3%Season 2 Recap: da che parte stai?

Il Processo n° 105 è ormai alle porte, e per tutte le parti in causa sarà il Processo più importante della storia. C'è chi lo vuole fermare, chi vuole distruggere tutto quanto, chi lo vuole portare a compimento e chi intende sfruttarlo per prendere il potere. Michele, Rafael, Joana e Fernando si troveranno in mezzo a tutto questo, cercando di capire cosa possano fare, cosa sia giusto fare e se siano disposti a farlo mettendo in gioco le loro stesse vite.

7.8

Se c’è una cosa che questa seconda stagione di 3% evidenzia, è che le cose non sono mai facili.
Una vittoria può rivelarsi in prospettiva una sconfitta, ottenere ciò che si desidera può portare alla rovina. Non ci sono solo il bianco e il nero, ma anche tutta una serie di sfumature che dal primo declinano verso il secondo, rendendo impossibile distinguere dove finisca il bianco e dove invece cominci il nero.

Mentre nella prima stagione avevamo fatto la conoscenza con questo Brasile del futuro tra scenario postapocalittico e distopia, con i ragazzi intenti a fare le prove del processo sperando di rientrare nel fortunato 3% che se ne sarebbe andato dall’entroterra per godersi una vita lussuosa e privilegiata nell’Offshore, in questa seconda stagione la nostra prospettiva si amplia.

Seguendo le storie dei protagonisti, vediamo da più punti di vista come stanno andando le cose dopo un anno dal Processo n° 104.

Michele, ammessa nell’Offshore da Ezequiel in persona, vive sotto una sorta di libertà vigilata, costantemente controllata in quanto ex-collaboratrice dei ribelli. Ha raggiunto il suo scopo, arrivare nell’Offshore e ritrovare il fratello che credeva morto, ma un nuovo ostacolo le sbarra la strada: il fratello è rinchiuso in una prigione di vetro, condannato all’isolamento perenne in quanto primo omicida della storia dell’isola. Il suo scopo è ora quello di liberarlo, e per farcela è pronta a dannarsi e a vendere l’anima al demonio in persona, ovvero Ezequiel, che vuole usarla per progettare una nuova prova del Processo. Ma quanto può realmente fidarsi di quest’uomo? E quanto è disposta a sacrificare per stare con il fratello?

Rafael ha superato il Processo e si è infiltrato sull’isola senza che nessuno abbia scoperto che fa parte della Causa. Ma una volta giunto laggiù, deve affrontare delle dure verità: che Michele ha rinnegato la lotta, che le trasmissioni radio verso l’entroterra non funzionano lasciandolo così isolato, senza alcun collegamento con i suoi capi… e che malgrado ordini e addestramento, si è innamorato. E questo potrebbe complicare enormemente il suo lavoro di spia, di sabotatore e di infiltrato nelle forze di sicurezza dell’Offshore.

Chi è arrivato nell’Offshore deve affrontare una nuova vita diversa da come l’aveva immaginata, mentre chi è tornato nell’Entroterra lo ha fatto pieno di rabbia e di disgusto per il Processo, deciso a combatterlo

Nell’Entroterra invece si muovono i due candidati che hanno rifiutato.
Joana è tornata a vivere in completa clandestinità, essendo ricercata per omicidio. Ma adesso è anche mossa dal risentimento verso il Processo e verso l’Offshore, cose che la spingono tra le braccia della Causa.
Un matrimonio difficile, quello tra la ragazza e l’organizzazione ribelle, visto che lei è troppo indipendente per un gruppo segreto che bandisce gli individualismi promuovendo invece la cieca e totale ubbidienza e l’aiuto reciproco.

Fernando è tornato a casa dal padre, ma ormai i due sono in rotta. Da quando ha partecipato al Processo, il ragazzo è critico nei confronti dell’Offshore, della situazione complessiva, del Processo e della religione sorta intorno a tutto questo, la religione che il padre predica e che sprona la gente a sforzarsi di entrare nel 3% eletto.
Ha già avuto problemi in passato per questo atteggiamento, ma ora che la sua amica d’infanzia Gloria sta per partecipare alle prove, ha una ragione validissima per cercare di aprirle gli occhi. O, una volta scoperto del piano della Causa, di convincerla a non partecipare affatto.

Il Processo numero 105 sarà il più importante della storia

Fin da subito ci viene fatto capire che questo nuovo Processo sarà importantissimo.
Rispetto al Processo di un anno prima, questa volta non seguiremo i candidati alle prese con le prove, ma vedremo tutto ciò che c’è dietro. Il  Processo sarà il cuore della stagione, ma in maniera differente rispetto a quanto successo in passato: il fulcro di tutto sarà se il Processo ci sarà o meno, quali saranno le conseguenze, quali fazioni prevarranno, quale visione del futuro, della società e del Processo si imporrà sulle altre.

Ezequiel e Michele ci mostreranno come vengono create le prove, Marcela ci mostrerà meglio che in passato i giochi di potere all’interno dell’elite dell’Offshore, Rafael ci farà scoprire un lato finora rimasto in ombra della struttura sociale degli eletti (e cioè le forze paramilitari che l’Offshore può dispiegare).
E se Fernando, nell’entroterra, ci farà aprire gli occhi sul peso della religione nata intorno al Processo, con l’aiuto e il supporto che fornisce ai ragazzi e a chi in passato ha fallito le sue prove, ma anche con la vacuità delle sue promesse, e con la sacralità con la quale ammanta le ingiustizie che permeano l’intera società generata da questo Processo, questa volta è Joana a portarci nella tana del Bianconiglio facendosi vedere da chi è composta la ribellione.
Chi sono i membri della Causa, come operano, cosa vogliono. E, soprattutto, come intendono agire.

Per tutti, questo Processo numero 105 sarà il più importante di sempre.

Ezequiel ha i suoi piani al riguardo, come sempre. E di questi piani Michele è parte integrante, probabilmente perché la vede molto simile a come era lui un tempo. Entrambi con un passato nella Causa, entrambi accettati nell’Offshore, entrambi ora immersi nel Processo. Conoscono entrambi i mondi e hanno quindi una prospettiva differenta da quella di tutti gli altri. E arriveremo a comprendere meglio il personaggio di Ezequiel, cosa lo muove, perché fa quel che fa, perché ha deciso di prendere sotto la propria protezione Michele.

Silas, il leader della Causa, ha anche lui il suo piano. Un piano ricevuto in eredità dal Vecchio, un piano terrificante per far sì che questo Processo fallisca clamorosamente e al tempo stesso incutere il terrore nella popolazione, così che nessuno in futuro vada più a sostenere le prove. Un piano che, giustamente, lascia perplessi alcuni membri nella stessa Causa: un attacco terroristico in piena regola, un passo doloroso ma che vede come necessario, l’unica cosa che possono fare per ostacolare il nemico. E le vittime non hanno importanza, perché ormai viene visto come l’unico modo per colpirli.
La moralità, arrivati a un certo punto, diventa solo inutile zavorra. Ma così facendo, comportandosi in questo modo, possiamo ancora considerarli buoni? Possono esistere giustificazioni di qualunque tipo per attacchi terroristici?

Joana infatti vuole fermare il Processo e distruggere l’Offshore, ma non è d’accordo con l’uccidere i ragazzi che si presenteranno per il Processo. Crede che ci sia un altro modo, vuole che ci sia un’altra via per arrivare al successo. Per questo si affida al genio di Fernando per trovare questa strada alternativa, andando contro la Causa stessa, scontrandosi con chi l’ha aiutata.

Marcela sfrutta l’agitazione della resistenza per militarizzare il Processo, distribuire i suoi soldati ovunque e minare potere e autorità di Ezequiel, pronta a spodestarlo. Ma in maniera inaspettata, questo personaggio contribuisce a riportarne in scena un altro che credevamo ormai sparito. E, tra la sua storia personale e i flashback su quanto accaduto alla compagna di Ezequiel, si ricollega a una delle trame della prima stagione: come viene affrontato il distacco dai propri famigliari, quando si recide ogni legame per andare nell’Offshore. E se questi legami siano davvero recisi, o piuttosto ci si sforzi semplicemente di non pensarci e di passare oltre immergendosi nella nuova realtà che ci si è guadagnata, limitandoci a sperare che figli e fratelli riescano a superare il Processo, quando sarà il momento.

Tutti hanno le loro idee per quanto riguarda questo famigerato Processo n°105, spesso contrapposte o comunque divergenti. E fino a metà stagione ci si può concedere il lusso di chiedersi anche da che parte sia giusto stare.
Con l’Offshore, che seleziona solo il 3% della gente per dargli tecnologia, ricchezza e salute? O con la Causa, che per far sentire la propria voce prepara una strage di civili innocenti?
Ezequiel e Michele da una parte, Silas e Joana dall’altra.

Nessuno può dirsi buono, dalla parte della ragione. Tutti sembrano avere sia torto che ragione, sono tutti sfumature di grigio, né bianchi né neri. Come è giusto che sia, come succede nella vita reale.

E quando alla fine la nostra prospettiva si allarga ulteriormente e scopriamo la verità sulla nascita dell’Offshore e sulla causa della condizione in cui versa l’Entroterra, rimaniamo ancora più schiacciati dalla necessità di prendere posizione.
Far circolare la verità, sapendo che potrebbe distruggere tutto?
Nasconderla sotto un masso, come già fatto in passato, fingendo che non esista?
Sfruttarla in qualche modo?
Una decisione enorme e difficilissima da prendere sia per noi che ci immedesimiamo nei personaggi, sia per chi questa verità l’ha scoperta e deve decidere cosa farne. Una verità scomoda e pericolosa che fa scattare immediati parallelismi con il passato, con una decisione simile da prendere e una crisi esplosa tragicamente con la formazione dell’Offshore contrapposto all’Entroterra.

E poi abbiamo un’altra tematica che scorre parallelamente a questo scontro tra differenti visioni e ideologie.
La fiducia. O meglio, la mancanza di fiducia, l’impossibilità di fidarsi.
In un mondo ridotto in questo stato, amicizia e fiducia sono lussi che raramente ci si possono permettere.
Già nella prima stagione eravamo scesi a patti con la consapevolezza che l’amico con cui sei cresciuto sarà il tuo rivale per guadagnarti una vita migliore, durante il Processo.
Ma qui si va oltre.

Se tutti la pensano diversamente riguardo a come agire, se tutti seguono direzioni differenti e i rispettivi cammini si incrociano saltuariamente, ci si può fidare? Le alleanze sono temporanee, si forgiano e si dissolvono rapidamente.
Chi sembrava un nemico può improvvisamente aiutarti, impegnato in qualche suo piano a lunga gittata. Gli amici possono tradire senza battere ciglio, convinti di fare la cosa giusta o che sia necessario comportarsi così.
Solitamente, chi si fida rimane scottato.
E’ un mondo difficile, che ha eroso anche i sentimenti più basilari e che, come si vede, nasce in questa stessa maniera, da tradimenti e da fiducia mal riposta.

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Con questa seconda stagione, analizziamo il problema (la diversa distribuzione delle risorse, la diseguaglianza tra Entroterra e Offshore, le ingiustizie del Processo) da molteplici punti di vista differenti, tutti allo stesso tempo o quasi. Riceviamo molte informazioni che prima non avevamo, scopriamo le motivazioni che muovono le varie fazioni contrapposte.
Veniamo posti di fronte all’ardua verità: nessuno è nel giusto. E sopratutto, tutti pensano di stare facendo la miglior cosa possibile.
Tra tradimenti, rivelazioni e situazioni impreviste, la seconda stagione di 3% conferma quanto di buono mostrato un anno fa, e dimostra di non aver paura di allontanarsi dal canovaccio usato in passato.

Porcamiseria
  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
7.8/10

In breve

Questa seconda stagione ha il coraggio di non ripercorrere le orme della prima e fortunatissima stagione, facendo invece un passo indietro, moltiplicando le prospettive e fornendoci un quadro più generale e obbiettivo della situazione.

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Porcamiseria

7.8

Questa seconda stagione ha il coraggio di non ripercorrere le orme della prima e fortunatissima stagione, facendo invece un passo indietro, moltiplicando le prospettive e fornendoci un quadro più generale e obbiettivo della situazione.

Storia 7.5 Tecnica 7.5 Emozione 8.5
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