Passato, presente e futuro si mescolano nel ritorno in scena di Arrow, alla sua settima stagione, che riprende cinque mesi dopo (reali e narrativi) dal finale precedente non eccezionale, in cui avevamo lasciato un Oliver Queen martire, pronto a finire in galera e confessare pubblicamente la sua doppia identità pur di salvare il team e la sua famiglia.
Mentre un misterioso nuovo Green Arrow compare a Star City dando la caccia ai criminali, veniamo a conoscenza di come sono cambiate le vite dei nostri da quando Oliver è stato arrestato. Dismessi i panni di giustizieri, i membri del team Arrow hanno potuto concentrarsi sulle rispettive nuove professioni: John, ormai parte integrante dell’ARGUS, è intento a dare la caccia a Diaz, il cui corpo non è mai stato ritrovato; Curtis fa altrettanto, in qualità di responsabile della ricerca dell’agenzia governativa diretta da Lyla; Laurel di Earth-2 ha accettato il ruolo di Procuratore Distrettuale (che apparentemente la mette in contrasto col nuovo vigilante); Dinah ha fatto carriera nella polizia locale, tanto da guadagnarsi i gradi di capitano, ruolo che svolge più che diligentemente dato che arriva a scontrarsi con Rene, adesso insegnante di pugilato nelle Glades e sostenitore del nuovo Incappucciato.
Felicity e William hanno subito, ovviamente, il cambio più radicale, costretti a cambiare identità e residenza sotto l’ala protettiva dell’FBI. La presenza dei federali non basterà però a fermare il redivivo Diaz, che mentre mette indirettamente sotto pressione un Oliver fiacco in galera, cerca di far fuori l’ex Overwatch, prendendole però di santa ragione. Sarà questa scintilla ad accendere la donna convincendola a non accettare passivamente la nuova situazione e spingendola inoltre a motivare il marito, che teneva un profilo basso nella speranza di uno sconto di pena per buona condotta.
Ci troviamo di fronte a una première particolarmente movimentata e snella, che anche nei momenti più discorsivi non è troppo appesantita. Non passano inosservati alcuni evitabilissimi stereotipi (la fotografia in prigione, il conto dei giorni trascorsi col gessetto sul muro, il Conte di Montecristo), così come le fastidiose ricorrenze di alcuni temi ormai sviscerati durante questi anni: dovremmo essere ormai ben al di là del continuo tira e molla “vigilante sì, vigilante no”, eppure i protagonisti continuano a discuterne bellamente. È piacevole notare, invece, un certo sguardo al passato, riprendendo atmosfere date ormai per perse. Contemporaneamente, la presenza del cliffhanger finale punta dritto al futuro, suscitando sicuramente interesse ma al contempo non poca preoccupazione, data la pessima gestione degli ultimi flashback.
Non sarà facile raccordare le due linee narrative, soprattutto in considerazione dell’ennesimo ritorno di Lian Yu, ormai meta suggerita da TripAdvisor, e della presenza sulla stessa di Roy, anch’egli sfruttato pietosamente nelle sue ultime apparizioni. Dal punto di vista tecnico le scene d’azione continuano ad essere il fiore all’occhiello della serie, nonostante la presenza un po’ ingombrante del commento sonoro, smaccatamente aggressivo. Una première che convince ma che richiede un coraggioso cambio di marcia rispetto al passato.
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Storia - 6.5/106.5/10
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Tecnica - 7.5/107.5/10
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Emozione - 7/107/10
Summary
Un buon mix di passato, presente e futuro inaugura la settima stagione di Arrow. Pur non esente da difetti, la première si distingue per una certa snellezza e le consuete scene d’azione ben orchestrate, così come delle eccellenti premesse per la stagione a venire. Una scommessa che richiederà un cambio di marcia netto rispetto al passato.
Porcamiseria
Un buon mix di passato, presente e futuro inaugura la settima stagione di Arrow. Pur non esente da difetti, la première si distingue per una certa snellezza e le consuete scene d'azione ben orchestrate, così come delle eccellenti premesse per la stagione a venire. Una scommessa che richiederà un cambio di marcia netto rispetto al passato.
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