Better Call Saul3×06 Off Brand

In Better Call Saul torna il tema centrale della famiglia, sia essa allo sfascio o minacciata dalla criminalità. Dopo il magistrale "Chicanery", Jimmy e Chuck raccolgono le loro vite e decidono le loro prossime mosse, mentre tra Fring e Salamanca si respira aria di guerra.

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Dopo il magistrale “Chicanery” è inevitabile ridimensionare ingiustamente al ribasso ogni altro episodio futuro di Better Call Saul. È una semplice questione di prospettiva, nell’innata capacità che ha il genio di Vince Gilligan di alzare periodicamente l’asticella della qualità televisiva. “Off Brand” è la quiete dopo la tempesta, la calma piatta durante la quale tutti i protagonisti rimettono in ordine le loro vite e, in una certa misura, iniziano a rimettersi in gioco.

Il tema centrale è la famiglia, sia essa distrutta come quella di Jimmy, o rifugio dalla criminalità come quelle di Mike e Nacho. Per il primo la famiglia non esiste più, il fratello è solamente motivo di acrimonia, con buona pace di Rebecca, per i secondi inizia a intravedersi un contrasto naturale tra una vita allineata col mondo civile e l’underground criminale del New Mexico.

Nel caso di Jimmy, la famiglia è costata un anno di sospensione dalla professione legale, una giornata intera a chiamare i suoi clienti per metterli nel congelatore e la decisione avventata di continuare a mantenere lo studio coabitato con Kim. Ogni vittoria, per quanto netta, porta con sé parziali sacrifici, ed era una parte a cui Jimmy non aveva ancora pensato – e nemmeno noi, ancora inebriati dal risultato del processo a cui è stato sottoposto.

L’unica alternativa per Jimmy ora è investire altrove, reinventarsi e recuperare qualche soldo, partendo dagli spazi pubblicitari acquistati per sponsorizzare la sua attività di consulente per atti ereditari; nello spot agghiacciante girato per recuperare introiti pubblicitari nasce lo pseudonimo che si porterà dietro fino alla fine della discesa negli inferi con Walter White: Saul Goodman debutta pubblicamente, e non facciamo fatica a credere che arriverà a esercitare la professione di avvocato illegalmente, come sappiamo. Prima o poi Mike avrà bisogno di un avvocato, e prima o poi Jimmy dovrà fare qualche cazzata.

Chuck non ha ovviamente imparato la lezione, e sebbene superficialmente sembri voler andare avanti e seguire i consigli di Howard, qualcosa bolle in pentola anche per lui – curioso anche come abbia categoricamente rifiutato l’aiuto di Rebecca, l’unica in grado di lenire davvero le sue ferite. La gita fuori porta di Chuck ci viene raccontata attraverso i suoi filtri audiovisivi: le luci sono intenzionalmente fastidiose, stirate e invasive, il ronzio dell’elettricità penetra nelle nostre orecchie, come se fossimo tutti affetti dalla sua stessa patologia.

Registicamente la sequenza dedicata a Chuck supera di poco quella dedicata a Jimmy durante la chiamata a tutti i suoi clienti: nella seconda il montaggio serrato e l’improvvisazione di Bob Odenkirk rendano irresistibile un’altrimenti banale lista di numeri di telefono da chiamare; la prima invece è immersiva, claustrofobica e fotograficamente ineccepibile; assieme le due scene abbracciano tutto lo spettro della perfezione tecnica a cui Gilligan non smette mai di abituarci.

L’unico evidente neo dell’episodio riguarda il mondo criminale di Better Call Saul, non tanto nella rappresentazione del traffico di droga dei Salamanca o dell’imminente guerra aperta con Gus Fring, né nella crisi spirituale di Nacho, combattuto tra famiglia biologica e famiglia criminale; il problema con “Off Ramp” è l’abuso di situazioni e personaggi già conosciuti in Breaking Bad, senza tuttavia che la loro rivelazione risulti più caratteristica e interessante di un mero fan service. Parliamo della sbrigativa comparsa di Lydia Rodarte-Quayle e della lavanderia di Fring, che assieme alla discesa in campo di Saul Goodman fa sembrare il lavoro di ricostruzione del passato del microcosmo di Breaking Bad come una semplice lista della spesa.

In passato gli autori di Better Call Saul sono riusciti a far emergere figure note con eleganza e precisa caratterizzazione, da Jimmy a Mike, passando per Gustavo e persino per Huell, ma questa volta il risultato è innegabilmente sub-ottimale. Peccare di superficialità capita anche ai migliori, un difetto peraltro drammaticamente acuito da quanto l’episodio precedente, “Chicanery”, fosse incredibile sotto ogni aspetto. Sappiate tuttavia che questo 4 Porcamiseria su 5 è un voto da collocare seguendo lo spirito della serie di riferimento, di qualità senz’altro superiore a diversi show suoi contemporanei.

4

 

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Alcune Osservazioni

  • In verità soltanto una, il miglior frame dell’episodio, durante la sequenza claustrofobica di Chuck all’aria aperta.

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