American Crime Story2×02 Manhunt – 2×03 A Random Killing

In American Crime Story si passa da Gianni Versace a Lee Miglin, nelle cronache di un serial killer erratico e arrivista. Sotto la superficie, la caccia all'uomo è lo specchio di una società sorda verso la comunità LGBT, e di una repressione sessuale letteralmente soffocante.

7.7

Dopo la premiere 100% Versace, American Crime Story inizia a spostare il focus della sua narrazione sulla mente e i comportamenti di Andrew Cunanan, in una sorta di viaggio a ritroso nella mente del serial killer, cercando la scintilla della follia.

In Manhunt, la fuga raffazzonata e l’adrenalina che lo spinge a cantare a squarciagola Gloria di Laura Branigan sono certamente gli elementi più caratteristici di Cunanan, testimoni di un desiderio costante di trovare e abbattere l’obiettivo che fa a pugni con la sua realtà da fuggitivo. Si vive e si respira a pieni polmoni la sua fantasia omicida, quasi ipnotizzati.

È un episodio di connessioni e parallelismi, dove il collante narrativo è la diffusione dell’HIV, che colpisce sia Ronnie che Versace, entrambi legati al serial killer per motivi diversi: Versace è l’ossessione, ciò che l’assassino sente di capire ma da cui è lontano anni luce, Ronnie è la spalla che ammansisce il desiderio di controllo e amministrazione di Cunanan; questo desiderio è l’unico driver in grado di far emergere una scintilla nei suoi occhi, e lo vediamo chiaramente mentre presta servizio come escort, lasciando senza aria e alla sua mercé un cliente facoltoso.

A prescindere da quanto i fatti riportati siano aderenti alla realtà – Antonio d’Amico si aggiunge all’elenco delle controparti reali schierate contro la trasposizione di Ryan Murphy – e basandosi sulla storia raccontata, il sottotesto di Manhunt è chiaro: c’è un non-detto nella vita dello stilista riguardo la sua condizione di salute, ci sono flebili speranze di un futuro di coppia anni prima che le lotte per i diritti civili iniziassero ad avere un seguito, e c’è una profonda ignoranza delle autorità sui meccanismi sociali della comunità gay, che porterà a conseguenze fatali; il filo conduttore è la marginalizzazione – nonostante la fama – e la felicità effimera raggiungibile solo all’interno della propria minoranza, poiché il resto del mondo non è tenuto a sapere, non accetterebbe e non capirebbe.

Il filo conduttore è la marginalizzazione, e la felicità effimera raggiungibile solo all’interno della propria minoranza.

La variazione sul tema che va ad aggiungersi successivamente in A Random Killing è per certi versi più esplicita – e parimenti dolorosa. L’episodio di American Crime Story dedicato all’assassinio di Lee Miglin è più di una cronaca di un omicidio premeditato, è la lente di ingrandimento sull’umanità e sulla fragilità delle parti coinvolte. La famiglia Versace per il momento passa in secondo piano, si perde il magnetismo dei suoi personaggi, ma si riguadagna in altro.

Lee Miglin ha una famiglia perfettamente eterosessuale, con una moglie ambiziosa e un figlio dal futuro agiato, ma ha anche un altare privato dove chiedere perdono per ciò che è veramente, e per la bugia che racconta a chi gli sta vicino da anni. La moglie Marilyn – una Judith Light da brividi – rifiuta di aprire gli occhi e riconoscere la verità anche dopo l’umiliazione post-mortem inflitta al cadavere del marito, si ostina a categorizzare l’omicidio come una rapina finita male, un assassinio casuale – laddove è molto più casuale la morte del malcapitato proprietario del furgoncino rosso – ma quel “I knew it” mormorato a inizio episodio è sospeso a metà: consapevolezza della morte del marito, o consapevolezza della sua omosessualità e delle conseguenze di una vita passata a nascondersi?

L’omicidio segue le medesime dinamiche di sottomissione viste in Manhunt, con quella scintilla negli occhi del killer, ora amplificata dal pensiero del trattamento che riserverà al corpo della vittima. Il punto di partenza, il desiderio di riconoscimento e di controllo, lo porta a disprezzare un uomo come Miglin, in perenne conflitto con la sua coscienza ma capace di costruire un impero nonostante l’ipocrisia.

Con la sua morte, l’illusione di disintegra, ma Marilyn vi si aggrappa con tutte le sue forze, avendo costruito una vita con Lee e relegando le sue reali pulsioni sessuali in un angolo, da dimenticare. Si ritorna con la mente alla tenera stretta di mano che i due si scambiano a letto, carica di affetto e di stima, ma priva di qualunque passione. Si va avanti e si cerca di rimuovere i dettagli più scomodi, continuando la propria vita davanti alla telecamera con rinnovato amore per quella piccola lucina rossa.

Porcamiseria
  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
7.7/10

In Breve

La lente di ingrandimento è sempre di più puntata su Andrew Cunanan e una delle altre sue vittime celebri. Può essere un modo per divagare, ma è una divagazione non del tutto fine a se stessa.

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Porcamiseria

7.7

La lente di ingrandimento è sempre di più puntata su Andrew Cunanan e una delle altre sue vittime celebri. Può essere un modo per divagare, ma è una divagazione non del tutto fine a se stessa.

Storia 7 Tecnica 7.5 Emozione 8.5
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