Che Legends Of Tomorrow sia il fanalino di coda dell’Arrowverse è ormai assodato, ma non è poi così surreale la realizzazione di un episodio che sappia intrattenere il pubblico e non annoiarlo, seppur con le ovvie pecche che sono parte del patrimonio genetico della serie: è il caso di questo Outlaw Country, che nella sua durata e nella sua struttura non è di peso per il pubblico, ma che allo stesso tempo evidenzia il carattere ibrido del telefilm, la cui mescolanza di diversi elementi può costituire un’arma a doppio taglio.
Se la presenza di un team così variegato può essere accattivante – e con può si intende che raramente questa potenzialità viene sfruttata – e spesso dà vita ad una narrazione corale, lo stesso non si può dire per l’accozzaglia di elementi presi in prestito un po’ da tutte le parti e buttati dentro un unico episodio, il quale rischia di risultare confusionario e incoerente. Una sorta di puntata di Frankenstein, per intenderci.
In questo caso gli elementi che stonano tra loro sono sicuramente dati dal contesto storico: un Wild West in cui vengono infiltrati elementi avveniristici quali la stella nana, della cui esistenza si erano dimenticati quasi tutti finché non è stata reintrodotta nella maniera più stridente con l’unico scopo di permettere a Ray e Nick di avere della armature. Diciamo che forse un paio di scene di contestualizzazione e raccordo in più non avrebbero fatto male, ecco.
Sempre parlando dell’ambiente, bisogna ammettere che la sua esplorazione lascia un po’ di amaro in bocca, poiché in effetti in questa puntata esso assume un ruolo secondario, dal momento che era già stato sfruttato nella scorsa stagione in un episodio sicuramente non dei migliori, ma che aveva saputo dare al pubblico una panoramica sicuramente migliore sul selvaggio West.
Un discorso diverso è quello da riservare al vecchio Jonah Hex, il cui percorso rincontra quello delle Leggende, permettendogli di assumere uno spessore maggiore e una caratterizzazione ben più profonda rispetto alla sua prima apparizione.
Veniamo così a conoscenza del suo passato e della missione che vuole portare a termine, ossia vendicare lo sterminio del suo villaggio ad opera di Quentin Turnball, prepotente proprietario del paese in cui approda la Waverider, nonché nemesi di Jonah.
Gli scontri tra i due non sono tuttavia gestiti nel migliore dei modi e la cosa viene risolta a tarallucci e vino con delle scene molto veloci e di poco spessore: tuttavia la vera importanza di questa storyline è data dalle interazioni e i parallelismi tra Jonah e Sara, entrambi accomunati da un desiderio di vendetta logorante.
Grazie alle sue nuove vesti di Capitano, la Lance assume un ruolo sempre più predominante nel panorama di Legends Of Tomorrow, mentre è divisa tra il combattere contro i suoi demoni e, come emerge dall’episodio, contro i pregiudizi che gravano sull’idea di una donna al potere – pregiudizi che lei sa smentire in quattro e quattr’otto, ovviamente.
Altra grande coppia di personaggi che brilla in questo episodio è quella composta dai nemici-amici Amaya e Mick, che mettono in scena una chimica – nel senso più platonico del termine – davvero eccezionale. Questo è stato il primo legame che la nuova arrivata ha instaurato con un membro del team e, anche se era iniziato come un rapporto di odio reciproco, adesso si sta evolvendo in una strana amicizia, basata su una lealtà ed una vicinanza davvero inconsuete, ma allo stesso tempo molto efficaci (tanto che anche Sara tende a mettere i due in squadra insieme, avendo capito la particolare influenza positiva di Amaya sulla testa calda del gruppo).
AMAYA: “You were right. The animal who wants to watch the world burn – that’s who you are. But it’s not all who you are. Don’t deny the animal and don’t let it control you either. I can help you”
Per tutto l’episodio i due si trovano a farsi da spalla a vicenda, fino ad arrivare agli ultimi minuti, in cui il meraviglioso dialogo appena citato si fa il perfetto esemplificatore di ciò che probabilmente sarà il percorso di Mick in questa stagione, un percorso che noi speriamo finisca con la sua – e di Amaya – completa integrazione nel team delle Leggende, seppur magari mantenendo la propria indole infiammabile.
Tutt’altro che interessante è invece il ruolo a cui sono relegati gli altri uomini del gruppo, a partire dal professor Stein. Oltre ad essere protagonista di alcune scene decisamente piatte e scontate, il personaggio sta perdendo sempre più colpi rispetto agli altri, risultando così piuttosto insipido e noioso: possiamo ipotizzare che nei prossimi episodi avrà una storyline tutta sua, ma quasi quasi sarebbe meglio lasciarlo sempre sulla Waverider e vederlo il meno possibile.
Per quanto riguarda invece i due complessati, Nick e Ray, le loro vicende sarebbero anche interessanti, se non fossero sempre uguali a se stesse da diverse puntate ormai. Insomma, abbiamo capito che si sentono inutili e che hanno bisogno di autostima, ma sarebbe davvero ora che gli autori chiudano questa storia una volta per tutte – tenendo l’armatura magari, che quella ci piace.
L’unica conquista in questo senso è che, a differenza di The Flash, finalmente viene smentita la convinzione che sia necessario avere dei poteri straordinari per essere degli eroi e viene ribadito come ognuno possa sentirsi essenziale a modo suo.
Ultima pecca dell’episodio, infine, è la perseverante mancanza di una trama orizzontale ben definita, a tal punto che verrebbe da dire che quest’anno Legends Of Tomorrow non sappia bene dove andare a parare: ovviamente ciò non è vero e all’orizzonte si va a delineare un nemico piuttosto temibile e promettente, ma la sua introduzione resta per ora troppo in secondo piano e ciò non è proprio il massimo.
Dunque, dopo un episodio senza infamia e senza lode, in cui la narrazione si fa poco coerente, ma il quale mostra tuttavia guizzi di buona scrittura, veniamo congedati per questa settimana dalla Waverider, con la promessa del crossover più importante degli ultimi anni che vedremo nella prossima puntata.
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