American Horror Story7×02 Don’t Be Afraid of The Dark

Continua il viaggio tra le fobie di Allyson, con nuovi vicini fonte di stranezza e disagio e con avvenimenti dal chiaro messaggio politico. American Horror Story continua su un percorso interessante, ma che potrebbe essere sviluppato con maggiore incisività.

4.7

Guardando indietro all’ormai ricco passato di American Horror Story, sono due i leitmotive principali che hanno accomunato le diverse incarnazioni fino ad oggi.

Il primo – estremamente positivo – è la partenza col botto, di quelle che ti lasciano la caratteristica espressione del “Porcamiseria!” stampata sul volto, seguita dal conto dei giorni che mancano alla messa in onda del secondo episodio. Il secondo è, purtroppo, un inesorabile calo di tensione narrativa o coerenza della storia già dagli episodi immediatamente successivi (con l’unica eccezione, quantomeno in tempi recenti, del capitolo Roanoke) che lascia l’amaro in bocca e la sensazione di aver sprecato un’opportunità d’oro.

Avevamo già espresso un parere non proprio esaltante sulla premiere di American Horror Story: Cult, in controtendenza rispetto ai primi episodi delle passate stagioni. Tutte le speranze erano riposte, proprio per questo motivo, in una vera e propria inversione di tendenza rispetto ai leitmotive di cui sopra; per una volta, vedere una storia partire lentamente ma evolversi pian piano in qualcosa di unico e caratteristico sarebbe stato una bella svolta per la serie. La stagione è ancora agli inizi, ma proprio per questo spiace vedere come i binari già tracciati nella premiere proseguano nella stessa direzione in “Don’t Be Afraid Of The Dark”.

Continua ad essere ottima l’idea di un horror dall’ambientazione più ordinaria, in cui il disagio deriva non dallo splatter o dal paranormale, ma dalla natura umana; in questo American Horror Story: Cult, non troviamo fantasmi, demoni, vampiri o altri elementi dell’immaginario horror sovrannaturale ad inquietare lo spettatore e ad accompagnarlo nei suoi incubi. La paura alberga nell’uomo sin dall’alba dei tempi, e lo scopo di Murphy sembra essere quello di portare allo scoperto le nostre paure, in parallelo con quelle di Ally.

Ma se la premessa sulla carta è davvero ottima, è evidente già al secondo episodio come la trama si stia trascinando proprio sulla scia delle fobie di Ally, con un approccio alla narrazione poco fresco e un po’ banale.

Non bastano le new entry nel cast, in questo caso i classici vicini con comportamenti inquietanti e dai contorni poco chiari, fonti di battutine e doppi sensi che provocano un certo senso di disagio. Non basta la bravura di Sarah Paulson, intrappolata per il momento in un ruolo claustrofobico, per il quale fortunatamente l’aspetto psicologico viene finalmente, brevemente a galla. Non basta, perché manca la componente di angoscia e straniamento cardine della serie, comunicata quasi unicamente attraverso le fobie di Ally, risultando cariche di cliché e di impatto pressoché nullo.

Incutono più timore i messaggi politici dietro a questo American Horror Story, dall’incursione di Kai in casa di Ally con il tipico discorso da neonazista, al ritrovamento del cadavere nella macelleria, con tutte le conseguenze del caso per Pedro, fino alla scioltezza con cui i nuovi vicini maneggiano armi da fuoco; è questa noncuranza e inesperienza nel loro utilizzo a far precipitare l’episodio nel finale, con un colpo accidentale partito dalla pistola di Ally, un incidente che pure lo spettatore più ingenuo avrebbe capito sarebbe successo.

Si apprezza il messaggio, anche questa volta, ma i metodi e la costruzione narrativa sono pesantemente indigesti. Non sappiamo quanto si debba ancora sopportare American Horror Story: Cult per come è ora, prima di arrivare ad una svolta nell’intreccio degli eventi, e per il momento rimaniamo con l’amaro in bocca e con la sensazione che questa stagione potrebbe benissimo essere il primo, clamoroso buco nell’acqua della serie.

Porcamiseria
  • 4/10
    Storia - 4/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 3/10
    Emozione - 3/10
4.7/10

In Breve

Ci si aspettava un secondo episodio che riscattasse una premiere debole e poco convincente, ma così non è stato, a causa del reiterarsi dei medesimi schemi e cliché narrativi. Il messaggio politico è interessante, ma senza un veicolo appropriato a una serie come American Horror Story, lo si perde tra gli sbadigli.

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5.25/10 (8 votes)

Porcamiseria

4.7

Ci si aspettava un secondo episodio che riscattasse una premiere debole e poco convincente, ma così non è stato, a causa del reiterarsi dei medesimi schemi e cliché narrativi. Il messaggio politico è interessante, ma senza un veicolo appropriato a una serie come American Horror Story, lo si perde tra gli sbadigli.

Storia 4 Tecnica 7 Emozione 3
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