American Gods1×05 Lemon Scented You

Le mosche fanno compagnia a Laura, mentre attende Shadow: l'ex marito è visibilmente sorpreso, visto che la morte non sembra averli separati così tanto. Conosciamo Mr. World, ritroviamo Media che si diverte ad interpretare personaggi del calibro di David Bowie e Marilyn Monroe, e lo sciapissimo Tecnofighetto. Odino is not amused.

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Dopo la parentesi biografica su Laura Moon di Git Gone, American Gods riprende da dove lo avevamo lasciato in Head Full of Snow: Shadow che torna nella sua stanza e si trova la moglie morta tranquillamente seduta sul letto.

Ciò che balza agli occhi in questo episodio è come Laura stia ancora prendendo confidenza col suo essere morta. Il velo di titubanza sulle sue azioni da viva è via via sparito, mentre prende consapevolezza della sua natura paranormale, dall’insensibilità al dolore alla forza sovrumana. Sia mentre massacrava gli scagnozzi del Tecnofighetto, sia mentre gonfia di botte il povero Mad Sweeney, non c’è ombra di rimorso nei suoi occhi, ma anzi vediamo un ghigno quasi beffardo e divertito.

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Si potrebbe provare compassione per una donna riportata alla vita contro il suo volere, costretta a trovare un nuovo posto nel mondo, ma la brava Emily Browning riesce a ricreare una Laura verso cui sentiamo invece antipatia e insofferenza crescenti: è riuscita a sconfiggere la morte, rimediando così agli errori fatti in vita, ma è guidata dall’egoismo.

Shadow è la sua luce guida – letteralmente, perché lo vede immerso in un’accecante luce dorata. Se in vita probabilmente non lo aveva amato davvero, come insinua Mad Sweeney, adesso è costretta a seguirlo come un faro nella notte, scopo della sua nuova esistenza, unico essere in grado di farle battere di nuovo il cuore nel vero senso della parola. Verrebbe da dire che la scoperta dell’amore post-mortem non entusiasmi Shadow, e sicuramente le avances sessuali della ex moglie cadavere non aiutano. Il confronto tra due dei principali protagonisti di American Gods è più importante di quanto si pensi, perché getta le basi di nuovi e potenti sviluppi narrativi per tutta la serie, anche a giudicare dalla preoccupata reazione di Mr. Wednesday.

Finalmente facciamo la conoscenza di Mr. World (l’eclettico Crispin Glover), una delle divinità moderne: la scena dell’incontro è il momento apicale dell’episodio, dove i nuovi dèi decidono di giocare a carte scoperte. Se Media è la televisione – una Gillian Anderson che supera se stessa – Mr. World è la Rete, che tutto sa, ma non abbastanza per potersi permettere il lusso di eliminare Mr. Wednesday, sulla terra da migliaia di anni.

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Il desiderio di conoscenza di Mr. World svela il punto debole di questi nuovi dèi: l’inesperienza, l’ignoranza, l’incapacità di usare il potere che viene loro concesso dagli esseri umani. Lo splendido cortometraggio animato all’inizio dell’episodio ci racconta infatti come qualsiasi divinità possa perdere il suo potere e morire, se nessuno crede più in essa. La persuasione pubblicitaria inscenata da Mr. World per donare a Odino  – perché sì, avete capito bene, Mr. Wednesday è Odino – un pensionamento dignitoso, un Valhalla preconfezionato che racconti la sua storia colorata, servirebbe appunto a questo: fare sì che la gente creda ancora, si ricordi di lui, e gli doni linfa vitale.

Come detto da Media nei panni Ziggy Stardust, l’importante è che credano solo alcuni, anche solo un singolo individuo: infatti, il potere che può dare un miscredente che inizia a credere è di gran lunga maggiore. Forse è per questo che Shadow è così importante per Mr. Wednesday, e per gli dèi tutti: una persona che inizia a credere può donare ancora più linfa vitale.

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I nuovi dèi non sanno bene cosa fare del loro potere, sebbene ne afferrino le potenzialità, e hanno bisogno di una guida per non scomparire; altre divinità in passato sono esistite, ma nessuno le ricorda più, nessuno le venera, nessuno ci crede, e sono quindi morte. Nella nuova era assistiamo al giovane Tecnofighetto che scalpita per sterminare il vecchio, non rendendosi conto che la sua stessa esistenza effimera è forse destinata a estinguersi con la prossima scoperta tecnologica. Già Media e Mr. World fanno parte di un recente passato che sta sfuggendo loro di mano: la paura dell’oblio li spinge a trattare con l’antico e a tenere a bada il futuro – la scena del bacio spaccadenti di Marilyn è semplicemente geniale.

In questo episodio di American Gods però non mancano un paio di pecche. Laura, dopo essere stata la protagonista indiscussa di Git Gone, con questo episodio scivola subito in secondo piano, insieme a Shadow che dovrebbe essere il protagonista: entrambi vengono oscurati non tanto dall’arrivo di Mr. World, ma da un Ian McShane che parla anche solo con gli occhi, e da Gillian Anderson, dea delle dee. La scena dell’interrogatorio riceve poi fin troppo minutaggio, rivelandosi abbastanza inutile, quasi a voler apparire più importante del confronto tra Laura e Shadow. Fortunatamente, il comparto tecnico dell’episodio è in grande spolvero, con la regia impeccabile di Vincenzo Natali che rende tutto un po’ più Hannibal.

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