American Crime Story2×07 Ascent – 2×08 Creator/Destroyer

Nel viaggio a ritroso nella mente dell'assassino si passa dal suo debutto come escort di imprenditori milionari all'infanzia fatta di illusioni, con un padre truffatore. Come si suol dire, la mela non cade troppo lontana dall'albero.

5.5

Siamo quasi alle battute finali di American Crime Story: Versace, andando fino all’infanzia di Andrew Cunanan e percorrendo un parallelismo tra l’assassino e la vittima illustre che Ryan Murphy cerca in tutti i modi di giustificare. Il problema principale a questo punto risulta essere la storia stessa della stagione, che mette in risalto l’assassinio di Gianni Versace come se fosse cardinale, quando invece è l’insieme di tutti i crimini di Cunanan a essere importante. Si può dire che si tratti di un effetto valanga, iniziato da un mondo illusorio costruito ad arte da un padre truffatore, che ha travolto quattro vite delle quali la più risonante è quella dello schianto a valle, marginalizzando chi è stato trascinato prima nel bagno di sangue.

Non c’è nulla che non sia ormai forzato nell’accomunare l’assassino alla sua vittima celebre, e i brevi incisi sempre più circostanziali ne danno prova. La storia di Versace risulta interessante non perché collegata all’omicidio, ma perché di per sé si lascia seguire: l’iconica serata dedicata a Donatella e al celebre vestito di cinture non ha grossi legami con la cronistoria di Andrew nemmeno nella metafora più ardita, ma è un passaggio comunque coinvolgente e ben inscenato.

Il cappello dell’epidemia di AIDS nella comunità gay è un tema già sviscerato, seppur ottimamente interpretato dai protagonisti, e si fa fatica a capire cosa c’entri ancora la famiglia Versace con il racconto della stagione; preso a sé stante, il settimo episodio è poco organico nel porre a confronto vittima e assassino, confronto che acquisisce senso solo nell’episodio successivo, tirato per i capelli.

Infatti, come era lecito aspettarsi, deriva tutto dal modello educativo: la madre di Gianni crede nel duro lavoro e nel sacrificio, il padre di Andrew crede nell’opportunismo, affabulando a tutti i costi il prossimo. Ci crediamo, nonostante i dialoghi piuttosto banali – senza nemmeno la fatica di trovare attori italiani e sottotitolarli – ma la discesa nell’omicidio seriale deve avere più elementi a supporto di un’adolescenza agiata, ma illusoria.

Sembra tutto protratto più del necessario, ridondante e privo di sfumature – che non siano quelle veicolate da Darren Criss, ottimo nonostante la ripetitività dello script – in un racconto a ritroso che ha perso molto del suo fascino. Vince solo il messaggio morale, la crisi nella comunità gay in cui un Lincoln Aston viene massacrato da un escort impanicato, il bruciante stigma sociale e la costante repressione. Andrew vive nell’illusione di poter costruire qualcosa con qualcuno, il padre gli insegna che tutto è possibile, e quando il castello di carte crolla egli rifiuta la cattiva notizia.

Vediamo dove la valanga di menzogne ha inizio, dopo un confronto con Modesto Cunanan che per la prima volta mostra un figlio in grado di avere un’anima, prima che i racconti vacui prendano il posto della realtà. L’aspetto importante dell’etnia di Cunanan viene affrontato brevemente ma con decisione, sia in “Creator/Destroyer”, dove Modesto privilegia Andrew probabilmente perché ha dei tratti fisici che lo fanno passare per bianco più di suo fratello e di sua sorella, sia in “Ascent”, dove il colloquio per diventare escort incontra il muro invalicabile costituito dal suo essere per metà asiatico.

Possiamo affermare con certezza che American Crime Story: Versace stia esaurendo parte del suo appeal, a causa principalmente di una sceneggiatura sovrastrutturata rispetto alla storia da raccontare. L’infanzia di Andrew Cunanan aggiunge elementi interessanti alla genesi del serial killer, il cui ritratto ora rischia di suscitare però più empatia del necessario. La storia di Versace viaggia su binari autonomi, talmente autonomi che, a parte qualche flebile parallelismo, non si capisce più a cosa serva nell’economia della narrazione.

Porcamiseria
  • 5/10
    Storia - 5/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 5.5/10
    Emozione - 5.5/10
5.5/10

In breve

L’intrattenimento non può durare per sempre, e la solidità di American Crime Story è sempre più a rischio. Non si comprende più cosa possa legare Cunanan e Versace, e persino l’introspezione nell’infanzia dell’assassino è viziata da ridondanze e lungaggini.

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5.5

L'intrattenimento non può durare per sempre, e la solidità di American Crime Story è sempre più a rischio. Non si comprende più cosa possa legare Cunanan e Versace, e persino l'introspezione nell'infanzia dell'assassino è viziata da ridondanze e lungaggini.

Storia 5 Tecnica 6 Emozione 5.5
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