Black Mirror4×04 Hang the DJ

Continua la quarta, altalenante stagione di Black Mirror, con un episodio incentrato ancora una volta su amore, incontri, vita di coppia e algoritmi di matching, che intrattiene a dovere ma che fallisce nel coniugare questo aspetto a un’efficace critica sociale.

7.0

Continua la quarta, altalenante stagione di Black Mirror, con un episodio incentrato ancora una volta su amore, incontri, vita di coppia e algoritmi di matching.

Hang The DJ prende molti elementi dalle precedenti stagioni della serie, e li frulla in un mix che riesce a intrattenere a dovere, ma che lascia ancora qualche perplessità. C’è la stessa dipendenza dal personal device che avevamo riscontrato in Nosedive, la stessa storia d’amore predestinata ma allo stesso tempo travagliata di San Junipero e, sul finale, la stessa umanizzazione dei software che aveva caratterizzato lo speciale di Natale.

Quello dei giovani Amy e Frank è un mondo per certi versi inquietante, in cui tutto l’iter moderno dell’innamoramento – approccio tramite app o siti d’incontri, prima uscita, primi rapporti sessuali, innamoramento, vera e propria relazione e definitiva rottura di quest’ultima – viene automatizzato da un non meglio precisato Sistema.

Già oggi, nel mondo reale, in molti rimpiangono i bei tempi andati fatti di approcci nei locali, amicizie in comune e naturalezza nei rapporti di coppia – soppiantati in parte dai già citati sistemi di matching delle persone sulla base di parametri fisici, caratteriali e di gusti personali – e saranno proprio queste persone a risentire maggiormente della sottile critica sociale di questo episodio, in cui tutto questo sistema è elevato all’ennesima potenza. Non c’è più nulla di naturale e spontaneo: il Sistema decide tutto, dalle pietanze da consumare durante il primo appuntamento alla data di fine della relazione, il tutto basato sui dati accumulati sulle esperienze pregresse, e lo fa in maniera del tutto autoritaria. Non si può sfuggire al Sistema, non si possono avere relazioni non programmate né interrompere prima del dovuto quelle assegnate dal proprio Coach.

Non c’è più nulla di naturale e spontaneo: il Sistema decide tutto, dalle pietanze da consumare durante il primo appuntamento alla data di fine della relazione

Capiamo subito, però, che qualcosa non va. Il mondo sembra infatti fin troppo fittizio: possibile che nessuno vada al lavoro? Possibile che non ci siano altri rapporti sociali al di fuori delle relazioni di coppia? È proprio Frank, in un primo sporadico momento di lucidità, a sbatterci in faccia la probabile verità: e se si trattasse solamente di una simulazione? Anche Amy inizia a porsi qualche domanda rendendosi conto di alcuni particolari che si ripetono in un loop costante, fino a che il plot twist del finale scopre definitivamente le carte in tavola e le sparpaglia, facendoci finalmente capire che, fino a quel momento, abbiamo parteggiato per qualche riga di codice.

Scopriamo anche noi le carte e diciamolo subito: l’idea in sé è vincente. Tutto l’episodio si svolge all’interno dell’algoritmo di matching di un’app di incontri, in cui vengono eseguite centinaia di simulazioni – che noi vediamo umanizzate e sofferenti tanto quanto i protagonisti stessi, e quanto noi – per determinare la definitiva percentuale di affinità tra due possibili neo-amanti.

Quello che stona, con il senno di poi, sono fondamentalmente due punti. Prima di tutto, la prevedibilità: come già accennato in precedenza, capiamo subito che c’è qualcosa che non va, che non può essere un mondo reale e realistico (come era quello di Nosedive ad esempio), e la definitiva pulce nell’orecchio ce la mette Frank già a metà episodio, segnando il momento topico in cui anche noi capiamo la verità – o quantomeno parte di essa – e iniziamo a vivere l’episodio stesso nell’attesa della rivelazione finale che confermi i nostri sospetti.

Il secondo punto, invece, riguarda la critica generale rivolta a questa stagione di Black Mirror: dov’è l’ansia? Dov’è quel costante senso di smarrimento e di oppressione al petto che ci coglieva al termine degli episodi delle prime stagioni? Se, forse, tutto ciò avrebbe potuto concretizzarsi nella prima metà dell’episodio – parteggiando per i due amanti costretti a restare separati da un Sistema troppo razionale che non ammette sentimenti non programmati – ecco che tutto svanisce nella seconda, in cui realizziamo che si tratta di un software e quindi vabbè, chissenefrega.

Hang the DJ è un’idea vincente dal punto di vista narrativo, quindi, ma che lascia a desiderare se si entra nel territorio puramente sociale e antropologico che Black Mirror ha sempre indagato con cinismo e sospetto. Nosedive – di nuovo – è un esempio perfetto, forse l’ultimo della serie finora, di come i due aspetti possano e debbano essere coniugati: un episodio narrativamente ineccepibile che, alla fine, ci lascia parecchio amaro in bocca e con parecchie riflessioni sull’importanza che diamo ai social e al giudizio altrui nella nostra vita. In Hang the DJ invece, dopo l’iniziale critica alle stesse app d’incontri, di questo binomio non resta nulla, poiché paradossalmente il twist narrativo finale finisce con l’attenuare – se non azzerare – l’empatia provata finora nei confronti dei due protagonisti.

Porcamiseria
  • 6.5/10
    Storia - 6.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
7/10

In breve

Hang the DJ è un’idea vincente dal punto di vista narrativo, ma che lascia a desiderare se si entra nel territorio puramente sociale e antropologico che Black Mirror ha sempre indagato con cinismo e sospetto.

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Porcamiseria

7

Hang the DJ è un’idea vincente dal punto di vista narrativo, ma che lascia a desiderare se si entra nel territorio puramente sociale e antropologico che Black Mirror ha sempre indagato con cinismo e sospetto.

Storia 6.5 Tecnica 7 Emozione 7.5
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