Marvel's DaredevilMarvel’s Daredevil Season 3: Born Again

Season Recap Il terzo capitolo della saga di Daredevil ripropone la storia forse più iconica del Diavolo di Hell's Kitchen confezionando tredici episodi che rasentano la perfezione, tanto da pensare che un finale chiuso sarebbe stata la perfetta chiusura di un cerchio narrativo.

9.0

Il Diavolo di Hell’s Kitchen è tornato e, senza girarci troppo attorno, possiamo dire senza tema di smentita che la terza stagione di Daredevil è ai livelli della prima se non superiore, ma è certo che entrambe hanno un unico comune denominatore: il maestoso Vincent D’Onofrio.

C’erano molte aspettative ma anche qualche perplessità riguardo questa stagione di Daredevil. Se da un lato l’idea di trasporre in immagini una storia iconica come Born Again riaccendeva le speranze di tutti i fan, le ultime cocenti delusioni del binomio Marvel/Netflix suscitavano anche il timore di vedere sprecata un’occasione simile. Per fortuna, gli eventi del finale di The Defenders diventano funzionali a quel ritorno alle origini che permette alla serie di assumere nuovamente la forma di dramma psicologico – abbastanza sacrificato nella seconda metà della scorsa stagione -, che utilizza le gesta dell’eroe Daredevil per raccontare delle personalità tormentate, quelle di Matt Murdock e di tutti gli altri comprimari, in un perenne gioco di luci ed ombre, sovrastate in questa stagione da un asfissiante senso di impotenza all’avanzare del male nelle fattezze di Wilson Fisk.

Daredevil Season 3 Recap

Al servizio dei personaggi

Sono i personaggi e i loro dissidi interiore l’anima di questa stagione e tutto il comparto tecnico sembra quasi mettersi a servizio dell’introspezione psicologica. Regia, fotografia, montaggio, sonoro si fanno tutt’uno con i protagonisti, permettendo allo spettatore non solo di comprendere le ragioni dietro le loro azioni, ma quasi di percepirne gli stati d’animo: in un certo senso, i sensi aumentati di Matt Murdock sembrano quasi trasferirsi su di noi. Basti pensare alle immagini sfarfallanti nei momenti di semi-sordità di Matt, al ronzio che disturba i dialoghi nei momenti in cui l’ira di Dex monta inesorabile, ai toni scuri che dominano le scene dei buoni, sempre più preda dell’oscurità del baratro in cui precipitano, fino al bianco predominante nelle scene con Kingpin, simbolo di un male che prende il controllo dell’intera città alla luce del Sole, in un rovesciamento di valori che non è solo raccontato ma quasi dipinto, fotogramma per fotogramma. Anche la regia, sempre attenta ai minimi particolari, muta e assume diverse forme in funzione della storia da raccontare.

La vera forza di Daredevil consiste nel suo non arrendersi mai, anche quando è impotente di fronte ad un nemico apparentemente invincibile, anche quando le ferite gli impediscono di rialzarsi.

E no, non mancano naturalmente i piano-sequenza marchio di fabbrica di Daredevil – come quello stupendo del quarto episodio – e non mancano le sequenze dei rituali giornalieri di Kingpin, misurate e controllate quasi in maniera maniacale, e impreziosite, anzi dominate, dalla gestualità di Vincent D’Onofrio. Ma guai a pensare a Daredevil come ad una serie uguale a se stessa; c’è spazio anche per scelte stilistiche inedite, come il bellissimo quinto episodio, incentrato su Dex/Bullseye e in cui il viaggio nella storia e nella psiche dell’agente speciale si fa quasi teatro minimalista: nulla è importante se non il vissuto di Dex, le sue tendenze psicotiche e la perfetta lettura che Kingpin ha delle stesse, così da poterne sfruttare tutte le debolezze per il proprio tornaconto.

Daredevil Season 3 Recap

In un ritmo serrato che non lascia spazio a riempitivi i tredici episodi riescono a focalizzarsi su tutti i personaggi, misurando sapientemente i tempi dedicati ad ognuno, pur senza rinunciare all’azione, che irrompe prepotente, non concedendo attimi di respiro, a noi come ai protagonisti.

Cadute e Ascese

Prima abbiamo parlato di luci ed ombre, dei contrasti cromatici che segnano la fotografia della stagione, in particolar modo nelle sequenze incentrate su Matt e Fisk, estendendo il dualismo congenito nella contrapposizione dei due avversari.

I tredici episodi narrano, in sintesi, la morte e la resurrezione di Matt Murdock: distrutto fisicamente dopo essere scampato alla morte, è un uomo svuotato, fragile, che ha quasi perso la fede in Dio, conscio di quanto le sue scelte abbiano fatto soffrire le persone a lui care, conscio dei pericoli a cui può sottoporle. Matt Murdock non esiste più, esiste solo Daredevil, pronto a fare di tutto per liberare la città da Fisk, anche oltrepassare quella linea di confine che la sua fede rendeva invalicabile.

Regia, fotografia, montaggio, sonoro si fanno tutt’uno con i personaggi, permettendo allo spettatore non solo di comprendere le ragioni dietro le loro azioni, ma quasi di percepirne gli stati d’animo.

Charlie Cox è come al solito perfetto nel rendere le fragilità dell’eroe mascherato, nella sua fisicità quanto nella mimica facciale, fragilità esasperata dai combattimenti interminabili, sfiancanti e dai tanti, tanti, pugni dati e ricevuti. Perché la vera forza di Daredevil non risiede nei sensi aumentati o nei pugni abilmente sferrati, quanto piuttosto nella sua ostinazione, nel suo non arrendersi mai, anche quando è impotente di fronte ad un nemico apparentemente invincibile, anche quando le ferite gli impediscono di rialzarsi.

Daredevil Season 3 Recap

A far da contraltare alla discesa negli inferi del Diavolo di Hell’s Kitchen, l’ascesa di Wilson Fisk, che dall’interno della sua prigione dorata, olia i meccanismi di una macchina criminale apparentemente inarrestabile, i cui tentacoli abbracciano inesorabili gli ambienti della malavita così come le istituzioni, attraverso una rete di corruzione, ricatti e controllo capillare. Alla fisicità di Charlie Cox, alle sequenze di combattimento al cardiopalma, le scene incentrate su Kingpin si affidano totalmente a Vincent D’Onofrio, davvero maestoso nella sua interpretazione. Con una tecnica a dir poco perfetta la sua identificazione con Fisk è ormai totale: quanto ci era mancato nella seconda stagione.

Nessun uomo è un’isola

Il vero messaggio di questa stagione è però un altro, che trascende l’esito della battaglia: l’uomo è un animale sociale, e, per quanto ci si possa ostinare, avrà sempre bisogno delle persone care.

Nel suo percorso personale i propositi di Matt verranno a cadere grazie all’ostinazione di Foggy e Karen nel non accettare passivamente la scelta di solitudine dell’amico. Ottimo il lavoro di caratterizzazione dei due personaggi: se il percorso di Karen è perfettamente in-character e si approfitta dell’episodio a lei dedicato per approfondire le ragioni dietro i suoi tanti tormenti, l’evoluzione di Foggy è quella che colpisce maggiormente. Da avvocato goffo e impacciato, Nelson è ora uomo tutto di un pezzo, capace di prendere le redini della situazione quando i suoi amici restano travolti dai loro dissidi interiori.

Daredevil Season 3 Recap

Altro fattore cardine nella resurrezione di Matt Murdock è sicuramente Suor Maggie: i loro scambi di vedute e di battute sono sicuramente uno dei momenti più gustosi – e distensivi in un certo senso – della stagione, fino ovviamente alla grande rivelazione, che rimette tutto in discussione. Forse, a voler trovare una pecca, manca quel momento di confronto tra madre e figlio che sarebbe stato naturale aspettarsi ma, dato il finale semi-aperto, probabilmente è solo rimandato.

Daredevil non è però l’unico che – volente o nolente – sarà guidato dalla sua personale stella polare. Lo stesso Kingpin appare mosso, più che dalla sua sete di rivalsa e di potere, dal suo amore per Vanessa, arrivando a sacrificare tutto per per lei, così come la morte di Julie guiderà l’inaspettato voltafaccia di Dex nei confronti di Fisk.

Non ci resta infine che spendere due parole per Dex aka Bullseye. Avevamo qualche riserva circa il casting di Wilson Bethel per via dei suoi passati ruoli, ma l’ex star di Hart of Dixie convince tutti nel mettere in scena le tendenze psicotiche del suo personaggio. E se, come il finale fa presagire, Bullseye dovesse incarnare davvero il big villain della quarta stagione, speriamo sinceramente bissi il risultato.

Il futuro di Daredevil

Per quanto qui su SerialFreaks abbiamo amato il percorso di Daredevil, non grideremmo certo allo scandalo se questa stagione dovesse rivelarsi l’ultima, nonostante l’amaro in bocca per via del finale leggermente aperto. Un’eventualità questa che non è forse nemmeno troppo improbabile, date le recenti cancellazioni di Iron Fist prima e di Luke Cage dopo.

Daredevil Season 3 Recap

Se invece, come auspichiamo, ci dovesse essere una stagione numero quattro speriamo che gli autori facciano tesoro degli errori passati e confezionino una storia che non venga “svenduta” per ragioni di palinsesto – come il segmento dedicato alla Mano nella seconda stagione – soprattutto nella concreta ipotesi di dover fare a meno di Vincent D’Onofrio, cui si deve probabilmente almeno la metà del successo della serie.

Note

  • Essendo ispirata a Born Again, la terza stagione di Daredevil presenta molte influenze, talvolta indirette, talora esplicite, sia con inquadrature che richiamano tavole del fumetto (Karen che sostiene Matt in chiesa come nella Pietà di Michelangelo è un omaggio alla medesima scena con Suor Maggie al posto della donna nella controparte cartacea), sia con dettagli (la scritta latineggiante custos diaboli che troneggia all’entrata della cripta) e dialoghi.
  • Il tentato omicidio di Matt col taxi gettato in acqua è preso testualmente da Born Again, così come il personaggio di Felix Manning. 
  • Il cappellino da baseball di Dex da giovane presenta un chiaro omaggio (come l’occhio sul finale) a quello che sarà lo stemma di Bullseye.
  • Sempre a proposito della nemesi di Devil, il medico che si occupa della sua operazione è il dottor Oyama, che nell’universo cartaceo Marvel è conosciuto anche come Lord Ventonero, creatore del processo che permette di fondere ossa e adamantio. Nei fumetti è proprio Oyama a rimettere in sesto la colonna vertebrale spezzata di Bullesye, dopo che la caduta di questo a seguito dell’uccisione di Elektra.
  • In Born Again non è Bullseye a vestire i panni nel finto Devil. Ciononostante, durante un breve arco narrativo del personaggio, il villain ha realmente assunto l’identità dell’eroe.
  • Non è la prima volta che incontriamo Rosalie Carbone, madrina (?) della mafia newyorchese. La donna è già apparsa nella seconda stagione di Luke Cage al fianco di Black Mariah. Qui la ritroviamo invischiata nel sottobosco criminale di Hell’s Kitchen, probabilmente a capo del MAGGIA (di cui per la prima volta leggiamo il nome, sugli appunti di Foggy), fittizia organizzazione criminale inventata in casa Marvel come corrispettivo della mafia.
  • Dopo gli abbondanti indizi delle passate apparizioni, Melvin Potter abbraccia finalmente le seghe circolari e diventa Il Gladiatore.
  • Il rifugio di Vanessa in Spagna non è casuale, ma richiama il periodo di ritiro che Kingpin passa nella regione dopo la morte della donna nei fumetti.
  • Nell’orazione funebre finale di Matt, l’avvocato, riferendo le parole di Padre Lantom, dice di essere diventato “a man without fear”, citando testualmente la tagline della testata fumettistica.

IL VIDEORECAP

  • 9/10
    Storia - 9/10
  • 9/10
    Tecnica - 9/10
  • 9/10
    Emozione - 9/10
9/10

Summary

Il terzo capitolo della saga di Daredevil ripropone la storia forse più iconica del Diavolo di Hell’s Kitchen confezionando tredici episodi che rasentano la perfezione. Come nella prima indimenticabile stagione, la componente supereroistica cede il passo al dramma psicologico, dell’eroe Daredevil e di tutti i comprimari, coadiuvato da un perfetto impianto tecnico. Difficile dire quale stagione tra la prima e la terza possa considerarsi superiore, ma è certo che entrambe hanno un unico comune denominatore: il maestoso Vincent D’Onofrio.

Porcamiseria

9

Il terzo capitolo della saga di Daredevil ripropone la storia forse più iconica del Diavolo di Hell's Kitchen confezionando tredici episodi che rasentano la perfezione. Come nella prima indimenticabile stagione, la componente supereroistica cede il passo al dramma psicologico, dell'eroe Daredevil e di tutti i comprimari, coadiuvato da un perfetto impianto tecnico. Difficile dire quale stagione tra la prima e la terza possa considerarsi superiore, ma è certo che entrambe hanno un unico comune denominatore: il maestoso Vincent D'Onofrio.

Storia 9 Tecnica 9 Emozione 9
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