Black Mirror4×06 Black Museum

Una ragazza si ferma a fare il pieno in una stazione di servizio - chiusa, perché le auto vanno a batteria solare - e decide di passare il tempo visitando il Black Museum, un museo che racchiude molte delle tecnologie finora viste in Black Mirror.

5.7

L’ultimo episodio di questa quarta stagione di Black Mirror chiude i sei episodi di questo prodotto che Netflix ha così tanto desiderato possedere da Channel 4, l’emittende britannica per cui sono state prodotte le prime due stagioni. Black Museum sembra quasi un finale di serie, già a partire dal titolo, sia per come è strutturato l’episodio, sia per i famosi Easter Eggs – nemmeno così difficili da scovare – ma anche per il senso di smarrimento creativo che lascia dentro dopo la visione, soprattutto paragonato anche solo agli episodi a cui fa riferimento.

Black Museum inizia con le famosissime note di “Always Something There to Remind Me” di Dionne Warwick, creando quella familiare sensazione di falsa normalità presente in ogni episodio di Black Mirror: una storia comune, qualcosa che potrebbe accadere nel nostro presente, che da un lato ci infonde un senso di sicurezza, ma allo stesso tempo aumenta l’ansia di non sapere bene cosa ci aspetta, consci di avere a che fare con una serie in grado di non farti dormire la notte.

Nish (Letitia Wright), una giovane ragazza di colore, si ferma in un’area di servizio per fare il pieno alla batteria dell’automobile. Appare incuriosita da quello che sembra un museo, il Black Museum appunto, gestito da tale Rolo Haynes (Douglas Hodge), un loquace signore americano di mezza età. Il personaggio di Rolo è subito palesemente presentato come “antagonista”, un po’ sul viscido, il tipo di persona che non si lava le mani dopo aver usato il bagno.

4x06 Black Mirror Black MuseumIl museo dall’esterno sembra quel genere di cimitero di cimeli che attirano curiosi e perditempo in viaggio negli Stati Uniti, ma in realtà è molto più complesso di quanto sembra. Al suo interno infatti ci sono oggetti legati a crimini e tecnologie in pieno stile Black Mirror. Quella che però traspare durante la visione è la sgradevole sensazione che le mini storie raccontate da Rolo siano delle vere e proprie idee per interi episodi più strutturati, che però non hanno mai visto la luce, e sono quindi stati riciclati in una meta puntatona, un minestrone fatto con gli avanzi.

L’idea stessa di scegliere la voce narrante per spiegare cosa sta succedendo è fastidiosamente fuori luogo, togliendo quello che è l’ansia della scoperta della distopia che sono alla base di questa serie. Sappiamo già che siamo nel futuro, sappiamo già che si parla di crimini, è proprio necessario lo spiegone della guida turistica? Le tre storie raccontate da Rolo infatti si intrecciano tra di loro, in modo abbastanza omogeneo, ma preparano al finale che è quindi non molto sorprendente.

L’idea stessa di scegliere la voce narrante per spiegare cosa sta succedendo è fastidiosamente fuori luogo, togliendo quello che è l’ansia della scoperta della distopia che sono alla base di questa serie.

Il segmento del dottor Dawson (Daniel Lapaine) è quello più strutturato, che avrebbe benissimo potuto avere un episodio tutto suo: si parla di dolore e di piacere, e di come essi possano creare dipendenza fisica e psicologica, passando per la perversione sessuale. Si sfiora anche il fine vita, cosa succede quando si muore, ma invece di approfondire l’argomento lo si abbandona abbastanza in fretta, per continuare a narrare come il cervello del medico sia cambiato completamente, fondendo dolore e piacere.

4x06 Black Mirror Black MuseumSi accenna anche al filosofico, sempre dalla bocca di Rolo, che prima di diventare direttore del museo era una specie di rappresentante di prodotti high tech medicali, a caccia di cavie volontari: la morte, senza la paura del dolore, della sofferenza, non è più così terribile, e il bisogno di provare piacere spinge il dottore a infliggere l’ultimo dolore fisico ad un altro essere umano – e quindi a sé stesso – fino a rimanere in coma, ma con un sorriso di beatitudine stampato sul viso.

L’altra storia tratta della trasmissione della coscienza di un essere umano ad un pupazzo inanimato, e prima ancora all’interno della mente di un’altra persona. Jack e Carrie (Aldis Hodge e Alexadra Roach) si amano, hanno un bambino, lei ha un incidente e rimane in coma vegetativo, ma può comunicare con un rudimentale apparecchio sì/no. Arriva Rolo che propone a lui di farsi impiantare la coscienza di lei in testa: dopo un po’ lei si rivela essere estremamente fastidiosa, tanto da farsi “spegnere” con un’app che tutti vorremmo funzionasse un po’ con tutte le persone che ci rivolgono la parola prima delle 10 del mattino.

4x06 Black Mirror Black MuseumAll’arrivo di un’altra donna – senza scrupoli – Rolo propone un sotterfugio assolutamente non etico, cioè togliere la coscienza di Carrie da Jack e impiantarla in una scimmia di pezza che possa restare sempre con il piccolo, che però cresce e si stanca della madre, che resta intrappolata nella scimmia di peluche. Storia banale, e l’interpretazione degli attori non aiuta a renderlo più interessante.

Durante la visita al museo Rolo accetta una bottiglia d’acqua da Nish, tracannandola senza educazione. Mentre parla e continua a guidare la ragazza arriviamo davanti al terzo segmento, quello che poi è il wrap di tutto l’episodio: l’ologramma del condannato a morte Clayton Leight, (interpretato da Babs Olusanmokun) la cui coscienza è stata venduta a Rolo prima dell’esecuzione, e che diventa l’attrazione principale del museo. Poter abbassare la leva per eseguire la condanna è quello per cui vengono migliaia di visitatori, infliggendo la sedia elettrica alla coscienza di Clayton innumerevoli volte, con sadica perversione, distruggendo pezzo per pezzo quello che rimane dell’ologramma.

4x06 Black Mirror Black MuseumIl colpo di scena è prevedibile: Nish rivela di essere la figlia di Clayton, venuta a porre fine alle sofferenze del padre e a vendicarsi, in chiave così smaccatamente americana da chiedersi se le prime due stagioni di Black Mirror siano mai state prodotte in Gran Bretagna. Sebbene le storie possono essere godibili, soprattutto quella del dottor Dawson, il finale lascia un po’ a desiderare, soprattutto per la scelta degli attori: Douglas Hodge viene dal mondo dei musical, mentre Aldis Hodge e Alexadra Roach sono legnosi e poco espressivi.

La cosa veramente degna di nota è come Black Museum contenga un sacco di riferimenti ad altri episodi, confermando che siano tutti parte di un unico universo narrativo che segue una precisa sequenza temporale. Il museo ha gli artefatti presenti in altri episodi di Black Mirror: la macchina clonatrice di USS Callister, il tablet rotto di Arkangel, la vasca insanguinata di Crocodile, il visore di Playtest, i biscotti di White Christmas, il drone-ape di Hated in the Nation e la maschera di White Bear.

Inoltre possiamo afferrare dalle varie news all’interno dell’episodio come  “Saito trial continues” cioè Shou Saito, il game designer di Playtest, è sotto processo per l’omicidio di Cooper; “Arkangel system pulled from stores” e quindi si parla di nuovo di Arkangel, e infine, Waldo politician makes waves, ovvero The Waldo Moment è avvenuto più o meno nello stesso periodo della storia del dottor Dawson. Non è finita qui. Nel secondo flashback di Rolo, le news parlano di Michael Callow, il primo ministro di The National Anthem sposerà un maiale, e in un altro titolo si legge “Autonomous military “dog” robot unveiled” quindi è probabile che ad essere l’ultimo episodio in linea temporale con la serie sia Metalhead.

Un po’ di confusione, per cercare di mettere tutto in fila, e dare un corpo ad un episodio che purtroppo è danneggiato dalla scelta di narrare letteralmente quello che vediamo nello schermo, da tre storie che hanno il sapore del riciclato e a cui manca la necessaria carica creativa che stupisce, affascina e nel profondo ci terrorizza,  la vera anima di Black Mirror: sono aumentati i soldi, sono arrivati alcuni grandi nomi tra gli attori e tra i registri, ma si è perso in parte il senso di oscuro e distopico che questa serie ci ha trasmesso fino alla scorsa stagione.

  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 5/10
    Tecnica - 5/10
  • 6/10
    Emozione - 6/10
5.7/10

Riassunto

Di solito la zuppa riscaldata il giorno seguente è più gustosa. Black Museum però è invece un po’ sciapo, non proprio all’altezza di una serie come Black Mirror.

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5.7

Di solito la zuppa riscaldata il giorno seguente è più gustosa. Black Museum però è invece un po' sciapo, non proprio all'altezza di una serie come Black Mirror.

Storia 6 Tecnica 5 Emozione 6
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