Class1×07 The Metaphysical Engine, or What Quill Did – 1×08 The Lost

Il destino di Quill e lo scontro finale con gli Shadow Kin sono al centro degli ultimi due episodi di Class, che non si distinguono particolarmente dal resto della stagione. Tra trame contortamente illogiche e molto (troppo) sangue, si chiudono le vicende di protagonisti anonimi e difficilmente adatti all'immedesimazione dello spettatore.

0.0

La prima stagione di Class si conclude con due episodi senza particolari meriti, che confermano la superficialità mostrata durante quasi tutta la stagione. Il modello britannico basato su pochi episodi in favore della qualità questa volta non paga, complici dei protagonisti con cui è difficile immedesimarsi e trame non lineari che abusano della sospensione dell’incredulità.

The Metaphysical Engine, or What Quill Did

Il breve titolo dell’episodio svela già gli eventi della puntata in questione, e di cui avevamo avuto un assaggio nel finale di Detained Quill, aiutata dalla preside Ames, si libera dell’Arn nel suo cervello che la priva del suo libero arbitrio. Nel farlo affronterà un viaggio dantesco tra purgatori e paradisi in cui dovrà combattere divinità e credenze al fianco del mutaforma Ballon, che materialmente eseguirà l’operazione di rimozione dell’Arn. Alla fine della giornata, però, nonostante un focoso rapporto sessuale tra i due, messi alle strette dalla Ames che permette a uno solo dei due di tornare sulla Terra, Ballon avrà la peggio e Quill scoprirà di essere incinta.

L’episodio calca nuovamente la mano sullo splatter, senza risparmiarci i dettagli di una creatura che schizza letteralmente fuori dall’occhio di Quill. Dopo quindici minuti essenziali per riprendersi da questo shock, è inevitabile osservare, a distanza di un episodio dalla fine della stagione, che la serie non ha mai lesinato su questi particolari, probabilmente nel tentativo di seguire una tendenza sempre più comune nei teen drama. L’insistenza su queste scene risulta però spesso gratuita, inutile ai fini della struttura narrativa, che ben poteva essere sviluppata anche solo con accenni piuttosto che con vivisezioni dettagliate.

Quill: A prisoner life is not life

Molto interessante, invece, risulta l’analisi delle credenze e della fede, nucleo dell’episodio, ed espediente narrativo che dà vita ai paesaggi perlustrati dai protagonisti. Al pari dell’Arn, che condiziona le scelte di Quill, le credenze vincolano le decisioni quotidiane. Credere è potere, talmente forte da sfumare i contorni della verità e della menzogna, in un sottile rimando alle forme assunte da Quill e Ballon, falsi volti che veicolano verità interiori. C’è spazio, nell’episodio, per approfondire il passato di Quill, con dettagli sulla nidiata e sulla guerra che le ha portato via il compagno, probabilmente vero movente del desiderio di vendetta verso Charles, e particolare che definisce meglio la psicologia del personaggio, unico ad avere un tratto caratteriale non bidimensionale, accentuato anche dal fatto di essere pronta ad accettare la morte nel momento in cui Ballon le punta la pistola contro. Al netto dei difetti dell’episodio – solita confusa logica nella trama, deus ex machina calcati, comprimari stereotipati – rimane comunque una delle puntate migliori della stagione, con tre porcamiseria ad alzare la media.

3

 

The Lost

Corakinus (no, ma bel nome per un villain, complimenti) si libera dalla prigionia e torna sulla Terra per uccidere i parenti della gang. Ad andarci di mezzo saranno il padre di Ram e la mamma di Tanya, alla cui morte i figli assistono impotenti e reagiscono cercando di convincere Charlie ad utilizzare l’Armadio delle Anime (ancora complimenti a chi sceglie i nomi), così da eliminare la minaccia degli Shadow Kin dall’universo. Il principe non è però convinto di questa soluzione, perché significherebbe dire addio alla speranza di resuscitare il suo popolo (e contestualmente ucciderebbe sia April che se stesso, giacché condividono, in un platonico ménage à trois, il cuore con Corakinus). Alla fine Charlie si convince, dopo aver sparato ad April e messo alle strette dall’invasione degli Shadow Kin, e utilizza l’Armadio per distruggere gli Shadow Kin e il loro pianeta. Stranamente, nonostante tutti i preamboli, il principe si salva, e April rinasce nel corpo di Corakinus.

Quaranta minuti di puntata per attuare la scelta più logica, quando ne sarebbero bastati dieci. Tutti gli scrupoli morali dei protagonisti non suscitano empatia, non creano feeling con lo spettatore, che avrebbe fatto fuori April anche solo nei primi cinque minuti della stagione (quando ancora non aveva il cuore di Corakinus…). Troppi sono gli elementi che non vanno per un finale di stagione, troppe le incongruenze, le facilonerie e le superficialità di un episodio che spera di conquistare con qualche colpo di scena a orologeria. Alla fine i personaggi più maltrattati sono gli appartenenti a minoranze etniche, che perdono praticamente tutto; certamente non si tratta di una scelta mirata degli autori, però, in sede di dibattito, queste decisioni narrative andrebbero ponderate bene, soprattutto nell’orizzonte educativo che la serie sembrava essersi prefissato nei primi episodi.

I personaggi ancora una volta vengono svuotati delle sfumature apparse in Detained, per tornare a ricoprire abiti bidimensionali e mostrare egoismi insostenibili per poter permettere allo spettatore di patteggiare per uno solo di loro. Giusto Quill conserva un briciolo di psicologia più sviluppata, ma l’idea di insegnare a una ragazzina a combattere in un’ora è fuori da ogni logica. Lo stesso lutto per la morte di April e lo shock per la pistolettata di Charlie durano poco meno di venti secondi, ed anche tecnicamente la puntata non ne esce bene, con uno slow-motion del tentato omicidio dei fratelli di Tanya veramente ridicolo. La rivelazione dei Governors, della Venuta e dei Weeping Angel, per quanto interessante e unico sprazzo della puntata degno di nota, si perde nella consapevolezza che per svilupparlo ci verrà propinata un’altra stagione.

1.5

 

Class non ha saputo giocare bene le sue carte, puntando ad essere un misto mal riuscito tra Buffy, Smallville, Supernatural  e tanti altri, incapace di assumere un’identità propria forte e preferendo costruire sui personaggi abiti pre-confezionati che ne hanno limitato movimenti e sfumature. Pochi gli episodi degni di nota in una stagione che conta solo otto puntate. Svincolarsi dalla mitologia sconfinata di Doctor Who, per quanto coraggioso, non ha pagato, regalando piattume nei villain e nel contesto narrativo generale. Dal punto di vista tecnico non brilla particolarmente, proponendo uno stile troppo frettoloso, probabilmente nel tentativo di intercettare tendenze della generazione Youtube.

1.5

 

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