e scontrandosi con gli scagnozzi di Rip e vecchi villain di cui non si sentiva la mancanza.

3.5

In vista dell’imminente cross-over stagionale, forse l’unica occasione che ha DC’s Legends of Tomorrow per riscattarsi e mettere in campo un episodio degno di questo nome, occorre senz’altro fare il punto della situazione rispetto a questa terza stagione, il cui debutto ci aveva lasciati alquanto perplessi. Negli episodi successivi, alcuni spunti positivi riescono a fare capolino tra momenti – molto più frequenti – dall’imbarazzante dose di trash, ma faticano a imporsi come leitmotiv interessanti a causa di una scrittura pressappochista e poco creativa che contribuisce a rendere il tutto ancor più noioso.

Riappropriatesi della Waverider, le Leggende possono continuare a svolgere il loro lavoro, tentando di rimediare all’errore commesso nello scorso season finale e riportare alle rispettive epoche di appartenenza i numerosi Anacronismi. Ciò avviene, ovviamente, secondo il modus operandi che li contraddistingue, ossia senza un barlume di logicità e con una scelta delle missioni totalmente casuale e dettata dall’umore del giorno – escluse rare eccezioni, che comunque presentano altri difetti. Braccati dall’Agenzia del Tempo, intenzionata a mettergli i bastoni tra le ruote mediante le continue ed esasperanti intromissioni dell’agente Sharp, i nostri anti-eroi si muovono tra le ere storiche senza raccontare nulla di nuovo, in episodi dal carattere eccessivamente procedurale e con trame verticali limitate e, spesso, ridondanti.

Se inizialmente, sempre al netto di una sceneggiatura non troppo brillante, Legends of Tomorrow riusciva ad intrattenere il pubblico grazie alla coralità della narrazione e all’eterogeneità dei personaggi e dei rispettivi approfondimenti, con il passare del tempo questi ultimi sono diventati sempre più statici e piatti e, nonostante abbiano avuto tutti il proprio momento di gloria nel corso delle stagioni, adesso li ritroviamo monolitici in una caratterizzazione poco incline alla tridimensionalità. Gli esempi più lampanti sono Ray Palmer, che si contende con Nate Heywood il primato per l’idiozia, Mick Rory, ormai diventato la caricatura di se stesso nel continuare a ostentare quel fare rozzo e sociopatico, e Sara Lance, un personaggio dal potenziale altissimo che non riesce ad andare oltre il proprio ruolo di capitano. Anche Rip Hunter, che anche nei momenti più bui della serie si ergeva a faro di speranza, si fa sempre più da parte, assumendo ruoli sempre minori e non ben identificabili che, oltre a penalizzare l’economia della stagione, non rendono giustizia al personaggio.

Un discorso a parte è quello da riservare al professor Martin Stein e Jax Jefferson. Dopo aver passato due stagioni a ottenere trame alternative per compensare la sua inefficienza sul campo, il vecchio professore si prepara finalmente a uscire di scena, con la scusa di abbandonare la Waverider per godersi la vita da pensionato insieme alla sua famiglia e al neonato nipote. Sebbene la gestione della storyline, già non particolarmente originale, offra anche l’occasione per siparietti demenziali come lo scambio dei corpi, questa scelta narrativa risulta sicuramente necessaria per lo show, che può liberarsi dell’inutile presenza di questo personaggio e dare, forse per la prima volta, un margine di approfondimento al giovane Jax, che mostra un buon spirito d’iniziativa, mentre comincia a mostrare i primi segni di una crisi d’identità dovuta alla divisione di Firestorm e al nuovo ruolo che gli spetterà.

L’unico, esiguo successo di questa prima parte della stagione è rappresentato dall’introduzione di un’interessante trama orizzontale che ha come protagoniste le acquisizioni più recenti del gruppo. Dopo essere momentaneamente tornata nello Zambesi del 1942 per salvaguardare il destino della nipote Mari, Amaya viene rintracciata dai suoi ex-compagni con il poco credibile pretesto di aiutarli in un’ultima missione, che – nemmeno a farlo apposta – ha a che vedere con gli animali, per poi decidere di riprendere ad indossare a tempo pieno la tuta di Vixen, mentre cerca di controllare i propri poteri e risolvere il mistero intorno all’anomalo funzionamento del suo totem.

L’introduzione di un’antagonista come Kuasa, discendente di Amaya già vista nella serie animata Vixen, porta infatti in primo piano il mistero riguardante i vari amuleti e permette alla donna di assumere un ruolo sempre più centrale e ricevere un’introspezione che, sospesa tra le insicurezze e la testarda ricerca di risposte ai suoi interrogativi, si mostra nettamente superiore rispetto a quella ricevuta nella scorsa stagione, limitata da un flirt ingombrante con Nate. Alcune perplessità comunque rimangono e, nonostante le indagini siano ancora ad una fase embrionale, sembra che si stiano dando per scontate alcune informazioni sugli amuleti e il background dei personaggi rintracciabili nella serie animata, rischiando di rendere difficile la comprensione da parte di quella parte di pubblico – la maggioranza, probabilmente – che non l’ha seguita.

Inaspettatamente, un’altra protagonista del mistero sugli amuleti si rivela essere la new entry della stagione, la fuggiasca Zari Tomaz, che dimostra un carattere da perfetta protagonista di Legends of Tomorrow, con quel piglio anarchico e indipendente accompagnato dalla classica vena sarcastica e autoironica. Di conseguenza, se da un lato Zari non fatica minimamente ad inserirsi nel gruppo e nell’economia della serie, dall’altro è proprio la sua eccessiva conformità allo stereotipo delle Leggende a impedirle di suscitare lo scalpore che ci si aspetterebbe da una new entry, al punto che l’interesse dello spettatore nei suoi confronti è dato soltanto dalla sua connessione con Amaya. Anche in tal senso, tuttavia, la nuova arrivata rischia di mancare di personalità e rivelarsi la copia sbiadita di Vixen, piuttosto che instaurare un parallelismo con quest’ultima, e il potere che le si vuole forzatamente far avere grazie al suo ciondolo – ossia il controllo del vento – ricorda fin troppo i tipici e poco creativi cliché del fantasy sulla manipolazione degli elementi naturali.

Alla trama orizzontale che vede coinvolte Amaya e Zari e i loro amuleti sembra intersecarsi la misteriosa figura di Mallus, il villain che ancora non abbiamo avuto modo di conoscere. Non che ne sentiamo particolarmente il bisogno, a dirla tutta: dalle frasi pregne di onnipotenza e megalomania che gli abbiamo sentito pronunciare in un momento di possessione, sembrava di sentir riecheggiare le parole di Savitar, e di certo non si tratta di un complimento. La mancanza di originalità e spirito di creazione per quanto riguarda gli avversari dei protagonisti è ancor più evidente nella scelta dei seguaci del big villain: oltre alla già citata Kuasa, infatti, ritroviamo Gorilla Grodd, al quale evidentemente non è bastata la figuraccia in The Flash, e Damien Darhk, che torna nuovamente in vita per vestire i panni di antagonista per l’ennesima volta. La domanda sorge dunque spontanea: imparerà mai Legends of Tomorrow a proporre villains ben scritti e innovativi, senza dover copiare o prendere in prestito quelli delle serie cugine? Gli indizi non sembrano condurre in quella direzione e l’ingiustificata e forzata presenza di Nora Darhk cresciuta, più che smentire quest’affermazione, non fa altro che rendere ancor più evidente quanto Legends of Tomorrow stia ormai diventando la pattumiera dell’Arrowverse.

Porcamiseria
  • 4.5/10
    Storia - 4.5/10
  • 3/10
    Tecnica - 3/10
  • 3/10
    Emozione - 3/10
3.5/10

In breve

La prima parte della terza stagione di DC’s Legends of Tomorrow si dimostra fallimentare sotto diversi punti di vista, primo fra tutti l’originalità. Con i personaggi principali ridotti a macchiette, quasi tutte immobili nella loro caratterizzazione, e degli antagonisti presi in prestito da tutto l’Arrowverse, i punti d’interesse per cui continuare a seguire la serie sono davvero minimi e ancora troppo deboli.

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Porcamiseria

3.5

La prima parte della terza stagione di DC's Legends of Tomorrow si dimostra fallimentare sotto diversi punti di vista, primo fra tutti l'originalità. Con i personaggi principali ridotti a macchiette, quasi tutte immobili nella loro caratterizzazione, e degli antagonisti presi in prestito da tutto l'Arrowverse, i punti d'interesse per cui continuare a seguire la serie sono davvero minimi e ancora troppo deboli.

Storia 4.5 Tecnica 3 Emozione 3
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