Black Sails4×04 XXXII.

Nassau continua a passare di mano in mano: come sempre, alleanze e patti segreti - conditi da una buona dose di violenza - animano i sessanta minuti di questa nuova puntata. Ma c'è ben altro all'orizzonte, per il Capitano Flint e Long John Silver: una tempesta da cui, sicuramente, ne usciranno cambiati. Per citare la saggezza di una schiava: "when you declare war to the world, the world fights back".

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Nassau è caduta. Già sul finire dello scorso episodio di Black Sails – ormai quasi a metà stagione – avevamo assistito al ritorno in grande stile di Long John Silver e all’uccisione del Capitano Berringer, sgozzato su quella stessa forca dove stava impiccando i pirati catturati all’inizio di questa stagione. Attualmente, dunque, la capitale di New Providence è tornata nelle mani di quelli che si considerano i suoi legittimi sovrani, ma purtroppo l’orizzonte si preannuncia fosco di eventi.

We survived him

C’è da dire una cosa su Billy Bones: per quanto sia stato sempre convinto che Flint fosse qualcuno di tossico, qualcuno che finisce solo per consumare chi ha attorno, l’ha comunque seguito ovunque andasse, assalto dopo assalto. Tutto l’equipaggio dell’ormai defunta Walrus, per la precisione, si è tuffato con James Flint in una violenta tempesta nella scorsa stagione, pur di sfuggire alla nave di Hornigold. Il dialogo tra Silver e Billy – che come gli ha insegnato il compianto Gates, bisogna sempre avere un asso nella manica per farsi ascoltare, in questo caso Max – riassume perfettamente la razionalità e la rabbia di qualcuno che non ne può più di combattere contro i mulini a vento.

Billy Bones puntualizza, in uno sprazzo di logica che ogni spettatore forse si è chiesto una volta o l’altra, che Flint finisce per essere la rovina di chi gli sta attorno; ha un’attrazione magnetica, irresistibile, il carisma di un uomo che arriverebbe a ordinarti di saltare e l’unica domanda che riusciresti a fare sarebbe “quanto in alto”. John Silver, sin dal momento in cui l’ha conosciuto, è forse stato l’unico in grado di opporvisi a sufficienza da comprendere che seguire Flint era la loro opzione migliore; ma quando lo stesso Billy, in un sentito dialogo di cinque minuti splendidamente recitato, gli puntualizza che continuare ad ascoltare le sue idee sarebbe una causa persa, il tarlo del dubbio inizia a rodere la coscienza del pirata da una gamba sola. E no, non perché casca nella trappola della zizzania che può dividerli, ma perché Billy gioca ancora l’unica carta che può davvero smuovere l’animo di Silver: l’incolumità di Madi.

Ogni uomo ha una debolezza e quella del Re dei Pirati comincia a diventare dolorosamente chiara anche agli occhi dei suoi avversari. E non è qualcosa che può permettersi di mostrare. Il dialogo si risolve in un nulla di fatto, perché John Silver è ancora fedele al suo capitano Flint, ma solo per un istante si inizia a intravedere una crepa tra i due pirati. Dopo aver scoperto da Max che esiste un “servizio” in quel di Londra che fa sparire i membri scomodi di alcune famiglie della capitale per spedirli a fare i braccianti in una tenuta in Florida, l’acuta intelligenza di Silver ricorda che il perduto amante di Flint, Thomas Hamilton, potrebbe avere fatto quella fine. E la domanda che pone proprio al Capitano – “Se potessi lasciar perdere tutto quanto per avere indietro Thomas, lo faresti?” – contribuisce ad alimentare la spietata convinzione che non si può scegliere tra due situazioni indispensabili: una delle due, per forza, verrà messa da parte.

Tutti noi abbiamo avuto un brivido nel pensare che questo succederà ben prima di quanto si vorrebbe, un percorso di separazione costruito piano piano, dubbio dopo dubbio, con la maestria di una sceneggiatura che si prende il suo tempo per costruire un finale di stagione che si preannuncia doloroso almeno quanto lo sono queste puntate. Il fatto che James Flint abbia acconsentito all’accordo con Eleanor Guthrie – consegnare il forziere nascosto in cambio di Nassau, per far finire questa guerra una volta per tutte – è l’ennesimo tassello su una strada senza ritorno. “Trust me“, ha mormorato Flint a Silver prima di consegnarsi come garanzia, ma chiunque abbia letto l’Isola del Tesoro sa che il tesoro perduto di Flint resta tale per anni e anni: introvabile.

Rabbia e ribellioni

Questa quarta stagione di Black Sails non ci va leggera in quanto violenza. Sin dalla prima puntata e dal sanguinario naufragio a pochi metri dalle coste di Nassau, è stato evidente che i dark times che lo stesso Berringer ha ricordato sono arrivati di prepotenza. Si gioca a carte scoperte, su qualsiasi fronte, senza risparmiarsi.

Assistiamo così a diverse forme di violenza e ribellioni, per motivi e in luoghi diversi ma non meno dolorose da guardare; da una parte abbiamo gli schiavi delle varie tenute, divenuti vittime delle ritorsioni degli schiavisti dopo che Billy e i suoi uomini hanno preso la piantagione degli Underhill, dall’altra abbiamo ciò che resta dell’equipaggio di Barbanera, pronto per essere scortato a Port Royal per essere impiccato.

Entrambi apparentemente sconfitti, entrambi sottomessi a qualcosa che sembrerebbe soverchiarli per numero e per forza; ma come ci ha già ricordato Charles Vane con il suo sacrificio, basta un solo uomo – o donna – ad accendere gli animi di persone che non aspettano altro che un invito per scatenare la loro rabbia. Se tra gli schiavi un certo Julius ha iniziato a formare un esercito, dopo aver trucidato i padroni, che promette di opporsi anche ai pirati, dall’altra assistiamo alla glorificazione di Anne Bonny che in pieno spirito di sacrificio e astuzia riesce a ribaltare una situazione che sembrava senza via d’uscita. Assistere al pestaggio a morte degli uomini di Rakham, uno dopo l’altro, è stato insopportabile finché Anne non ha deciso di fare quello che le viene meglio: prendere tutti in contropiede.

Black Sails ci mostra anche uno spaccato del cambiamento di Eleanor – che scopriamo tra l’altro essere incinta – per la prima volta vista non solo come il villain di questa stagione ma come una ragazzina che è dovuta crescere in un posto non congeniale a nessuno. Ci stupiamo davvero che sia diventata così e che adesso si ribelli e si strugga, con tutta se stessa, per essere una persona migliore di com’era in passato? Il piccolo dialogo con Max è una delicata pennellata di malinconia. E dato cosa le aspetta a breve – con il ritorno di Rogers più che mai – avrebbero forse fatto davvero meglio a partire da Nassau, tutte e due, senza voltarsi indietro.

4

 

Quattro porcamiseria per una puntata che ci traghetta verso la seconda parte di questa stagione, che sembra non volerci dare tregua; come sulle montagne russe, risaliamo il crinale prima di lanciarci in picchiata, da un episodio all’altro. E sebbene questo sia stato decisamente meno spettacolare del precedente, anche l’arrampicata per cercare l’adrenalina, che scorrerà a breve, è altrettanto ben fatta.

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ANSIAH:

Sarà dura, in effetti:

#leverità:

https://twitter.com/Avgercutie/status/833652288254246914

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