Un pugno nello stomaco. Non c’è altro modo per definire la terza puntata di questa ultima stagione di Black Sails, che sembra aver graziosamente dimenticato l’illegalità di certi episodi quando, a storie appena iniziate, per disperarsi ne mancherebbero ancora sette. Rimanendo fedele al suo riferimento letterario, la serie di Jonathan E. Steinberg e Robert Levine non è divisa in stagioni: è un libro, fatto e finito, e arrivati al XXXI capitolo certi accadimenti sono purtroppo d’obbligo. Per quanto facciano male.
Today is the day the pirate resistance dies
Sicuramente questo è un giorno importante, ma ci spiace neanche un po’ contraddire il Capitano Berringer, visto e considerato che le due morti dell’episodio non fanno altro che alimentare il fuoco della rivoluzione che a Nassau divampa da quando Charles Vane ha appiccato le fiamme con la sua impiccagione. Se la scena della morte del fu Capitano della Ranger – cruda e nient’affatto spettacolare – vi aveva lasciati con un nodo allo stomaco, sicuramente la truce esecuzione di Barbanera necessita di un gruppo di sostegno per superare il trauma. Probabilmente è una delle scene più disturbanti che abbia mai visto dopo l’aquila di sangue di Vikings.
Black Sails, questo è sicuro, non si (né ci) risparmia: la crudezza e lo spietato silenzio delle immagini – non c’è colonna sonora per dieci, interminabili minuti – esaltano la crudeltà di una pratica in voga nell’allora tradizione marinara, utilizzata per punire gli ammutinati o i comandanti negligenti, e conosciuta come Il giro di chiglia. L’utilizzo di tale tortura, che consiste nel legare il povero malcapitato e scorticarlo mentre viene trascinato sott’acqua contro la chiglia della nave, rivela peraltro che Woodes Rogers non ha dimenticato cosa significa essere un pirata: la sua crudeltà – come conferma il suo stesso racconto – era semplicemente rimasta seppellita sotto lo strato da “governatore per bene”. E faremmo meglio a non dimenticarlo più, come consiglia lo stesso Berringer.
Right now, good men are not what the moment requires. Right now, the time calls for dark men to do dark things.
Assistere alla tremenda morte di Edward Teach – assieme a due attoniti Jack Rakham e Anne Bonny, con tutto l’equipaggio di Barbanera – ci ha fatto ricordare un’altra triste verità: che la pirateria, non importa quando o come, è destinata a soccombere alla civilizzazione. E per quanto il percorso verso la fine possa essere appassionante, Black Sails rimane fedele alla sua storia. Si tratta solo di vedere quale altro condannato a morte lascerà la scena e in che modo.
Sulla terraferma, giusto per bilanciare lo sconforto e il disagio (quasi) fisico di cui siamo stati testimoni, assistiamo all’atteso passo avanti che serviva a rendere reale la leggenda di Long John Silver, finora rimasta solo una spaventosa storia cui nessuno davvero aveva avuto il coraggio di credere. E cosa c’è di meglio se non il ritorno in carne e ossa del suddetto Re dei Pirati?
La sua entrata a Nassau, apparentemente spalleggiato da pochi uomini, diventa immediatamente motivo per la popolazione di rivalsa: unirsi a lui per combattere la guarnigione di Giubbe Rosse, impegnate a impiccare i pirati catturati dopo il naufragio della prima puntata, è quasi una mossa obbligata. Allo stesso modo la pensa anche Billy Bones che, per quanto abbia rivendicato la sua indipendenza da Flint, non si fa sfuggire l’occasione di vedere realizzata la nera storiella che ha contribuito a diffondere.
La morte di Berringer, per mano di Israel Hands, è la seconda grande sorpresa di un episodio davvero esplosivo; stavolta, le sempre splendide musiche di Bear McCreary marcano la sua dipartita in modo quasi discreto, segnando un punto sulla scacchiera a favore della controparte piratesca.
Black Sails è infatti una partita a scacchi, dove il pezzo più forte è la Regina. Inoltre, visto e considerato il potere del quartetto di donne più importante di Nassau, mi sembra quasi scontato sottolineare che Eleanor, Max, Madi e Anne sembrano le uniche sensate in mezzo a una marmaglia che fa a gara a sgozzarsi per prima.
Berringer ha sia ignorato il consiglio di Max (ossia di arrestare in silenzio Silver e far finire l’ondata di rabbia e violenza che la morte di Vane ha portato) sia l’invito di Eleanor che lo esortava a non ostentare un potere guadagnato approfittandosi del malcontento della popolazione, ma piuttosto a sfruttare le informazioni ottenute sulla resistenza. Che fine ha fatto? Lo sappiamo tutti.
Menzione speciale anche per Madi Scott e Anne Bonny, che seppur in sordina si stanno dimostrando davvero sagge in una guerra combattuta in prima linea da uomini capaci solo di uccidersi e di pensare alla gloria. Anne suggerisce a Jack di regolare i conti e andarsene, lontano da un’isola che non li vuole più; Madi gestisce saggiamente le fila dell’alleanza con Flint, sottolineando come sia più importante combattere al fianco dei pirati piuttosto che schierarsi contro di loro. E dato che Rogers sta tornando a Nassau, ora caduta in mano a Long John Silver, avranno bisogno di tutto l’aiuto possibile.
Un episodio in cui non succede davvero nulla eppure accade di tutto; la maestria di Black Sails sta anche qua: condensare due avvenimenti fondamentali – la morte di Barbanera e la conquista di Nassau – in sessanta minuti di adrenalina e pura sofferenza. Scommetto che ogni spettatore ha provato un certo disagio fisico nell’assistere alla tortura di Teach, confermi? Come sempre, questa serie dimostra di essere un piccolo e sottovalutato capolavoro.
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Più o meno il pensiero comune:
Mi sto sentendo male, non riesco a guardare oddio #BlackSails
— Anna Carineria (@Pepkins88) February 13, 2017
Dopo la 4×03, ora più che mai:
Ma li vogliamo premiare questi sceneggiatori? Vogliamo premiare gli attori? VOGLIAMO RIEMPIRE DI PREMI STA BENEDETTA SERIE #4×02 #BlackSails
— Anna (@221Bdramaqueens) February 6, 2017
Amen:
https://twitter.com/silversflint/status/830062828212076547