Marvel's Daredevil2×08 Guilty as Sin – 2×09 Seven Minutes in Heaven

L'azione in Daredevil entra nel vivo grazie al passato che torna a bussare alla porta di Matt Murdock, portando l'annuncio di una guerra in avvicinamento. Mentre la minaccia di un nemico mortale si fa strada inarrestabilmente, il processo a Frank Castle non va come previsto, portandoci a cospetto di un personaggio fin troppo familiare. Cosa succederà a Hell's Kitchen ora che in molti cercano la propria vendetta?

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L’eco del tonfo della torcia sul fondo del baratro su cui si è chiuso l’episodio precedente ci fa acquistare una nuova consapevolezza e cioè che questa stagione di Daredevil, rispetto alla prima, si sta espandendo verso orizzonti altri rispetto alla già tremenda realtà di Hell’s Kitchen.
Matt Elektra sono attoniti e atterriti : la sensazione di profondo sconforto che attanaglia i due è confermata dal fatto che il loro ignoto nemico schiera in campo nuovi avversari capaci mascherare la propria presenza anche ai sensi affinati di Matt.

Come già è stato accennato nella recensione dello scorso episodio, la settima puntata di Daredevil potrebbe essere un midseason finale e l’ottavo episodio prosegue facendo addentrare lo spettatore in acque più incerte e territori inesplorati.
Immersa nella luce gialla che si spande a macchia d’olio su Hell’s Kitchen, tingendola di una sfumatura cromatica sinistra e innaturale, una vecchia conoscenza riemerge dal passato di Murdock: Stick, accorso in aiuto di Matt e di Elektra come un deus ex machina, diventa colui che ci traghetta nei meandri di una storia che affonda le radici in un passato lontano. Il racconto di Stick finisce per diventare una lunga digressione esplicativa, ma serve a introdurre un elemento chiave della mitologia di Daredevil, e cioè l’antico culto mistico Yaminote ovvero La Mano (The Hand). Nonostante la modalità farraginosa e a tratti soporifera con cui ne vengono svelati i dettagli, lo spettatore ignaro dei retroscena inizia a conoscere qualcosa di più circa Black Sky che, accennata in maniera piuttosto casuale nel settimo episodio della prima stagione (intitolato, non a caso, Stick), è un’arma capace di riportare in vita i morti.
Grazie al racconto di Stick, che scopriamo essere il Casto (Chaste), la trama generale si allontana dai bassifondi di Hell’s Kitchen per dirigersi verso una realtà molto più grande che la ingloba.

Stick: “The fact remains that the city you’re sworn to protect is ground zero in a war it doesn’t even know is happening. That hole is just the start. […] This war is bigger than you, or me, or any than our… problems.”

Daredevil 2x08 Guilty as Sin - 2x09 Seven Minutes in Heaven recensione

Ancora una volta, Stick arriva per scuotere la dimensione entro cui Matt ha trovato il suo porto sicuro, è la fiamma che accende la miccia dei conflitti interiori di Matt: posto di fronte ad una guerra inevitabile, Matt riconsidera il suo ruolo da vigilante “caritatevole”, dal momento che l’omicidio sembra l’unica difesa praticabile. L’eroe di rosso vestito è dilaniato: il suo appiglio ai fondamenti della morale cattolica non è saldo come un tempo, le sue sicurezze vacillano.
Il ritorno di Stick pone Matt anche dinanzi al fatto che i destini suo e di Elektra sono stati intrecciati ad hoc sin dal loro primo incontro.
Così come è arrivato, però, Stick se ne va, e lascia spazio a un confronto tra Elektra e Matt: l’incontro ravvicinato con la morte di lei è l’occasione per entrambi di lasciare da parte le loro incompatibilità di fondo – fredda assassina lei, vigilante compassionevole lui – e per lo spettatore di assistere ad una Elektra anch’essa divisa a metà: da una parte l’amore per Matt, un incidente di percorso sulla strada voluta per lei da Stick, e la volontà di redimersi seguendo l’esempio di Murdock, mentre dall’altra il piacere di uccidere senza alcuna esitazione.
Il rapporto tra i due è ostacolato dalle loro visioni morali diametralmente opposte: per Matt non esiste bianco o nero quando si tratta di consegnare un criminale alla giustizia, in quanto non arroga al suo alter ego il diritto di decidere le sorti della vita di un altro individuo; al contrario Elektra, scesa a patti con la propria coscienza, ha abbracciato l’omicidio come unica arma per fronteggiare una realtà che la osteggia con la sua stessa moneta.

Una serie di retroscena e di storie mai raccontate serve anche come supporto al processo di Frank Castle, in cui ne vengono enfatizzati l’eroismo e la volontà di sacrificarsi per il bene comune, a dispetto del ritratto di feroce assassino senza scrupoli che l’opinione pubblica si è fatto lui. Il processo è l’occasione per Murdock di affermare pubblicamente come New York abbia bisogno di figure come quelle dei vigilanti e che questi, laddove falliscano nelle loro azioni come nel caso di Frank Castle, devono ricevere tutto l’aiuto necessario per riprendersi (fornendo un aggancio non troppo implicito al prossimo Captain America: Civil War). Non solo, esso è anche il debole tentativo di fare ammenda alle sue recenti assenze, sostituite egregiamente da Foggy e Karen, sempre più indipendenti e slegati dalla figura principale del trio.
Frank dispiega tuttavia il suo lato da Punitore e la sua vera natura esonda inarrestabilmente: pur di non rinnegare se stesso, egli non esita un attimo a ribellarsi al processo-farsa, finendo così per essere rispedito in prigione, andando incontro ad un volto assai familiare. Vincent D’Onofrio ritorna a vestire i panni (non più costosi ed eleganti) di Wilson Fisk, il cui ritorno lega indissolubilmente le due stagioni di Daredevil.

Daredevil 2x08 Guilty as Sin - 2x09 Seven Minutes in Heaven recensione

Iniziato nel bel mezzo dell’azione in maniera dinamica e continuato con una lentezza eccessiva, dividendosi a metà tra lo spiegone mitologico e il processo a The Punisher, questo episodio si risolleva sul finale, regalandoci un Fisk che sembra essere uscito direttamente da Orange Is The New Black3 porcamiseria, per questi motivi, sono più che sufficienti.

3

 

Vedere Fisk e Castle insieme in Daredevil enfatizza le differenze tra i due nemici (sempre che Castle possa essere definito tale, alla luce della sua storia): mentre il primo sfoggia il suo linguaggio elegante, l’altro non si lascia ingannare dalla sua parlantina manipolatrice. D’altro canto, Fisk rispetta le famigerate gesta omicide di The Punisher, quasi ci fosse un codice di buone maniere criminali da seguire, e decide di aiutare Castle a fuggire dalla prigione. A Frank viene data l’occasione di incontrare e far fuori uno dei responsabile della strage al parco giochi in cui la famiglia Castle è stata brutalmente assassinata: guarda caso, l’uomo in questione è il nemico numero uno di Fisk in prigione. Questo è il pretesto per introdurre uno degli spezzoni più sanguinolenti, violenti, eppure meglio diretti dell’intera seconda stagione fino ad ora: assassinato l’uomo che ha causato la morte dei suoi famigliari, Frank Castle si scaraventa come una macchina da guerra senza freni contro i suoi scagnozzi. C’è una vera e propria escalation di violenza che descrive la vera essenza di The Punisher: un uomo mosso dal rancore e dal desiderio di vendetta, motori inarrestabili nella sua lotta personale contro chi gli ha decimato la famiglia. La carneficina è l’ambiente naturale per The Punisher, un animale da combattimento senza pietà e senza scrupoli, protagonista incontrastato di una sequenza che glorifica la violenza ma ne enfatizza allo stesso tempo l’orrore senza indorare la pillola.

Daredevil 2x08 Guilty as Sin - 2x09 Seven Minutes in Heaven recensione

Chiaramente, il resto di Seven Minutes in Heaven non è paragonabile alle scene girate in prigione – sarebbe stato difficile eguagliarne la potenza -, ma è comunque importante perché assistiamo alla chiusura definitiva della Nelson & Murdock, con i dissapori tra Foggy e Matt arrivati ai massimi storici; questo permette a Karen di dedicarsi a tempo pieno alla sua inchiesta presso gli uffici de The Bulletin, dove viene a sapere che la strage del parco giochi era in realtà una operazione sotto copertura finita con la morte dei Castle e di un poliziotto in incognito.
Indossando sempre più di frequente i panni da vigilante al posto di quelli da avvocato, Matt segue le tracce de La Mano e si addentra in uno scantinato dove ragazzini vengono usati come dispenser di sangue, mentre un redivivo Nobu è intento a proteggere una non meglio identificata urna (o un sarcofago?). Che sia il tanto fantomatico Black Sky? Non è dato ancora saperlo; ciò che sconcerta è che Nobu sia ancora vivo, il che concretizza la minaccia dell’immortalità raccontata da Stick in Guilty as Sin.
Con Frank in libertà assetato di vendetta contro chi l’ha fatto finire in prigione, Fisk di nuovo in scena pronto a riconquistare il ruolo che gli è stato sottratto e Nobu tornato dall’aldilà per prepararsi all’utilizzo di Black Sky, questo episodio segna un momento cruciale per Daredevil: è sempre più radicata in Matt la consapevolezza di quanto la sua presenza sia necessaria, sebbene questo comporti l’allontanarsi dai propri affetti, siano essi quelli più vecchi e solidi o quelli più recenti ma non meno importanti.

Daredevil 2x08 Guilty as Sin - 2x09 Seven Minutes in Heaven recensione

Sperando di non essere troppo parziale – perché, diciamocelo, la sequenza splatter è stata fenomenale, così come i dialoghi tra Frank e Fisk – assegno di buon grado ben 4 porcamiseriaSeven Minutes in Heaven: l’atmosfera di Daredevil si sta facendo davvero infernale e gli echi di guerra sempre più vicini a Hell’s Kitchen.
Cosa ne sarà di Matthew Murdock ora che si trova da solo?

4

 

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